Pfizer pensa al dopo Covid ed è pronta ad investire 5 miliardi
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CronacaIn evidenza Lun 08 agosto 2022

Pfizer pensa al dopo Covid ed è pronta ad investire 5 mld contro le malattie rare

Pfizer pensa al dopo Covid e punta alla quarta acquisizione in 1 anno, cercando di diversificare la propria offerta. Pfizer pensa al dopo Covid ed è pronta ad investire 5 mld contro le malattie rare
Alessandro Giorgiutti
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Alessandro Giorgiutti

Nato a Udine nel 1978, ha lavorato vari anni a Libero con una breve parentesi al Giornale.

Il dopo Covid di Pfizer

Forte di un fatturato che quest’anno probabilmente raggiungerà i 100 miliardi di dollari grazie alle vendite del vaccino e della pillola antivirale Paxlovid, Pfizer sta cercando da tempo di diversificare la propria offerta, preparandosi a uno scenario in cui la domanda di farmaci contro il Covid diminuirà drasticamente. Nel mirino della multinazionale americana è da ultima finita la Global Blood Therapeutics (Gbt), società californiana che produce un farmaco contro l’anemia falciforme, il cui uso è stato autorizzato nel 2019 per i maggiori di 12 anni e lo scorso dicembre anche per i bambini da 4 a 12 anni. L’anemia falciforme è una malattia del sangue rara, che ha origini genetiche e colpisce i globuli rossi.

Secondo il Wall Street Journal Pfizer sarebbe pronta ad investire 5 miliardi di dollari e vorrebbe chiudere l’accordo nei prossimi giorni. Alla notizia, venerdì il titolo in borsa della Gbt ha chiuso in rialzo del 33%, superando i 4 miliardi di capitalizzazione. In passato anche Pfizer aveva provato a realizzare un farmaco contro l’anemia falciforme, che negli Usa colpisce 100 mila persone, ma le sue sperimentazioni sono fallite nel 2019.

La strategia di Pfizer

Come si diceva, non sarebbe la prima acquisizione di Pfizer dopo il boom di ricavi ottenuto grazie ai trattamenti anti-Covid. A maggio l’azienda guidata da Albert Bourla aveva annunciato l’acquisizione per 11,6 miliardi di dollari della Biohaven Pharmaceutical Holding, società che produce un farmaco contro l’emicrania acuta.
In precedenza aveva acquistato per 6,7 miliardi la Arena Pharmaceuticals (che sta sviluppando una serie di trattamenti contro malattie immuno-infiammatorie, dalla colite ulcerosa al morbo di Crohn alla dermatite atopica, ma anche contro problemi cardiovascolari) e per 525 milioni la ReViral, che sta sviluppando nuove terapie contro il virus respiratorio sinciziale. Complessivamente la Pfizer prevede di aumentare grazie ad acquisizioni il proprio fatturato annuo di 25 miliardi di dollari entro il 2030.

Nel frattempo però la gallina dalle uova d’oro rimangono i trattamenti contro il coronavirus. E’ grazie al vaccino e al Paxlovid se la multinazionale ha potuto recentemente chiudere il trimestre più ricco di sempre (27,7 miliardi di dollari di ricavi e 9,9 miliardi di utili tra aprile e giugno) portando il fatturato dei primi sei mesi dell’anno a quota 53,4 miliardi di dollari.

Problemi col paxlovid

Una somma, quest’ultima, ottenuta per più di due terzi grazie agli incassi da vaccino e per quasi 10 miliardi grazie alle vendite della pillola antivirale, alla quale tuttavia non hanno fatto di recente una buona pubblicità il presidente americano Joe Biden e il super consigliere scientifico della Casa Bianca Anthony Fauci: entrambi contagiatisi dopo quattro dosi di vaccino, hanno assunto il Paxlovid, guarendo e negativizzandosi, per poi però ritornare positivi dopo qualche giorno: si tratta del cosiddetto “effetto rimbalzo”, riscontrato altre volte in chi si è curato con quel farmaco e che Pfizer giura essere un fenomeno molto raro. Nel frattempo il colosso farmaceutico punta ad ottenere entro l’autunno il via libera dalle autorità regolatorie americana ed europea, a cui ha già presentato domanda, alla versione aggiornata del suo vaccino.

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