Papa Francesco abbandona Marx: basta buttare via i soldi del Vaticano
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Cronaca Mer 08 giugno 2022

Papa Francesco abbandona Marx: basta buttare via i soldi del Vaticano

Papa Francesco dà una svolta alle finanze vaticane in senso non marxista, nel senso che toglie potere al cardinale tedesco Reinhard Marx Papa Francesco abbandona Marx: basta buttare via i soldi del Vaticano Imagoeconomica
Carlo Cambi
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Carlo Cambi

Il Comitato per gli Investimenti voluto da Papa Francesco

Predicate evangelum – è il titolo della nuova Costituzione Apostolica – e se ce la fate vedete di non buttare via i soldi visto che il Vaticano sta attraversando, ormai da un quadriennio, la biblica profezia delle sette vacche magre. Papa Francesco dà una svolta alle finanze vaticane in senso non marxista, nel senso che toglie potere al cardinale tedesco Reinhard Marx, finora plenipotenziario sui soldi del Papa, e crea un comitato ad hoc per gli investimenti sfruttando al massimo la laicizzazione della Curia da lui prevista nella nuova «Carta» apostolica entrata in vigore da poche settimane.

Il nuovo coordinatore

La scelta del coordinatore di questo comitato è di quelle che fanno rumore: si passa dagli investimenti immobiliari talvolta troppo rischiosi – il caso del palazzone di Sloane Avenue a Londra è tutt’ora in piedi con il processo tra gli altri al decardinalizzato monsignor Angelo Becciu che ha svelato molte mancanze nella gerarchia di curia – alle azioni di Wall Street, ma sotto stretto controllo degli esperti e salvo l’approvazione del cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. La scelta di Farrell come capo del Comitato per gli Investimenti, previsto dall’articolo 227 della Costituzione Apostolica, ha tre significati: spostare di nuovo l’asse degli interessi vaticani verso la finanza americana dopo che Marx li ha dirottati verso Oriente; dare un segno a tutta la Curia che gli equilibri sono cambiati e che il porporato più «inviso» al milieu dell’associazionismo, del volontariato e del terzo settore è l’uomo di fiducia di Bergoglio; mettere una pietra tombale sul capitolo spinoso degli abusi.

Gioverà ricordare che Farrell, irlandese di nascita ma americano nei fatti, è stato vescovo ausiliare di Washington e il più stretto collaboratore nonché coinquilino di quel cardinal Theodore Edgar McCarrick – un tempo potentissimo negli Usa, spretato e condannato per una lunghissima teoria di abusi. Ebbene Francesco – che lo ha creato cardinale nel 2016 – ha fatto crescere a dismisura il potere di Farrell: prima Camerlengo, poi presidente della Commissione Affari Riservati (in pratica ha in mano il portafoglio di Bergoglio oltre ai suoi più stretti contatti) infine prefetto del dicastero per i Laici. Ed è con questo incarico che Farrell ha imposto alle varie associazioni di nominare i rappresentanti in carica al massimo per 5 anni. È lui ad aver provocato lo scontro tra il Papa e don Julián Carrón, il successore di don Giussani, fatto dimettere d’imperio dalla guida di Comunione e Liberazione col decreto sui mandati di governo per il ricambio dei vertici di associazioni e movimenti. Farrell ha avuto molto da fare anche con l’Opus Dei e con diverse associazioni del terzo settore. Per Bergoglio è l’uomo forte della «normalizzazione» al canone della nuova Costituzione Apostolica.

Il Comitato per gli Investimenti

Nel Comitato per gli Investimenti entra il fior fiore della finanza: Jean Pierre Casey (Regno Unito), fondatore e amministratore delegato di RegHedge, azienda che utilizza l’intelligenza artificiale per ricavare dalle politiche governative informazioni significative per gli investimenti, e coordinatore per il Regno Unito della Fondazione Centesimus Annus pro Pontifice; Giovanni Gay (Germania), amministratore delegato di Union Investment Privatfonds e uno dei responsabili di Union Investment Group; David Harris (Svezia), gestore di portafoglio e partner di Skagen Funds, con un’ampia esperienza nei mercati azionari globali e negli investimenti sostenibili; John J. Zona (Usa), responsabile dell’ufficio investimenti del Boston College.

Resta l’enigma di quale ruolo giochi ora il gesuita Juan Antonio Guerrero Alves, che è il prefetto dell’Economia a cui il Papa ha affidato tutte le sostanze vaticane che oggi sono concentrate nell’Apsa – a discapito dello Ior – presieduta dal vescovo Nunzio Galantino. Finora insieme a Marx hanno costituito la triade di governo dei soldi del Vaticano, visto che il Governatorato è stato privato di autonomia finanziaria. Ma pare che ora faranno i ragionieri più che i gestori. Restava la Segreteria di Stato con a capo il cardinal Pietro Parolin con una minima autonomia finanziaria, ma da quel che si capisce non avrà più alcuna possibilità d’investimento (il caso Sloane Avenue nasce proprio negli uffici della Segreteria di Stato per mano di monsignor Angelo Perlasca) così come lo Ior che non sta dando ottimi frutti.

L’Istituto Opere di Religione

L’utile del 2021 che l’ex banca del Papa verserà nelle casse del Vaticano è 18,1 milioni, dimezzato rispetto al risultato del 2020. L’Istituto Opere di Religione presieduto da Jean Baptiste de Franssu e amministrato da Gianfranco Mammì sostiene che il risultato è in linea con le aspettative in rapporto al nuovo profilo d’investimento che è stato dato allo Ior: niente attività speculative. Peraltro anche il bilancio del Vaticano non ha dato grandi soddisfazioni: si è chiuso in rosso di 33 milioni (meglio dei -52 milioni del 2020), ma il Papa è soddisfatto sotto il profilo etico e della pulizia dei conti visto che ormai gli enti consolidati sono arrivati a 90. E però forse la Chiesa ha bisogno di tornare a fare cassa. A questo servirà il Comitato per gli Investimenti? Una cosa è certa: buttare un occhio «esperto» su Wall Street non fa danno. E questo sua eminenza Farrell lo sa.

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