Venduto il palazzo dello scandalo, il Papa ci rimette 132 milioni di euro
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CronacaPrimo piano Sab 02 luglio 2022

Venduto il palazzo dello scandalo di Londra, il Papa ci rimette 132 milioni di euro

Il pasticcio del Vaticano a Londra che ha dato origine allo scandalo e al processo contro il cardinale Giovanni Angelo Becciu Venduto il palazzo dello scandalo di Londra, il Papa ci rimette 132 milioni di euro
Carlo Cambi
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Carlo Cambi

La vicenda del palazzo di Londra

Il pasticciaccio brutto di Sloane Avenue in pieno centro a Londra – che ha dato origine a uno scandalo senza precedenti e all’unico processo mai celebrato contro un cardinale: Giovanni Angelo Becciu – si chiude con una perdita per la casse del Vaticano di circa 114 milioni di sterline pari a 132 milioni di euro e spiccioli. Ma poteva andare peggio.

La situazione del Vaticano

Il Papa è da un pezzo che è a corto di quattrini e il suo fido plenipotenziario della cassa il gesuita Juan Antonio Guerrero Alves prefetto per l’Economia già a fine gennaio aveva annunciato che la trattiva era in chiusura. Avevano chiamato un mediatore di peso come la Savillis che ha sondato il mercato: 16 le offerte arrivate, la migliore è parsa subito quella della Bain Capital che già sei mesi fa aveva versato una caparra di circa 18 milioni di sterline. Il dieci per cento del prezzo finale che è stato di 186 milioni di sterline versate all’Apsa – è la vera banca del Vaticano – guidata da monsignor Nunzio Galantino che aveva stimato una possibile perdita per le finanze papali tra i 66 e 155 milioni di sterline. Insomma ci hanno rimesso sui massimi però ci tengono a far sapere che: «Non un euro è uscito dall’obolo di San Pietro, le elemosine dei fedeli sono state tenute al riparo da questa minusvalenza che è interamente spesata dall’Apsa».

Private equity

C’è da domandarsi però perché l’abbia spuntata la Bain che è tra i maggiori operatori di private equity del mondo, ha sede nella laicissima Boston e ha investimenti immobiliari nei quattro angoli della terra. Le spiegazioni sono due. La prima è l’ascesa prepotente del cardinale irlandese di nascita, ma americanissimo di apostolato e di modi, Kevin Farrell che ora è anche a capo del Comitato per gli investimenti, la seconda è che visto che l’immobiliare non porta benissimo in Vaticano hanno in animo di inaugurare la stagione delle dismissioni dell’immenso patrimonio immobiliare di Santa Romana Chiesa e appoggiarsi a Bain Capital non pare una brutta idea. Guerrero Alves su questo è stato chiarissimo: «Dall’obolo di San Pietro arrivano meno offerte, c’è stato l’effetto chiusure sui musei: ci sono molti edifici dati al servizio della Chiesa che non hanno una rendita economica, ma solo sociale e sovente sono solo dei costi».

Il Papa informato

E così si è cominciato a dismettere da Londra con la speranza forse anche di chiudere il processo per convenzione chiamato Becciu. In realtà nel corso del dibattimento si è scoperto che forse l’ex sostituto alla Segreteria di Stato, che il Papa ha decardinalizzato, con l’affare di Londra c’entra poco. La trattativa fu condotta da monsignor Alberto Perlasca e a quanto si è capito Juan Mario Bergoglio era informato di tutto. L’acquisto del palazzo fu fatto attraverso le quote di una società di Raffaele Mincione – broker italo-inglese – che aveva comprato l’ex sede di Harrod’s per 129 milioni di sterline nel 2012. Lo girò al Vaticano per 277 milioni di euro vendendogli il fondo Athena. Ha raccontato di aver fatto arrivare un’offerta di riacquisto per 300 milioni. Che evidentemente fu rifiutata. Nel 2018 il Papa, fa fuori Becciu, al suo posto mette l’arcivescovo venezuelano Edgar Pena Parra che decide di uscire dal fondo Athena che nel frattempo ha fatto confluire il palazzo di Londra nella società Gutt di Gianluigi Torzi. Pena Parra tratta per avere le quote della Gutt e recuperare il palazzo, ma Torzi si tiene 30 azioni, le sole con diritto di voto. Per cederle cederle vuole 15 milioni.

Il caso Torzi

Nel Natale del 2018 viene ricevuto anche da Francesco con tanto di foto opportunity. Scoppia lo scandalo Torzi viene arrestato, Becciu va a processo con altri 9 tra cui Torzi e Mincione. Il dibattimento va avanti piano e male per il promotore di giustizia (sarebbe l’accusa) l’avvocato romano Alessandro Diddi che si scontra, come ai tempi di Mafia Capitale, con l’ex procuratore capo Giuseppe Pignatone oggi giudice in Vaticano. Così in attesa di una sentenza che renda giustizia è arrivato un assegno che rende almeno qualcosa al Papa.

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