Spid e carta d'identità digitale, la metà degli italiani ce l'ha già
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Digitale Sab 12 novembre 2022

Voglia d'identità digitale, la metà degli italiani ha lo Spid o la nuova carta d'identità

Il 2022 è stato un anno molto importante per l’identità digitale in Italia tra Spid e carta d'identità digitale. Voglia d'identità digitale, la metà degli italiani ha lo Spid o la nuova carta d'identità
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Spid e carta d’identità digitale

Il 2022 è stato un anno molto importante per l’identità digitale. In Italia, a fine settembre 2022 32,2 milioni di cittadini sono in possesso di SPID (+30% rispetto allo stesso periodo del 2021), con rilasci e accessi in continuo aumento. Il Sistema Pubblico di Identità Digitale è nelle mani del 63% della popolazione maggiorenne, ma con una distribuzione non omogenea né per fasce d’età né per area geografica.

Tutti i ragazzi della fascia 18-24 anni possiedono SPID, situazione molto diversa tra gli oltre 75 anni dove meno di 1 su 4 ha attivato la propria identità digitale. Anche a livello geografico, ci sono molte differenze: si passa dal record del Lazio, dove il 74% della popolazione ha SPID, seguito da Lombardia (70%) ed Emilia-Romagna, Campania e Piemonte (62%), fino agli ultimi posti di Calabria (54%), Marche (53%) e Molise (con il 52%).

Sono i risultati della ricerca dell’Osservatorio Digital Identity della School of Management del Politecnico di Milano. In Italia, tuttavia, non esiste solo SPID, ma cresce anche la diffusione della Carta d’Identità Elettronica: 31,3 milioni di cittadini sono in possesso del documento, +29% rispetto a settembre 2021. Questi livelli di diffusione posizionano l’Italia già oltre gli obiettivi definiti nel PNRR per il 2024, raggiunti quindi con ben due anni di anticipo. Tuttavia, la partita dell’identità digitale italiana è tutt’altro che conclusa.

A livello europeo, i sistemi di identità digitale che negli scorsi anni stavano attraversando una fase di rapido sviluppo hanno continuato il percorso di consolidamento e diffusione tra utenti e aziende, anche se il ritmo di crescita sta progressivamente rallentando. Analizzando i sistemi digitali non basati su Smart Card, si passa dal 95% della popolazione raggiunto in Olanda con il sistema DigiD, seguito dal 79% in Norvegia e il 78% in Svezia con BankID, fino al 9% raggiunto in Repubblica Ceca con MojeID.

L’Italia, con SPID (54% del totale della popolazione), raggiunge buoni risultati di diffusione, con tassi di crescita paragonabili a quelli del sistema francese FranceConnect (59%) e del belga itsme (56%). Nel settore si sta facendo strada quella che potrebbe essere una vera e propria rivoluzione, spinta anche dal cambio normativo in atto: il mercato dell’identità digitale sta migrando verso il concetto di wallet, che consente di integrare credenziali, certificazioni, pass e altri attributi in un unico strumento nelle mani degli utenti.

“L’ecosistema di riferimento della Digital Identity, a livello mondiale, sta attraversando una forte evoluzione verso sistemi di identità digitale sempre più interoperabili e transnazionali – spiega Giorgia Dragoni, direttore dell’Osservatorio Digital Identity. Nella direzione di un wallet digitale si stanno muovendo sia soggetti tradizionali, sia le BigTech. Queste ultime iniziano a scorgere maggiori opportunità di business nell’identità sicura e certificata, si propongono come partner tecnologici degli enti istituzionali nei vari Paesi, mettendo a disposizione competenze su interoperabilità e fruibilità dei loro applicativi, oltre al vastissimo bacino di utenti che attualmente già utilizza le soluzioni da loro erogate”.

Gli accessi a SPID

Per SPID prosegue la crescita degli accessi osservata negli scorsi anni, anche se si è ancora lontani da un utilizzo strutturale e quotidiano. Nel 2022 SPID è stato mediamente utilizzato dagli italiani 25 volte l’anno (crescita del 14%), contro le 22 del 2021 e le 9 del 2020. Emerge un utilizzo sempre meno trainato da obblighi normativi, come l’accesso al cashback o al proprio greenpass, e sempre più spinto in modo “organico” da servizi chiave per il cittadino.

Nel 2022 ci sono stati importanti sviluppi anche sul piano normativo. È stato definito il ruolo dei soggetti aggregatori di servizi privati, semplificando il processo di adesione per le aziende da un punto di vista amministrativo e tecnologico. Sono state emanate linee guida per i gestori di attributi qualificati (come albi professionali e università), che potranno certificare qualifiche da integrare nel set di dati presente in SPID.

L’identità digitale nelle aziende

La pandemia ha spinto le grandi aziende a offrire modalità di riconoscimento da remoto per garantire continuità di business, ma siamo ancora molto lontani da una visione matura e strategica dell’identità digitale. L’80% delle grandi aziende nei settori finance, telco e utility consente di avviare e concludere la procedura di riconoscimento in digitale e, nell’80% dei casi in cui è necessaria una verifica dei dati inseriti dall’utente, effettuarla senza doversi recare allo sportello.

Le aziende stanno cominciando a integrare modalità di riconoscimento senza password o pin, sostituendole con fattori di possesso, come l’invio via sms o email di un codice OTP (42% dei casi) o app per generare OTP o notifiche push (18%), ma anche fattori biometrici (solo 8% dei casi). Anche negli ambiti con maggiore maturità, però, manca un’adeguata struttura interna che presidi la gestione dell’identità digitale. E il 63% delle aziende in questi settori non ha mai valutato l’integrazione di sistemi certificati a livello nazionale, come SPID e CIE.

Le aziende hanno finora lavorato a compartimenti stagni, sviluppando sistemi non interoperabili e procedendo senza una visione di insieme. Solo il 12% sta valutando la possibilità di valorizzare il profilo identificativo dell’utente finale per abilitargli l’accesso anche ad altri servizi di terzi, in una logica di wallet. Le occasioni d’uso di SPID e CIE sono evidentemente ancora da potenziare: nonostante tutti gli interventi normativi per rendere più “appetibili” questi sistemi, a ottobre 2022 solo 141 aziende private hanno aderito a SPID e 19 a CIE, ben lontane dalla stima dell’Osservatorio di oltre 175.000 attori potenzialmente beneficiari di sistemi di riconoscimento certificati.

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