Nucleare in Italia, cosa sapere e quali sono le proposte
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Cronaca Lun 29 agosto 2022

Nucleare in Italia, cosa sapere e perchè quella dell'atomo non è una fissazione elettorale

Il tema dell’energia nucleare è entrato anche nella campagna elettorale. Questa volta la fissione dell’atomo non è solo pre-elettorale. Nucleare in Italia, cosa sapere e perchè quella dell'atomo non è una fissazione elettorale
Alessandro Giorgiutti
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Alessandro Giorgiutti

Nato a Udine nel 1978, ha lavorato vari anni a Libero con una breve parentesi al Giornale.

L’energia nucleare in Italia

Il tema dell’energia nucleare è entrato anche questa volta nella campagna elettorale per le politiche, con il leader della Lega Matteo Salvini che ha promesso la costruzione di centrali se il centrodestra vincerà le consultazioni del 25 settembre. In un certo senso Salvini potrebbe perfino dire che “ce lo chiede l’Europa”, visto che la Commissione di Bruxelles ha incluso il nucleare tra le fonti di energia “pulite”, e il Parlamento europeo a maggioranza ha confermato quella scelta.

Ma forse questa volta la fissione dell’atomo non è (solo) un argomento da polemica pre-elettorale. I piani europei per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e gli effetti della guerra economica con la Russia (rialzo dei prezzi delle materie prime e bollette alle stelle) hanno riportato d’attualità l’ipotesi di inserire il nucleare nel nostro mix energetico. A questo proposito, nel resto d’Europa spiccano due modelli opposti, quello francese e quello tedesco, che offrono però indicazioni contraddittorie.

Cosa ne pensa la Francia del nucleare

Da un lato la Francia, dove i due terzi dell’elettricità (dati del 2020, in passato si arrivava anche all’80%) sono prodotti dalle 19 centrali nucleari  gestite da Edf e dove il presidente Emmanuel Macron ha annunciato (pure lui durante una campagna elettorale) la costruzione di 6 nuovi reattori entro il 2037. Parigi però produce sempre meno elettricità dalle sue centrali e ora deve bussare alla porta della Germania per soddisfare la domanda interna. Colpa (anche) dei guai riscontrati in molti reattori, paradossalmente quelli più moderni e potenti, interessati da fenomeni di corrosione che ne hanno resa necessaria la chiusura.

Cosa ne pensa la Germania

Di contro, si diceva, la Germania. L’ex cancelliera Angela Merkel dopo l’incidente di Fukushima aveva deciso di chiudere con gradualità tutte le centrali. Le ultime tre dovrebbero cessare l’attività il 31 dicembre, ma il governo di Olaf Scholz, alle prese con la riduzione delle forniture di gas dalla Russia, sta seriamente pensando di tenerle in vita ancora per un po’, nonostante le resistenze del ministro dell’energia, il leader dei verdi Robert Habeck, che finora aveva preferito piuttosto riaprire vecchie centrali a carbone.

La discussione in Italia

In Italia a perorare la causa dell’atomo è stato il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, riferendosi però al nucleare di quarta generazione, sul quale la ricerca è ancora in corso, e in particolare ai reattori di piccole dimensioni. Una tecnologia “non matura ma prossima ad essere matura”, nelle parole del ministro. Nel fronte dei contrari spicca invece l’amministratore delegato di Enel Francesco Starace, per il quale davanti alle potenzialità delle rinnovabili il nucleare semplicemente “non ha futuro”.

A proposito di futuro. C’è chi guarda a un orizzonte che per molti è utopia, ma che intanto sta attirando ricchi finanziamenti, privati e pubblici (anche dall’italiana Eni): la produzione di energia non da fissione, ma da fusione nucleare. È il processo che avviene nel sole e che i ricercatori sono riusciti a riprodurre anche qui sulla Terra, a una temperatura superiore a 100 milioni di gradi. Quello della fusione nucleare è il sogno di una tecnologia sicura (niente rischio incidenti), pulita (niente scorie), a basso costo. Se si realizzerà davvero (e in questi termini), lo farà però con tempi molto più lunghi di quelli di cui generalmente si occupa una campagna elettorale.

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