Facebook, Google e Microsoft, il crollo dei giganti del tech
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Digitale Gio 27 ottobre 2022

Facebook, Google e Microsoft, il crollo dei giganti del tech

Le azioni di Meta delle piattaforme Facebook e Instagram, hanno registrato un crollo. Stessa sorte è capitata a Alphabet e Microsoft. Facebook, Google e Microsoft, il crollo dei giganti del tech
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Il crollo di Facebook, Google e Microsoft

Le azioni di Meta, compagnia proprietaria delle piattaforme Facebook e Instagram, hanno registrato un crollo in Borsa del 14 per cento, dopo la pubblicazione di una guidance rivista al ribasso per il quarto trimestre del 2022. Stando alle previsioni aggiornate, la società si aspetta ricavi compresi tra i 30 e i 32,5 miliardi di dollari nel quarto trimestre dell’anno, rispetto ad una stima di 32,2 miliardi da parte degli analisti. Nel terzo trimestre, Meta ha registrato un calo di quattro punti percentuali in termini di proventi, mentre i costi e le spese hanno segnato un incremento del 19 per cento su base annuale, attestandosi a 22,1 miliardi.

Stessa sorte è capitata a Alphabet e Microsoft. Il colosso tecnologico a cui fa capo Google ha registrato un utile per azione di 1,06 dollari su ricavi di 69,09 miliardi, contro attese per 1,25 dollari su 70,58 miliardi. A deludere sono stati i ricavi di YouTube, pari a 7,07 miliardi contro i 7,42 miliardi attesi. Mentre sopra il consensus si è attestato il giro d’affari di Google Cloud, pari a 6,9 miliardi (contro i 6,69 miliardi previsti dagli analisti). La crescita del 6% per Alphabet è stata la più debole dal 2013 e ben lontana dal boom del dopo pandemia del 41% di un anno fa. Performance negativa per YouTube sotto di 400 milioni rispetto alle attese anche a causa della crescente concorrenza nei video di TicToc che fa presa sugli utenti più giovani e con il calo degli annunci pubblicitari online che si fa sentire.

Il commento di Google

«Stiamo rafforzando la nostra attenzione – ha detto Sundar Pichai, ad di Alphabet e Google – su una serie di priorità di prodotto e di business. Gli annunci che abbiamo fatto solo nell’ultimo mese lo hanno dimostrato in modo molto chiaro, inclusi miglioramenti significativi sia nella ricerca che nel cloud, grazie all’intelligenza artificiale, e nuovi modi per monetizzare i video brevi di YouTube Shorts. Ci concentriamo sull’investimento responsabile a lungo termine e sull’essere reattivi rispetto ai problemi economici in corso». Unico spunto positivo i servizi cloud, dove Alphabet è indietro rispetto ai rivali Amazon e Microsoft, ma cerca di recuperare.
Le entrate di Google Cloud hanno superato le attese con 6,9 miliardi rispetto ai 5 di un anno fa, anche se le perdite sono lievitate.

Male il titolo in Borsa che ieri ha perso quasi il 7,6% (al momento di andare in stampa). Da inizio anno Alphabet ha lasciato sul terreno, a Wall Street, circa il 28%. Meglio è andata a Microsoft che ha registrato profitti e ricavi sopra le attese. Gli utili sono stati pari a 2,35 dollari per azione su ricavi di 50,12 miliardi di dollari, mentre le attese erano per 2,30 dollari su 49,61 miliardi. I ricavi totali sono cresciuti dell’11% rispetto a un anno prima, l’utile netto è diminuito del 14% a 17,56 miliardi di dollari. Il margine lordo è stato del 69,2%, contro il 69,8% previsto.

I conti di Microsoft

Leggermente deludenti i dati del cloud: il segmento che include Azure, Windows Server, Sql Server, Nuance ed Enterprise Services ha generato ricavi per 20,33 miliardi, in rialzo del 20% ma sotto i 20,36 miliardi del consensus. Il servizio cloud Azure, che è secondo al mondo per quota di mercato dopo Aws di Amazon, ha rallentato la crescita al 35% dal 40%, più di quanto previsto.

Ovviamente in Borsa il titolo Microsoft ha sofferto facendo segnare un calo di quasi il 6,7%. Del resto anche per Microsoft si è trattato di un anno negativo: le azioni hanno infatti perso, dallo scorso gennaio, circa il 26%, mentre l’indice S&P ha ceduto quasi il 20%. Da sottolineare che gli analisti avevano già abbassato le previsioni dei ricavi per la società a causa di un calo delle consegne di computer e della continua ascesa del valore del dollaro. La frenata nelle vendite di pc, si è infatti tradotta in una caduta del 15% nei ricavi da licenza del sistema operativo Windows, la perdita maggiore dal 2015. Per cercare di porre un freno all’emorragia dei ricavi le big tech stanno alzando i prezzi dei servizi a pagamento. Lo ha già fatto Amazon per il servizio di consegne Prime, Netflix per lo streaming e di recente anche Apple. Cupertino ha infatti, per la prima volta, aumentato i prezzi degli abbonamenti del servizio Apple Tv+. Rincari anche per Apple Music, che costerà 10,99 dollari al mese, e per One Bundle che include diversi servizi.

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