I tanti imprenditori vip italiani rimasti scottati da Domino’s Pizza
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CronacaIn evidenza Mar 08 novembre 2022

I tanti imprenditori vip italiani rimasti scottati da Domino’s Pizza

Gli imprenditori vip rimasti “scottati” dalla recente chiusura nel nostro Paese dei 20 locali affiliati di Domino’s Pizza. I tanti imprenditori vip italiani rimasti scottati da Domino’s Pizza
Oscar Fenbich
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Oscar Fenbich

La chiusura di Domino’s Piazza in Italia

Anche Luigi Berlusconi (figlio di Silvio), Piero Coin (figlio di Vittorio già proprietario dell’omonimo gruppo di grande distribuzione) e Raffaele Vitale (figlio di Alberto e nipote del defunto banchiere Guido Roberto) sono fra gli imprenditori vip rimasti “scottati” dalla recente chiusura nel nostro Paese dei 20 locali affiliati di Domino’s Pizza, una delle due catene mondiali più importanti del settore.

A gestire i negozi, infatti, era la EPizza Spa, presieduta e fondata nel 2015 da Marcello Bottoli che a metà dello scorso settembre era stata ammessa da Luisa Vasile, giudice del Tribunale di Milano, al concordato semplificato per la liquidazione del patrimonio attestato dall’esperto Francesco Carnevali. Ma lo stesso magistrato con un decreto del 27 ottobre scorso ha dichiarato «inammissibile la proposta di concordato per cessione dei beni depositata dalla società» i cui destini, ora, potrebbero avviarsi verso la liquidazione.

EVCP primo socio

EPizza vede come primo socio col 45% l’inglese Evcp Growth Holding seguita col 35% dalla Legendary Investments e proprio di quest’ultima sono azionisti, fra gli altri, la Ithaca e la Ithaca 2 di proprietà di Berlusconi junior, la Novagen di Coin e la Elilani di Vitale, oggi manager del fondo di private equity Pai Partners e fra l’altro consigliere della Marcolin (occhiali). Fra i soci di Legendary Investments c’è anche la Vfm di Roberto Ferraresi, amministratore delegato di The Equity Club, il club deal lanciato da Mediobanca.

Nel 2021 EPizza ha fatturato 10,5 milioni di euro raggiungendo più di 680 mila ordini, ma la pandemia ha causato una riduzione fin dall’anno prima una riduzione delle vendite. A fine dello scorso maggio la società presentava debiti per quasi 20 milioni di cui 5,3 milioni verso banche (tra cui 2,4 milioni erogati da Banco Bpm e 2 milioni da Intesa Sanpaolo) e 3,9 milioni verso soci. Era stato così impostato il piano di concordato semplificato, definito più vantaggioso per i creditori rispetto alla liquidazione.

I soci di Domino’s Pizza

Il piano prevedeva il realizzo di 1,5 milioni a servizio dei creditori stessi, anche grazie alla cessione di 5 punti vendita per 400 mila euro alla MilanoRp di Aldo Carbone che controlla il marchio “Runner Pizza”. Inoltre i soci si erano impegnati a rinunciare a un milione di crediti prededucibili. Così facendo i crediti prededucibili e quelli dei lavoratori sarebbero stati soddisfatti al 100%, quelli privilegiati al 17,3%, gli altri all’1% fino allo 0,5% dei chirografari.

Ma tutto ciò non ha convinto il Tribunale di Milano che ha contestato l’entità proprio dei credit prededucibili che sarebbero solo di 379 mila euro, facendo quindi contrarre la disponibilità delle risorse, che peraltro «non possono essere assimilabili a finanza esterna», come invece sostenuto dal ricorso presentato dalla società.

«E allora l’operazione come prospettata – conclude il magistrato – comporterebbe il pagamento di una percentuale falcidiata anche ai chirografari, senza tuttavia il preventivo soddisfacimento dei creditoria antergati». Adesso EPizza dovrà cucinare qualche altra soluzione per evitare la liquidazione o, peggio, il fallimento.

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