La biostampante 3D che "crea" tessuti e organi umani - V&A
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EconomiaIn evidenza Sab 18 febbraio 2023

A Treviso nasce la biostampante 3D che "crea" tessuti e organi umani

SolidWorld, che di recente si è quotata, realizza in 3D riproduzioni fedeli di cellule, tessuti e organi umani A Treviso nasce la biostampante 3D che "crea" tessuti e organi umani ROBERTO RIZZO PRESIDENTE SOLIDWORLD GROUP
Maddalena Camera
di 
Maddalena Camera

Il lavoro di SolidWorl

In un futuro forse non troppo lontano si potranno “stampare” in 3D anche cuore, fegato, reni e polmoni. La strada è, ovviamente, lunga e faticosa ma SolidWorld, azienda trevigiana leader nel mercato della stampa 3D industriale, 60 milioni di fatturato e 8mila clienti in portafoglio da Stellantis a Leonardo che già stampano in 3D con il suo software e macchinari, ci sta provando. La società, che nel luglio scorso si è quotata a Piazza Affari e, tramite la sua controllata Bio3DPrinting ha avviato la produzione, in uno stabilimento appositamente realizzato nei pressi di Firenze, di Electrospider, la biostampante 3D in grado di realizzare riproduzioni fedeli di cellule, tessuti e organi umani.  Un progetto complesso tanto che il primo anno verranno prodotte solo  12 stampanti del valore di 500 mila euro ciascuna ma molto apprezzato dalla borsa che ha fatto crescere il titolo del 20% in un giorno a 3,2 euro per azione (+38% rispetto al collocamento).

“La biostampante 3D – ha spiegato Roberto Rizzo presidente e fondatore di SolidWorld- Electrospider è  nata dalla collaborazione sinergica tra il nostro gruppo e una eccellenza nel campo della ricerca come l’Università di Pisa e precisamente con il gruppo coordinato e diretto dal professor Giovanni Vozzi, ordinario di Bioingegneria e direttore del Biofabrication Lab. I test effettuati durante l’ultimo anno sulla stampante 3D hanno dato risultati positivi per questo ora è pronta per essere commercializzata”.

Come funziona?

“Grazie al brevetto realizzato nell’università pisana si possono realizzare tessuti e organi che duplicano la complessità e le funzioni dei tessuti umani.  Lo fa grazie alla stampa di idrogeli innovativi caricati con cellule umane. Al momento siamo molto lontani dal poter replicare degli organi completi come cuore o reni anche perché sono formati da un complesso di cellule molto diverse tra loro. In questo primo stadio possiamo riprodurre tessuti epiteliali e oncologici. E quindi si potrà ad esempio provare tecniche chemioterapiche su un tessuto cellulare che replica quello del paziente oncologico trovando così la terapia migliore senza doverla sperimentare direttamente sul soggetto malato. Un’altra applicazione sarà nelle operazioni complesse su determinati organi. La stampante potrà riprodurli fedelmente, comprese le zone malate. Il chirurgo potrà “provare” l’operazione che dovrà fare su questi organi prima di affrontare quella reale sul paziente. Sarà molto utile specialmente per intervenire su pazienti molto piccoli come i neonati o anche operazioni in utero”.

Quali sono dunque i vantaggi di questo sofisticato prodotto?

“La stampante  richiede l’immissione di informazioni come l’organo da creare, il materiale da usare e le caratteristiche delle cellule da ottenere, dopodiché avvia il processo di stampa: il risultato è un materiale umano. E quindi partendo dalle cellule dei pazienti  si potranno sperimentare  approcci terapeutici personalizzati, senza contare che in questo modo si eviterebbero i test sugli animali”.

Altre applicazioni non medicali?

“In campo farmacologico e cosmetico, la replica dei tessuti consente di testare farmaci, creme e prodotti, rendendoli sicuri per l’uomo e meno impattanti per l’ambiente. Un’ultima possibile destinazione riguarda il settore moda, dove sarà possibile realizzare accessori e articoli di pelletteria partendo dalla biopsia degli animali”.

 Ora siete pronti per la commercializzazione?

“Stiamo lavorando con ospedali e centri di ricerca che sono interessati ad acquistare il prodotto. E sono orgoglioso di affermare che la responsabile della società 3D Bioprinting è un ingegnere biomedico laureato a Pisa di 31 anni, Aurora de Acutis. La strada è lunga e gli investimenti in ricerca  sono molto importanti ma grazie alla quotazione in Borsa abbiamo i capitali per andare avanti”.

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