Anche il panificio simbolo di Roma deve chiudere per il caro bollette
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CronacaDa non perdere Mer 09 novembre 2022

Anche il panificio simbolo di Roma deve chiudere per il caro bollette

Ha chiuso per sempre annunciandolo con un lungo post su Facebook il panificio, bar, pasticceria Palombi nel cuore di via Veneto a Roma. Anche il panificio simbolo di Roma deve chiudere per il caro bollette
Carlo Cambi
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Carlo Cambi

Il panificio Palombi chiude

Si compra sempre di meno si paga sempre di più e c’è chi dopo un secolo di albe fatte a sfornare rosette, a preparare cappuccini, a confortare la Roma della dolce vita si arrende. Ha chiuso per sempre annunciandolo con un lungo post su Facebook il panificio, bar, pasticceria Palombi nel cuore di via Veneto a Roma. È il simbolo di una crisi che travolge le attività legate al commercio e al massiccio uso di elettricità. Una delle cento e cento serrande abbassate nelle città italiane nonostante l’Istat faccia sapere “i consumi crescono”. Non è vero. Cresce solo la spesa, ma non basta a sostenere i costi delle imprese di commercio e artigianali.

L’arrivo a Roma

Questa è la ragione che ha condotto la famiglia Palombi ad alzare bandiera bianca. Fondato da nel 1898 da Pietro Palombi arrivato come tanti marchigiani nella “nuova” capitale a cercare nuova fortuna economica. Lui aveva a imparato a fare il pane a Cessapalombo (uno dei paesi devastati dal terremoto del 2016 e mai più risosto) dove ancora oggi si fanno “filoni” di qualità superlativa con i grani antichi. E si era piazzato in via Veneto, la strada dei “nuovi” grandi alberghi, la strada che Federico Fellini farà assurgere a mito dell’Italia del boom, dell’Italia che rinasce dalle bombe della seconda guerra mondiale.

Decisione difficile

Ma stavolta alle conseguenze di un altro conflitto che fanno seguito a quelle del lockdown Palombi non ha resistito. Scrivono i titolari, gli eredi diretti del signor Pietro: «Come molti di voi già sapranno dopo tanti anni abbiamo deciso di chiudere l’attività. È stata una decisione difficile, sofferta, maturata nel tempo, ma sicuramente la più giusta, dovuta anche al periodo storico complesso che stiamo vivendo.

Vorremmo però ringraziare ciascuno di voi, dal cliente del caffè al volo, al cliente storico, ai molti turisti di passaggio e a chi da sempre e giornalmente ha apprezzato i nostri prodotti artigianali, regalandoci la motivazione per andare avanti tanti anni. Un ringraziamento ed un pensiero speciale va ai nostri collaboratori che negli anni hanno lavorato rendendo possibile quello che è stato il Panificio Pasticceria Bar Palombi». Purtroppo la strada segnata dai Palombi che soltanto all’inizio dell’anno avevano postato un inno alla speranza sarà seguita da altri.

Consumi in frenata

Ieri l’Istat ha diffuso i dati sull’andamento dei consumi in settembre aumentati dello 0,5% ma solo in valore. Le vendite dei beni alimentari crescono in valore (+0,8%) con una flessione in volume (-0,2%), mentre i beni non alimentari aumentano sia in valore sia in volume (+0,4% e +0,1%). Significa che si sta tirando la cinghia e che il cibo è ritenuto non più una spesa indispensabile.

Particolarmente significativo da questo punto di vista è che rispetto ad un anno fa gli alimentari crescono in valore del 6,8% ma si contraggono del 4,5% in volume. E’ l’evidenza dell’inflazione che sta gonfiando i prezzi soprattutto per quel che riguarda il cosiddetto carrello della spesa, ma erode il potere d’acquisto. Lo confermano anche gli acquisti dei beni non alimentari che sono aumentati in valore del 21% e diminuiscono di un punto e mezzo in quantità.

I piccoli a terra

Complessivamente le vendite dal dettaglio in un anno sono aumentate del 4,5% per quanto riguarda il “peso degli scontrini” ma sono diminuite del 2,7% in quantità. A soffrire la diminuzione dei volumi sono tutte le forme di distribuzione per quanto riguarda invece gli incassi la grande distribuzione ha fatto più 7,1%, i piccoli negozi che soffrono più di tutti e crescono solo l’1,4%, anche l’online si ridimensiona con un più 3,8%.

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