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DigitalePrimo piano Ven 10 febbraio 2023

Motori di ricerca, è partita la sfida a Google di Microsoft & C

La guerra dei motori di ricerca è appena cominciata grazie all’uso intensivo dei chatbot provvisti di intelligenza artificiale Motori di ricerca, è partita la sfida a Google di Microsoft & C Google
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

La guerra dei motori di ricerca

La guerra dei motori di ricerca è appena cominciata grazie all’uso intensivo dei chatbot provvisti di intelligenza artificiale. Per Microsoft si tratta di una rivincita contro Google (Alphabet) che con il suo motore di ricerca, Chrome, gli ha strappato il primato in questo mercato  che era detenuto dal suo Internet Explorer. Ora circa il 90% delle ricerche online è effettuato con Chrome che ha lasciato ai concorrenti ben poco spazio. Al secondo posto c’è il prodotto di Microsoft, Bing, ma ha solo il 3,1% del mercato. Tanto per dare un’idea, Chrome elabora circa 100mila  query, ossia domande, al secondo ossia 8,5 miliardi al giorno. Ma ora, con l’integrazione di chatbot intelligenti nei motori di ricerca, il panorama potrebbe cambiare nuovamente. Per il momento è Microsoft ad aver fatto la mossa giusta investendo 10 miliardi in OpenAi. Ossia nella società  che nello scorso novembre ha introdotto ChatGpt, chatbot intelligente che è già stato scaricato da 100 milioni di utenti e che continua la corsa a un ritmo di adozione superiore a quello di Tik Tok grazie alle sue risposte sorprendentemente accurate e ben scritte. La società di Bill Gates lo sta integrando nel suo motore di ricerca, Bing, di cui presto dovrebbe uscire una versione beta.

Il chatbot intelligente

Ma viste le conseguenze di scelte strategiche sbagliate, come la sparizione di Nokia che non credeva nello schermo touch introdotto da Apple con l’iPhone, Google è corsa ai ripari, affrettando i tempi di presentazione del suo chatbot intelligente, Bard.  Ma la fretta è cattiva consigliera e così Bard ha condiviso informazioni imprecise in un video di presentazione alimentando le preoccupazioni degli analisti sul fatto che Google stia perdendo terreno rispetto alla rivale Microsoft.  In Borsa la casa madre Alphabet, dopo l’errore di Bard,  ha perso il 9% ossia 100 miliardi di dollari di valore. “Google è leader nell’innovazione dell’intelligenza artificiale ma si erano dimenticati di implementare questa tecnologia nel loro motore di ricerca- ha detto Gil Luria, analista software- l’accelerazione delle ultime settimane  per recuperare il ritardo  ha causato l’imbarazzante pasticcio di pubblicare una risposta sbagliata durante la demo del loro chatbot.”

Microsoft invece non ha richiesto brutte figure dato che ChatGpt è stato lanciato gratuitamente da Open Ai lo scorso novembre che lo ha implementato proprio grazie alle “query”, ossia alle ricerche effettuate dagli utenti. Open Ai sta proponendo una versione a pagamento, per ora disponibile solo negli Usa, del suo chatbot, che può svolgere, se ben indirizzato, anche funzioni molto complesse, a 20 dollari al mese.

L’impatto sulla pubblicità

L’intelligenza artificiale è certamente diventata “the next big thing” in campo tecnologico. La ricerca guidata dall’intelligenza artificiale porta ad ottenere risultati  mirati al posto del solito elenco di collegamenti. Non è chiaro però quale impatto potrebbe avere sulla pubblicità che è il maggior introito di Alphabet.  In Italia, secondo una ricerca elaborata dall’ Osservatorio del Politecnico di Milano, il valore del suo mercato sarebbe intorno ai 500 milioni ma con una crescita consistente del 32% rispetto all’anno precedente nel 2022.   

Da sottolineare che i sistemi di chatbot AI comportano anche rischi per le aziende a causa di problemi nei loro algoritmi che possono distorcere i risultati. Per questo il motore di ricerca con chatbot di Microsoft è ancora in fase di apprendimento per ricerche mirate e non ancora pronta per un beta test intensivo.  Il gigante del software si muove con cautela dato che nel 2016 aveva rilasciato un chatbot su Twitter che generava, tra l’altro, anche contenuti razzisti con grande imbarazzo della società che ha dovuto chiuderlo molto rapidamente.

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