Il piccolo impero creato dall'ex moglie di Berlusconi Veronica Lario
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CronacaPrimo piano Mar 05 luglio 2022

Gli affari dell'ex moglie di Berlusconi: case e attività come in un piccolo impero

È diventato un piccolo impero immobiliare e commerciale quello di Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi e madre dei suoi tre figli Gli affari dell'ex moglie di Berlusconi: case e attività come in un piccolo impero
Franco Bechis
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Franco Bechis

Il patrimonio di Veronica Lario

È diventato un piccolo impero immobiliare e commerciale quello di Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi e madre dei suoi tre figli più giovani (Eleonora, Barbara e Luigi). Quattro società capogruppo, interessate da un vorticoso giro di fusioni e acquisizioni, che ne controllano altre nei più svariati settori. Alla sola che aveva avuto una certa eco sulla stampa, Il Poggio srl, che controllava parte degli immobili derivati da matrimonio (fra cui due palazzi a Milano 2), si affiancano ora la Big Bang srl, holding operativa ora intestata integralmente a Miriam Bartolini, che è il vero nome all’anagrafe di Veronica, la Equitago srl (che si occupa di sport) di cui ha assunto la presidenza e la Cosmo srl, altra immobiliare di cui la ex signora Berlusconi è amministratore unico. La proprietà di talune prima era schermata dalla fiduciaria di Mediobanca, la Siref, ma ora risulta della finanziaria svizzera Incomar AG. L’azionariato non è rivelato, ma visto che tutti gli organi amministrativi portano a Veronica e i consigli sono allargati ai suoi collaboratori storici, è facile immaginare che sia sua.

Le società di Veronica Lario

Le ultime fusioni e incorporazioni riguardano però la società dichiaratamente della Lario, questa Big bang che fra l’autunno scorso e la primavera di quest’anno nei vari atti di fusione ha fatto emergere la proprietà immobiliare più interessante, in quel di Lesmo nella provincia di Monza e della Brianza. Un villa, una villetta del custode e terreni assai vasti che appartengono allo stesso complesso immobiliare, quello denominato Villa Sada, una delle residenze lombarde più preziose e piene di storia. Il solo edificio principale ha una estensione di 1.895 metri quadrati ed è classificato al catasto con 45 vani e mezzo. Una sorta di reggia la cui nuda proprietà è intestata appunto alla società della Lario, con l’usufrutto vitalizio che secondo l’atto base di cessione spetta a una signora residente in Svizzera, Augusta Bernardo. È la vedova di Claudio Sada, figlio del fondatore della Simmenthal Gino Alfonso, e presidente del Monza negli anni Sessanta. Fu proprio Claudio alla scomparsa del padre a ottenere dal comune di Monza che lo stadio di calcio fosse intitolato a Gino Alfonso, come è anche oggi. E così in qualche modo la storia di Veronica finisce con l’intrecciarsi con quella dell’ex marito.

La villa del patron della Simmenthal 

Quella dei Sada è stata una dinastia ricca e numerosa, protagonista anche di altri successi sportivi, prima di tutto quelli nel basket, perché la Simmenthal diede per anni il nome all’Olimpia di Milano, vincendo scudetti e coppe, dovendo poi divorziarne quando i consumatori iniziavano ad associare il nome più alla pallacanestro che alla scatoletta di carne in gelatina. La villa è restata negli anni di proprietà della famiglia e dei suoi vari discendenti, passando anche attraverso un caso di cronaca nera che finì sulle prime pagine di tutti i giornali: una rapina violenta con tutti i Sada all’interno della villa, bimbi compresi, legati, e imbavagliati con lo scotch da pacchi. Rapina brutale e che fece scatenare le indagini e acciuffare la banda dei colpevoli, tutti della zona. Fra loro, anche un garzone di un negozio di Macherio, dove c’è una delle ville di Berlusconi in cui a lungo ha vissuto proprio Veronica.

La vendita a Veronica Lario dagli eredi di Sada

Gli ultimi eredi sono restati in consiglio dell’immobiliare che controllava l’edificio a lungo, con in testa il nipote del fondatore, Davide. Che poi ha venduto alla Lario avendo poi cambiato vita da anni, trasferito in Toscana dove ha fondato una azienda agricola insieme ai figli per produrre uno dei più apprezzati vini super Tuscany della Regione.

Gli altri investimenti nel mattone

Dunque la Lario continua a investire su quel mattone che negli ultimi anni non le ha dato grandissime soddisfazioni. Il Poggio aveva perduto parecchi milioni fino al 2020, quando all’improvviso proprio nell’anno della pandemia la società aveva svoltato, portando a casa un guadagno di 2,2 milioni di euro. Tutto grazie alla chiusura di un contenzioso annoso con la società.

I palazzi a Milano 2

Excellent srl che doveva occuparsi delle ristrutturazioni dei due palazzi di Milano 2: il Canova e il Borromini. Per fare quel risultato però erano state necessarie le norme contenute nei decreti del governo di Giuseppe Conte che hanno consentito alla Lario di chiedere alla Banca popolare di Sondrio «la sospensione del pagamento delle rate, limitatamente alla sola quota capitale, fino al 31 dicembre 2021 del mutuo esistente pari ad euro 20 milioni». Ricontrattato anche un altro mutuo più piccolo (3 milioni di euro) con la Banca di credito cooperativo di Carate Brianza.

L’intesa con il San Raffaele

L’altro momento di svolta del Peggio è venuto invece dall’accordo fatto con l’Università vita-salute San Raffaele per la locazione a uso non abitativo dell’intero palazzo Borromini e di una parte di palazzo Canova. Di quel contratto si possono vedere i primi effetti dal bilancio 2021 del Poggio, che però non è ancora stato depositato in Camera di commercio.

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