Migliora la parità di genere in Italia, ma il traguardo è lontano
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ApprofondimentiCronaca Mer 26 ottobre 2022

Migliora la parità di genere in Italia, ma il traguardo è ancora lontano

L'Italia ha compiuto alcuni passi avanti importanti sul fronte della parità di genere. Tuttavia, il traguardo è ancora lontano. Migliora la parità di genere in Italia, ma il traguardo è ancora lontano
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

La parità di genere in Italia

Rispetto allo scorso anno, l’Italia ha compiuto alcuni passi avanti importanti sul fronte della parità di genere. Tuttavia, il traguardo è ancora lontano. Se oggi le donne rappresentano infatti il 43% del totale della forza lavoro in Italia, assistiamo ancora a una limitata rappresentanza femminile nei ruoli decisionali, con solo il 2% di loro nel ruolo di ceo in società quotate. Di questo passo, in circa 10 anni raggiungeremo la parità di rappresentazione, mentre ci vorranno più di 150 anni per raggiungere la parità nei ruoli di leadership. Non solo: nel mondo del lavoro in Italia, le donne – che continuano ad avere un ruolo centrale nella vita famigliare – sono più stressate rispetto agli uomini (+15%) e alla media femminile globale (+7%), collocandosi agli ultimi posti, insieme a Brasile e Giappone.

La ricerca sulla parità di genere

Questo è quello che emerge dalla ricerca di Bain&Company sulla diversity “Fare dell’Italia un Paese (anche) per donne: percorsi verso il successo”, realizzata intervistando più di 20 aziende italiane, per un totale di oltre 500.000 dipendenti e 200 miliardi di euro di fatturato. L’analisi evidenzia come la disparità di genere sia frutto di un susseguirsi di eventi legati ai cinque momenti critici della vita femminile: infanzia, istruzione, ingresso nel mondo del lavoro, maternità e leadership. Tutte le migliori aziende italiane ritengono cruciale – anche se in misura diversa a seconda dei settori – per poter favorire l’accesso delle donne al mondo del lavoro, intervenire in modo incisivo già all’interno delle scuole e prevedono, infatti, di investire ulteriormente in questo tipo di iniziative.

Cosa ne pensano le aziende

“Un’azienda su quattro vede un rischio di deprioritizzazione di queste tematiche nei prossimi mesi. E non ce lo possiamo permettere: bisogna continuare ad investire in questo ambito per colmare il più velocemente possibile i gap. Per questo motivo, ad esempio, da luglio abbiamo cambiato la policy Bain a supporto dei genitori nelle diverse fasi legate all’arrivo e alla crescita di ogni bambino. Cinque mesi di parental leave, per tutte le seniority, tutti i ruoli aziendali e per tutte le famiglie – senza dover rinunciare allo stipendio che viene integrato dall’azienda”, hanno spiegato Roberto Prioreschi, SEMEA regional managing Partner e Pierluigi Serlenga, managing partner Italia, di Bain & Company.

“Perché la rivoluzione culturale possa accadere, il management tutto deve essere attivo e coinvolto nella costruzione, valorizzazione e celebrazione del talento “diverso” a partire da quello femminile, che non è, e non deve essere, una minoranza. E’ un processo organicamente molto lungo, che va accelerato attraverso strumenti organizzativi ma soprattutto che passa attraverso la creazione di un ambiente di lavoro inclusivo  su cultura, linguaggio e formazione –  e che favorisca la diversità e la creatività diffusa”, per Claudia D’Arpizio, chief diversity officer in Italia e membro del Global DEI Council di Bain & Company.

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