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ApprofondimentiDigitale Mer 01 febbraio 2023

Cloud, con il Pnrr rischio liquidità per le pmi fornitrici della Pubblica amministrazione

In arrivo oltre 3 miliardi per la digitalizzazione della Pa. Ma le pmi fornitrici dovranno finanziare i progetti fino a fine commessa Cloud, con il Pnrr rischio liquidità per le pmi fornitrici della Pubblica amministrazione BrennercomINDUSTRIA INFORMATICACLOUDDATA CENTER
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Cloud, con il Pnrr arriva il rischio liquidità per i fornitori

Per le piccole e medie aziende pubbliche e private che custodiscono e gestiscono dati critici c’è anche un rischio liquidità. Con il mese di giugno si entrerà nel merito dei progetti del Pnrr con oltre 3,5 miliardi di investimento nella digitalizzazione degli enti locali. Progetti su cui sono in prima linea le partecipate pubbliche che fanno capo alle Regioni.

Il problema è però che il lavoro viene pagato a consuntivo e, nel frattempo, le imprese fornitrici della pubblica amministrazione dovranno finanziare l’attività che dovrà essere realizzata con i fondi del Pnrr. Esattamente come nel settore delle costruzioni, questa situazione rischia di mettere in difficoltà le piccole e medie imprese private e pubbliche focalizzate sul business del cloud e dei servizi digitali, giocando a tutto vantaggio dei grandi gruppi internazionali. Tanto più che, in questa fase, complice l’aumento dei tassi d’interesse, l’accesso al credito è diventato più difficile e costoso

La posta in gioco è decisamente alta: quali sono i progetti più importanti

Il Pnrr prevede ingenti investimenti per digitalizzare la pubblica amministrazione. Nel dettaglio, solo per citare i progetti più consistenti, è previsto un miliardo per implementare un programma di supporto e incentivo per migrare sistemi, dati e applicazioni delle pubbliche amministrazioni locali verso servizi cloud qualificati. Sono coinvolti 16.500 enti fra Comuni, Asl, Aziende ospedaliere e Scuole. Ci sono poi altri 556 milioni per sviluppare una Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND) per garantire l’interoperabilità dei dati pubblici, evitando ai cittadini di fornire più volte alla Pa informazioni già note. In questo caso la potenziale platea è di 170 enti. Incluse anche citta metropolitane, province autonome ed Università, oltre all’amministrazione centrale e periferica.

Altri 813 milioni sono destinati a migliorare l’esperienza dei servizi pubblici digitali con modelli collaudati e riutilizzabili per la creazione di siti internet e l’erogazione di servizi pubblici digitali. Per accelerare l’adozione di pagoPA, la piattaforma digitale per i pagamenti verso le Pubbliche Amministrazioni, e dell’app IO saranno investiti invece 580 milioni. Fra gli altri progetti sarà implementata l’adozione dell’identità digitale (255 milioni) e  la digitalizzazione degli avvisi pubblici (245 milioni).

Entro aprile l’Autorità per la cybersecurity (Acn) avrà l’elenco delle società che gestiscono dati critici

Entro aprile, questa la deadline fissata dall’autorità, le società pubbliche e private dovranno dichiararsi gestori di dati critici. L’obiettivo? Definire il nuovo regolamento Acn per la qualificazione entro la fine dell’anno. Intanto continueranno a lavorare le imprese certificate secondo le indicazioni di Agid, successivamente implementate dalla stessa Acn.

“Se però non c’è un accordo fra i diversi soggetti in gioco, Polo strategico nazionale incluso, è difficile che si arrivi ad un regolamento per la qualificazione – suggerisce una fonte anonima – si rischia di assistere a continui slittamenti delle deadline come del resto spesso accade”. Per non tacere il fatto che le piccole e medie imprese temono il fatto che possano essere favorite aziende di grandi dimensioni per via delle economie di scala che sono in grado di sviluppare. 

Senza accordo, c’è la carica degli esclusi

Il problema vero è che il governo dovrà trovare un nuovo accordo con il Polo strategico nazionale (Tim, Sogei, Leonardo e Cdp) cui andranno 900 milioni del Pnrr per il cloud. Il progetto dell’esecutivo è infatti di tipo federato come annunciato dal sottosegretario con delega all’innovazione, Alessio Butti, in un convegno organizzato da Assinter, l’associazione che riunisce buona parte delle partecipate pubbliche dell’informatica e della digitalizzazione.

La quadratura del cerchio prevede che nel piano digitalizzazione vengano quindi coinvolte, oltre al Psn, non solo le partecipate pubbliche che fanno capo agli enti locali, Regioni in primis, ma anche le società private qualificate come Consorzio Italia cloud e le Università. Il tutto in tempi record per star dentro le scadenze del Pnrr. 

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