Con i bond Credit Suisse se ne va un mercato da 260 mld di dollari
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EconomiaIn evidenza Lun 20 marzo 2023

Con i bond Credit Suisse se ne va un mercato da 260 miliardi di dollari

Stabilito che le obbligazioni CoCo di Credit Suisse (denominati At1) possono essere impattate prima delle azioni. Con i bond Credit Suisse se ne va un mercato da 260 miliardi di dollari
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Le obbligazioni di Credit Suisse

Da ora in avanti sarà molto difficile fidarsi della Svizzera. Le autorità di vigilanza hanno cambiato di colpo molti parametri di riferimento per la finanza internazionale. Hanno stabilito (sfruttando una norma del regolamento di emissione) che le obbligazioni CoCo (Covertibili contingenti) di Credit Suisse (denominati At1) possono essere impattate prima delle azioni.

Leggi anche: Credit Suisse, sui bond AT1 azzerati si strizza l’occhio ai sauditi rovesciando le regole del gioco

Inoltre, sono passati sopra tutti i codici stabilendo che  la fusione fra due aziende può essere decisa d’autorità senza aspettare le delibere del consiglio d’amministrazione né tantomeno il voto assembleare. Difficile non vedere in tutto questo insieme di novità la scelta di non danneggiare ancora di più il socio arabo. Azzerare gli At1 è sembrato alle autorità svizzere il sacrificio minore.

Si tratta, infatti, di emissioni di grosso calibro (non meno di 100 mila euro) destinati a investitori istituzionali (banche, assicurazioni, fondi). Soggetti ben individuati dalle spalle molto robuste in grado di sopportare il colpo. L’azzeramento delle azioni avrebbe colpito una moltitudine di risparmiatori in tutto il mondo. Non per questo manca il malumore.

“Ai miei occhi, questo è contro la legge”, ha affermato Patrik Kauffman, gestore di fondi presso Aquila Asset Management, che investe in At1. Secondo il gestore, interpellato da Ft, è “folle” che, in base ai termini dell’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, gli obbligazionisti AT1 non riceveranno nulla mentre gli azionisti verranno pagati 3 miliardi di franchi.

“Non l’abbiamo mai visto prima. Non credo che sarà permesso che accada di nuovo”. Davide Serra, fondatore e amministratore delegato di Algebris Investments, ha affermato che la mossa è stata un “errore politico” da parte delle autorità svizzere. “Hanno cambiato la legge e hanno sostanzialmente rubato 16 miliardi di dollari di obbligazioni”, ha detto stamattina in una call.

I rischi per il settore

Il danno maggiore riguarda la credibilità della Svizzera e anche l’affidabilità di questo tipo di investimenti. Stamattina i rendimenti dei queste obbligazioni sono andate alle stelle mentre i prezzi crollavano.  L’uragano non ha risparmiato nessun emittente. Neanche i più affidabili.

Un’obbligazione Banca Intesa 6,15% con prima scadenza 16 maggio 2024 ha visto il rendimento impennarsi al 20% mentre il prezzo crollava intorno a 88 centesimi. Il bond Santander 5.25% prima scadenza il prossimo 29 settembre è arrivato al 30%. Due le ragioni principali dell’uragano. In buona parte speculazione spaventata e nervosa. Oppure la necessità di ricostituire i margini considerando il crollo delle quotazioni.

Gli AT1 sono cresciuti fino a diventare un mercato di circa 260 miliardi di dollari. Sono stati introdotti all’indomani della crisi finanziaria globale, nell’ambito delle riforme normative che hanno richiesto alle banche di migliorare i loro requisiti di capitale. I cosiddetti titoli convertibili contingenti, progettati per assorbire le perdite, sono una forma relativamente rischiosa di debito bancario. Possono essere convertiti in azioni se il coefficiente patrimoniale di una banca scende al di sotto di un certo livello, oppure gli investitori possono perdere interamente il loro capitale.

La decisione delle autorità svizzere di lasciare gli obbligazionisti AT1 senza nulla ha capovolto le norme consolidate secondo cui gli obbligazionisti hanno la priorità rispetto agli azionisti in caso di liquidazione. Jérôme Legras, responsabile della ricerca presso Axiom Alternative Investments, che detiene AT1 di Credit Suisse, ha affermato che tagliare fuori i detentori di AT1 è stato un errore politico della Finma, l’autorità di regolamentazione svizzera.”Tutti sanno che quando acquisti obbligazioni AT1 stai assumendo dei rischi e sei lì per assorbire le perdite. Ma mostrami le perdite: ci sono ancora 45 miliardi di franchi di capitale proprio in banca”, ha detto.

“Gli azionisti hanno ottenuto 3 miliardi di franchi e i detentori di AT1 non hanno ricevuto nulla, il che è un’inversione della gerarchia abituale”. Tuttavia la documentazione sulle obbligazioni del Credit Suisse chiarisce che le autorità di regolamentazione svizzere possono alterare l’ordine tradizionale in cui i creditori e gli azionisti vengono rimborsati. La Finma “potrebbe non essere tenuta a seguire alcun ordine di priorità, il che significa che le obbligazioni AT1 potrebbero essere cancellate in tutto o in parte prima della cancellazione di parte o di tutto il capitale azionario” si legge nel prospetto.

Cosa dicono gli esperti

Gli esperti di Intermonte, che fino a oggi erano positivi sul settore delle banche italiane, raccomandano a questo punto cautela. Hanno  ridotto in media del 5% le stime di utile per azione per il 2023 e il 2024. Intermonte teme che Unicredit non riuscirà a realizzare alcun buyback nel 2023 e così ha rivisto la raccomandazione sull’istituto a ‘Neutral’.

Per altro Intermonte teme che la pressione sul comparto delle banche continuerà fino a quando non sarà definito il perimetro della crisi e fino a che le stesse banche centrali non chiariranno gli strumenti che possono utilizzare.

«Le banche italiane sono solide dal punto di vista della liquidità e dei coefficienti patrimoniali, ma l’esposizione al debito italiano potrebbe costituire un’ulteriore preoccupazione per gli investitori», hanno concluso. Gli esperti raccomandano cautela (‘Neutral’) su Unicredit, Mediobanca e Bper, mentre continuano a essere positivi su Intesa Sanpaolo e Banco Bpm, pur avendo rivisto la raccomandazione da ‘Buy’ a ‘Outperform’.

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