L’accusa di Giorgetti: la Lagarde ci manda in rovina
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Primo piano/Cronaca
CronacaPrimo piano Lun 07 novembre 2022

L’accusa di Giorgetti: la Lagarde ci manda in rovina

L’accusa di Giorgetti: la Lagarde ci manda in rovina Sotto accusa il rialzo dei tassi butta giù il Pil ma non frena l’inflazione. L’accusa di Giorgetti: la Lagarde ci manda in rovina
Franco Bechis
di 
Franco Bechis

Giorgetti accusa la Lagarde

La vera sorpresa dell’economia italiana è stata questa estate. A luglio a palazzo Chigi avevano sudori freddi e già stavano preparandosi a un autunno caldissimo vendendo i primi segnali negativi non solo sulla energia. Invece il terzo trimestre 2022 ha smentito tutti gli analisti e gli stessi tecnici del ministero dell’Economia abituati a fare le previsioni. «La crescita del PIL», scrive ora Giancarlo Giorgetti nella sua correzione alla Nadef approvata dal governo di Mario Draghi a fine settembre, «ha decelerato nel terzo trimestre dell’anno ma, al contrario di quanto atteso dalla totalità dei previsori, si è mantenuta positiva. Infatti, dopo l’incremento congiunturale dell’1,1 per cento registrato nel secondo trimestre, nel trimestre estivo il PIL è aumentato dello 0,5 per cento rispetto al trimestre precedente. La tenuta dell’economia nei mesi estivi è risultato di un forte apporto dei servizi, mentre l’industria manifatturiera e le costruzioni hanno subìto una moderata contrazione del valore aggiunto».

Grazie a questa che in ogni passaggio del documento viene definita «sorpresa», la crescita acquisita per il 2022 è salita al 3,9 per cento del Pil e pur sapendo che nell’ultimo trimestre i segnali di frenata ci sono, viene considerata certa una crescita a fine anno del 3,7%. Questo risultato porterebbe sull’anno successivo tre decimi di Pil sul 2023 in grado di assorbire almeno parzialmente la forte flessione economica prevista per il primo e il secondo trimestre dell’anno prossimo. Andrà meglio la seconda parte dell’anno nella speranza che scenda ancora il prezzo del gas, partano davvero gli investimenti del Pnrr che godono dell’effetto trascinamento di tutti quelli non fatti nel 2022.

Pnrr depotenziato

Ma il vero problema che segnala Giorgetti in questo capitolo di correzione della Nadef è un altro: l’inflazione reale, quella calcolata escludendo la componente energia che l’ha fatta lievitare in ogni parte del mondo. È un problema perché quell’indice sta salendo in Italia, in Europa e negli Stati Uniti. Per l’Italia la componente cosiddetta “core” dell’inflazione (esclusa energia) è salita al 5,7%. Negli Stati Uniti l’indice dell’inflazione è sceso all’8,2% rispetto al picco del 9,1% registrato a giugno. Ma – scrive Giorgetti – «la componente core accelera, raggiungendo una crescita tendenziale del 6,6 per cento».

Come nota il ministro dell’Economia né il rialzo dei tassi deciso della Bce né quello ancora più sostenuto effettuato a ripetizione della Fed hanno centrato il bersaglio che si proponevano: mettere le redini alle spinte inflazionistiche. «Nonostante la politica monetaria restrittiva della Federal Reserve», spiega la nuova Nadef, «che il 2 novembre ha alzato i tassi di riferimento di 75 punti base per la quarta volta consecutiva, la pressione sui prezzi negli Stati Uniti stenta a diminuire specialmente se si considera l’andamento dei prezzi al netto della componente energetica e alimentare». Fallito l’obiettivo di frenare l’inflazione, la manovra sui tassi delle banche centrali provocherà secondo Giorgetti non pochi guai.

«A fronte del rialzo dell’inflazione», spiega il ministro dell’Economia, «continua la restrizione della politica monetaria da parte della Banca centrale europea (BCE). Il Consiglio direttivo ha aumentato i tassi di riferimento di 2 punti percentuali nelle ultime tre riunioni e ha introdotto misure volte a ridurre le riserve in eccesso del sistema bancario. A tali interventi della BCE è conseguito un significativo aumento dei tassi di mercato dell’euro, che non mancherà di esercitare un effetto depressivo sulla crescita del PIL dell’area». L’effetto tassi dunque oltre a fare lievitare la spesa per interessi nel bilancio pubblico si porta via parte dei benefici che sarebbero arrivati dagli investimenti Pnrr sul 2023. E certo il governo italiano in queste condizioni non può spellarsi le mani per le scelte effettuate da Christine Lagarde.

Condividi articolo