Flop, buchi e i fondi di Dubai, la storia di Visibilia della Santanché
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Cronaca/In evidenza
CronacaIn evidenza Mar 08 novembre 2022

Flop, buchi e i fondi di Dubai, la storia di Visibilia fondata dalla Santanché

Toccherà al tribunale decidere le sorti della società quotata Visibilia editore, la creatura di Daniela Santanchè Flop, buchi e i fondi di Dubai, la storia di Visibilia fondata dalla Santanché Il ministro del turismo, Daniela Santancé
Fabio Pavesi
di 
Fabio Pavesi

La storia di Visibilia

Toccherà al tribunale, il prossimo marzo, decidere sull’istanza di fallimento chiesta dalla Procura di Milano per la società quotata Visibilia editore, la creatura di Daniela Santanchè gestita fin dalla sua nascita, prima delle dimissioni del novembre del 2021 e controllata con una quota significativa fino almeno all’estate di quest’anno dalla senatrice di Fratelli d’Italia e ora ministro del Turismo. Ma al di là dell’aspetto tecnico-giuridico sul supposto stato di insolvenza della società e degli eventuali reati commessi nella gestione della società, un dato è certo.

Visibilia editore sul piano economico-finanziario è un clamoroso esempio di fallimento imprenditoriale. Un colossale flop con un ricco campionario di alchimie contabili e operazioni infragruppo per tenere in vita il più a lungo possibile una società che vacillava fin dagli esordi borsistici.

Lo sbarco in Borsa di Visibilia

Visibilia editore si quota in Borsa con un reverse take over, una fusione inversa con una società già quotata sul mercato, la Pms. Santanchè, che nasce come venditrice di pubblicità per i giornali, vuole fare l’editore. Acquisisce riviste da Ville&Giardini a Ciak a Pc professionale dalla Mondadori fino poi ad aggiungere nel tempo Visto e Novella 2000 e le conferisce alla già quotata Pms. Ne diventa il padrone e come Visibilia editore sbarca in Borsa nel lontano 2014. Già dal primo anno ecco le prime perdite.

Deve svalutare per 2 milioni, un ramo di attività della vecchia Pms, la Selpress e chiude il 2014 con una perdita secca di 2 milioni, una cifra superiore ai ricavi. I ricavi negli anni successivi grazie anche all’apporto delle due testate di gossip Visto e Novella 2000, crescono. Già nel 2015 raddoppia il fatturato, ma i costi corrono di più. Risultato: ecco ancora un rosso di bilancio da 1,2 milioni nel 2015.

Il filotto dei risultati negativi è solo all’inizio. Tra il 2016 e il 2018 cumula altre perdite per 1,7 milioni. La Visibilia editore va già in sofferenza a livello di margine industriale. Non si producono flussi di cassa e le perdite cominciano a intaccare il capitale. Intanto i debiti però crescono.

I debiti di Visibilia

Nel 2016 Visibilia, posseduta al 75% dalla Visibilia editore holding della Santanchè, si ritrova con debiti complessivi per 6,3 milioni di euro su un attivo di bilancio di 7,1 milioni, un patrimonio netto di soli 293 mila euro.

Solo i debiti con le banche (Bpm, Popolare di Sondrio e Credito Valtellinese) sommano 2,6 milioni. Santanchè rinegozia le scadenze allungando il debito a 9 anni. Cominciano anche le rateizzazioni dei debiti con il fisco e con gli enti di previdenza. Sono in tutto 1,5 milioni di esposizione, di cui 1 milione con l’Erario e quasi 500 mila euro con Inps e Inpgi. È l’unico modo per boccheggiare visto il fatto che flussi di cassa non ci sono e il margine operativo delle attività è in rosso per oltre 600 mila euro.

Le indagini

Nell’attivo c’è un avviamento da 4 milioni che sorregge il bilancio. Ed è proprio su quella posta, oltre che sulle imposte anticipate, che si concentrerà l’attenzione degli investigatori della Guardia di finanza che analizzano per conto della Procura i bilanci dal 2016 al 2020 dopo l’esposto dei soci di minoranza che apre il fascicolo.

La Guardia di finanza mette un faro sull’entità di quell’avviamento ritenendolo evidentemente non corretto. Già nel 2016 uno dei sindaci del collegio Gian Franco Vitulo esprime perplessità con una dissenting opinion su una serie di operazioni infragruppo e sulla contabilizzazione delle imposte anticipate a bilancio per 400mila euro. Non sarà più sindaco della società. Se quella voce dell’attivo, cioè l’avviamento, non fosse congrua e dovesse essere svalutata allora sarebbe il crac patrimoniale.

Accade, ed è la goccia che fa traboccare il vaso, ma accade anni dopo. Addirittura nel 2021. Dopo una perizia indipendente della Deloitte funzionale al nuovo piano industriale ecco che quella voce che aveva resistito nei conti per anni viene corretta. Un anno fa ecco la forte svalutazione per 2,7 milioni che porta il bilancio di quell’anno a una perdita monstre di 3,5 milioni. Un buco su ricavi per soli 4 milioni che di fatto decreta la parola fine alla futura sostenibilità economica di Visibilia.

Il patrimonio netto

Ma se questo è l’epilogo del disastro, i segni anticipatori ci sono già prima. Già nel 2020 Visibilia si trova nelle condizioni dell’articolo 2446 del codice civile. Le perdite cumulate per 2,8 milioni portano il patrimonio netto sotto un terzo del capitale sociale. La società deve assolutamente ricapitalizzare dopo aumenti già effettuati in passato.

Nel frattempo già negli anni precedenti, con debiti alle stelle e senza margini positivi, Santanchè, che darà le dimissioni dalle cariche nel novembre del 2021, cerca liquidità. La strada delle banche, tolte le già esposte Bpm, Pop Sondrio e Creval, è impossibile da percorrere visti i conti più che precari. E così ecco che si ricorre a un prestito convertibile cum warrant. Prima Bracknor e poi Negma due fondi, in realtà imparentati, di Dubai piuttosto opachi e su cui Verità&Affari ha già raccontato in passato.

I fondi finanziano così Visibilia fornendo liquidità in cambio della sottoscrizione delle obbligazioni convertibili fin dal 2017 con la società come si è visto già in crisi di perdite. I fondi con base negli Emirati e domiciliati fiscalmente in paradisi off shore convertono però fin da subito le loro obbligazioni in azioni, lucrando sul prezzo a sconto e vendendo in borsa i titoli Visibilia. Affossando così mano a mano il valore del titolo nel tempo.

La fuga della Santanchè

Nel frattempo Santanchè consapevole della situazione di lenta decozione lima progressivamente le sue quote. Alla fine del 2020 è ancora il socio forte di controllo di Visibilia editore con la Visibilia editore holding che ha il 58% del capitale della quotata e la Visibilia concessionaria sempre di Santanchè con il 7,4% del capitale.

Scende progressivamente poco sotto il 50% nel dicembre del 2021. Poi è un’escalation, una sorta di grande fuga dalla sua creatura imprenditoriale. Già a febbraio del 2022 risulta avere complessivamente il 43% delle quote. A maggio di quest’anno ha solo il 20%, a giugno scende ancora al 14% per poi a metà ottobre poche settimane fa, ecco sparire sotto la soglia rilevante del 5% del capitale.

La società quotata

La pitonessa, come è soprannominata, si sbarazza della sua realtà imprenditoriale non prima di aver girato, a fine dicembre del 2021 le attività a una srl, la Visibilia editrice che è controllata dalla quotata che così si ritrova a essere una scatola vuota, solo una holding di partecipazioni. Si mettono al sicuro le riviste e si esce dal capitale.

Ora toccherà al nuovo socio di maggioranza, Luca Giuseppe Reale Ruffino con il 12,94 per cento del capitale, e Sif Italia, controllata sempre da Ruffino che ne è anche ad con l’8,78, raccogliere i cocci dell’avventura in Borsa di Visibilia editore. Dovrà saldare i debiti scaduti con l’Erario e provare a rilanciare la società. Come? Difficile dirlo.

A giugno del 2022 l’ultimo bilancio pubblicato, Visibilia editore si presenta così. Con una semestrale non certificata dal revisore contabile, dopo che anche nel 2021 i revisori precedenti non avevano potuto esprimersi sul bilancio. Con una perdita consolidata di 600mila euro e una posizione finanziaria netta negativa per 3,9 milioni. Come da quasi sempre nella vita di Visibilia, il margine industriale è già in rosso per 371mila euro su ricavi per 1,87 milioni.

I debiti totali ammontano a 6,8 milioni, ben oltre 3 volte il fatturato, e quelli scaduti con il Fisco e gli enti previdenziali per oltre 2,7 milioni. Come si vede nulla è cambiato dagli esordi, anzi la situazione finanziaria e patrimoniale si è solo aggravata.

Una società Visibilia che è stata in piedi miracolosamente solo perché finanziata di fatto in buona parte dallo Stato, fin dall’inizio, da quando non ha fatto che accumulare debiti con il Fisco. Del resto quando produci perdite dal 2014 al 2022 per oltre 10 milioni come si fa a saldare i debiti contratti? Meglio lasciarlì lì a scadere. L’unico modo di sopravvivere. Ora per la Procura è arrivato il redde rationem.

Condividi articolo