Ecco come la rivoluzione digitale sta cambiando la nostra vita dal Covid
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ApprofondimentiDigitale Lun 06 giugno 2022

Come la rivoluzione digitale sta cambiando la vita degli italiani dopo il Covid

La pandemia da Covid-19 ci ha condotti rapidamente dentro una nuova era digitale. Questa rivoluzione improvvisa. Come la rivoluzione digitale sta cambiando la vita degli italiani dopo il Covid
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L’inchiesta di Altroconsumo sulle abitudini digitali

La pandemia da Covid-19 ci ha condotti rapidamente dentro una nuova era digitale. Questa rivoluzione improvvisa ha insegnato che, grazie a lavoro, formazione e gestione delle relazioni a distanza, la tecnologia può concederci diversi benefici a cui non sapremo più rinunciare, ammesso però che questo strumento venga gestito con la giusta consapevolezza.

In ogni settore della vita quotidiana, l’uso della tecnologia è diventato indispensabile, ma è sempre un fenomeno positivo o esistono anche lati negativi? Su questo tema Altroconsumo ha svolto un’indagine che ha analizzato le nuove abitudini dei consumatori, l’eventuale mantenimento delle modalità digitali sviluppate durante la pandemia, l’impatto del maggior ricorso ad internet sulla qualità della vita e sull’influenza lavoro da casa sulla vita professionale. 

Nuovi acquisti e abitudini post Covid

Secondo l’inchiesta di Altroconsumo, il 21% degli italiani ha acquistato almeno un nuovo dispositivo connesso a Internet per motivi legati alla pandemia, in particolare tablet o computer portatile per il 13% dei rispondenti, stampante smart (4%) e console per videogiochi (4%). In molti casi si è trattato di necessità legate al lavoro da remoto, ma la motivazione sta soprattutto nella didattica a distanza. Infatti, la percentuale di chi ha acquistato nuovi dispositivi a causa del Covid raggiunge il 34% per chi vive con figli e il 40% tra gli studenti.

Inoltre, negli ultimi due anni, più di 1/3 degli italiani ha iniziato a utilizzare per la prima volta almeno un’app o una piatta­forma online. La ragione è stata soprattutto farsi consegnare cibo o altri prodotti a casa (21%), fare attività fisica (11%) o guardare video in streaming (9%).

Secondo l’inchiesta, molti consumatori hanno usufruito per la prima volta di vari servizi online. Il 18% dei rispondenti ha cominciato a fare la spesa nei negozi virtuali, il 10% ha rinnovato i propri documenti, il 9% ha pagato le utenze, il 9% ha fatto investimenti e il 7% ha acquistato abbigliamento, il tutto per la prima volta via Internet.

La vita privata sul web

Dall’indagine Altroconsumo emerge che il 46% degli intervistati afferma di passa­re più tempo online per motivi di svago e di vita privata rispetto a prima della pandemia, questa percentuale è significativamente più alta nella fascia 18-34 anni (62%).  In media gli intervistati trascorrono 3 ore al giorno connessi ad Internet per svago o vita privata e quasi 1 su 4 passa almeno 5 ore online durante i giorni infrasettimanali.

Aumen­ta, dunque, il ricorso al web nella sfera privata e molti si rendono delle ripercussioni negative che le ore trascorse su Internet hanno a livello personale e familiare. Il 31% degli inter­vistati ritiene di fare spesso un uso ecces­sivo dei dispositivi connessi. Pensando ai propri figli adolescenti (13-17 anni) la preoccupazione è ancora più diffusa: il 59% dei genitori crede che trascorrano troppe ore online. C’è preoccupazione anche per i figli più piccoli. Il 27% di chi ha figli tra i 6 e i 12 anni pensa che passino troppe ore collegati alla rete e l’11% ha lo stesso timore riguardo ai propri figli sotto i 6 anni di età. Nel complesso, il 39% degli italiani ri­tiene che le proprie abitudini di utilizzo di internet abbiano un impatto negativo sulla propria salute; lo pensano soprat­tutto i più giovani tra 18 e i 34 anni.

Lavoro da casa

L’inchiesta sottolinea che, dopo l’impatto della pandemia, il nuovo modo di lavorare più “agile” ha effetti positivi sui lavoratori. Tra chi ha un lavoro che può essere svol­to almeno in parte da remoto, 3 inter­vistati su 4 lavorano attualmente da casa e il 51% prevede di avere questa possibilità anche al termine della pan­demia. Prima del Covid solo al 29% era concesso di farlo.

Secondo l’esperienza degli intervistati, lavorare tra le mura domestiche ha avuto nel complesso un impatto positivo, il 65% ritiene che abbia migliorato la propria vita professionale, solo l’8% che l’abbia peggiorata. Gli aspetti che hanno beneficiato maggiormente sono la conciliazione con i tempi della vita privata (per il 66%), il proprio rendimento (64%) e la riduzione dello stress (62%). Non mancano, però, i problemi: sono cambiate soprattutto le relazioni con i colleghi, che per il 22% degli intervistati sono peggiorate.

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