Beffa all'Ucraina, gli aiuti dell'Ue sono solo prestiti da restituire
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

ApprofondimentiCronaca Gio 06 ottobre 2022

Beffa all'Ucraina, gli aiuti Ue sono prestiti. Kiev deve fare le riforme sotto le bombe

Li chiamano aiuti all'Ucraina. E sicuramente hanno fatto comodo a Volodymyr Zelensky per resistere in questi mesi di guerra. Beffa all'Ucraina, gli aiuti Ue sono prestiti. Kiev deve fare le riforme sotto le bombe
Franco Bechis
di 
Franco Bechis

Il caso degli aiuti all’Ucraina

Li chiamano aiuti. E sicuramente hanno fatto comodo a Volodymyr Zelensky, il presidente dell’Ucraina, per resistere in questi mesi di guerra con la Russia di Vladimir Putin. Ma degli oltre 30 miliardi di euro fin qui arrivati a Kiev ben poco è dovuto al buon cuore dell’Occidente o alla raccolta fondi volontaria, che pure c’è. La gran parte dei soldi arrivati, dagli Stati Uniti, dalla Commissione europea e perfino dai singoli Paesi, non sono a fondo perduto.

Tutti prestiti da restituire

Sono tutti prestiti a tassi particolarmente agevolati, simili per intenderci a quelli che l’Europa ha fatto ai vari paesi – Italia in testa – con il Pnrr. Capiscono tutti che difficilmente l’Ucraina sarà in grado di onorare la restituzione, ma questo tema si porrà dopo e avrà molto da dire sull’indipendenza effettiva che si garantisce a quel paese. La stessa cosa vale per le importanti armi arrivate a Zelensky che in questi mesi gli hanno consentito di respingere parte degli attacchi russi, infiggendo anche un bello smacco alle armate di Putin.

Non sono fucili, missili o carri armati in dono, ma vere e proprie commesse militari a pagamento, spesso assistite da prestiti o dalla creazione di fondi (lo ha fatto la Francia) per erogare finanziamenti a tasso agevolato al governo ucraino grazie a cui si crea una sostanziale partita di giro. Il tale paese finanzia l’Ucraina per poterle fare arrivare armi lì prodotte che vengono acquistate dalle aziende della Difesa con quei soldi.

VOLODYMYR ZELENSKY E I SUOI

Così la Francia paga Dassault, questa produce gli armamenti che arrivano a Zelensky con una carta di debito che il suo paese prima o poi dovrà onorare. Arrivano anche grant, cioè soldi a fondo perduto. E donazioni umanitarie o meno umanitarie. Ad esempio nella Repubblica ceca si è fatta una raccolta fondi pro Ucraina che ha raccolto 1,22 milioni di euro con cui è stato acquistato un carro armato T-72M1, aggiornato alla versione Avenger, pagandone anche la spedizione a Kiev.

Il debito dell’Ucraina

In tutta questa grande ipocrisia degli aiuti che in realtà sono debito che si sta accumulando per le generazioni future degli ucraini, l’Unione europea è riuscita a metterci del suo. Ha varato due finanziamenti con debito comune diretti a Zelensky. Il primo a marzo, di 1,2 miliardi di euro erogati nel giro di poche settimane in due tranche da 600 milioni di euro.

Il secondo a fine luglio, che ha stanziato ulteriori risorse sempre sotto forma di finanziamento “macro” al paese per ulteriori 5 miliardi di euro. Non sono cifre clamorose, viste le emergenze di quel Paese, ma si sommano a quelle messe in campo singolarmente da molti paesi dell’Unione, e agli oltre 15 miliardi di dollari che arrivano dagli Stati Uniti di Joe Biden.

URSULA VON DER LEYEN

Però anche in un caso così particolare gli euro burocrati non sono stati capaci di rinunciare alla loro liturgia. E quel memorandum di intesa con l’Ucraina sono stati scritti con mille condizionalità e allegati che le declinavano quasi che a Zelensky stessimo mandando la troika come si fece in Grecia, e non dando una mano in una situazione eccezionale e si spera irripetibile. Per altro una sostanziale troika si è mandata in Ucraina, visto che a valutare il rispetto delle condizionalità sarà un pool misto di esperti della commissione e di esperti indipendenti.

I soldi degli aiuti all’Ucraina

Da Bruxelles si è stanziata subito a marzo la prima rata da 600 milioni di euro senza tante cerimonie. Ma a quella era allegata un denso protocollo che spiegava come la seconda rata non sarebbe stata erogata non fosse stata rispettata una serie di condizionalità, «subordinata sia ad un bilancio soddisfacente nell’attuazione del programma concordato con il Fmi, sia a una valutazione positiva da parte della commissione europea per conto dell’Unione europea, dei progressi compiuti rispetto a una serie di misure di aggiustamento macroeconomico e strutturale». Attenzione, perché se per gli aiuti l’Ucraina dovesse non rispettare quelle condizionalità, le successive rate di finanziamento non verrebbero erogate.

L’Ucraina deve fare le riforme

Sembra di leggere un documento scritto da pazzi. Gente che ripete a tutti sempre le stesse filastrocche di politica economica. Ma che non si rende conto che all’Italia si può anche chiedere un provvedimento di aggiornamento del catasto ai fini della efficienza fiscale. A un paese in guerra dove sulle case piovono bombe magari è meglio non chiederlo.

Richieste grottesche

Eppure anche nella loro genericità, sembrano grottesche le richieste di «progredire nelle riforme strutturali dell’economia» ucraina. Tanto che all’accordo di finanziamento è allegato un dettagliato documento sui «criteri di riforma strutturale» che Zelensky deve garantire alla Commissione europea in cambio di quei soldi.

In una situazione dell’Ucraina che è palese a qualsiasi persona di medio intelletto del mondo, l’Unione europea impone per gli aiuti all’Ucraina «una selezione trasparente e basata sul merito di professionisti indipendenti di alta qualità come membri dei consigli di sorveglianza delle banche statali». Zelensky obbligato pure a fare una riforma «della governance aziendale delle imprese statali, migliorando la procedura di selezione dei membri dei consigli di vigilanza e dei dirigenti delle entità economiche del settore pubblico».

Controlli sulle aziende di Stato

Non solo, la Ue vuole avere parte nella selezione dei consigli di sorveglianza «delle seguenti aziende di Stato: SE AMPU, JSC, Ukrposhta, SE Boryspil International Airport, PJSC Ukrhdroenergo e NNEGC Energoatom». All’Ucraina è chiesto anche di selezionare «un nuovo capo della Procura specializzata Anticorruzione, certificando un vincitore certificato di un concorso e garantendo la sua successiva nomina». La Ue vuole controllare perfino la «nomina del consiglio di sorveglianza di NJSC Naftogaz, che dovrà approvare un piano per l’acquisto e lo stoccaggio del gas per prepararsi alla stagione di riscaldamento 2022/23, compresa l’identificazione delle fonti di gas e il finanziamento necessario».

Priorità rinnovabili

Non basta l’elenco sempre più grottesco? «Il regolatore dell’energia NEURC dovrebbe aumentare e mantenere la tariffa per i servizi di trasmissione dell’energia elettrica al livello del pieno recupero di tutti i costi economicamente giustificati dall’Operatore del sistema di trasmissione, compresi i costi per garantire i pagamenti tempestivi ai produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili». Capito? Per aiutare l’Ucraina pretendiamo in questo momento la realizzazione del green deal in un paese colpito da bombe e missili. E chiediamo che si aumentino le bollette a quella povera gente, vista che la guerra le fa aumentare anche da noi. Altro che aiuti a Zelensky.

Alcune richieste fatte per gli aiuti all’Ucraina sono proprio identiche a quelle fatte all’Italia per l’erogazione dei fondi Pnrr: una nuova legge anticorruzione, una nuova legge sugli appalti e anche un aggiornamento proprio del catasto. Non sono purtroppo indicazioni per l’Ucraina di domani, quella che dovrà affrontare la ricostruzione post bellica con fondi assai più consistenti di quelli arrivati fino ad oggi.

In uno degli allegati ai memorandum di finanziamento europei infatti è scritto: «durante l’attuazione della assistenza macrofinanziaria dell’Unione europea, le autorità competenti del Paese forniranno, su richiesta, alla Commissione dati e informazioni relativi all’attuazione del sistema di appalti, che comprenderanno le esigenze di finanziamento, le principali categorie e aree di spesa per le quali sono stati spesi i fondi corrispondenti, indicando la spesa effettuata con la procedura di appalto pubblico, per quanto possibile». Ecco, per quanto è possibile in mezzo a una guerra…

Condividi articolo