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ApprofondimentiEconomia Mer 26 aprile 2023

Cento miliardi d'interessi sul debito pubblico, una catastrofe da scongiurare

Un macigno che rischia di avere conseguenze sulla crescita economica. Per questo serve una programmazione seria a lungo termine Cento miliardi d'interessi sul debito pubblico, una catastrofe da scongiurare Titoli di Stato
Giuseppe Giusto
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Giuseppe Giusto

Debito pubblico, cento miliardi d’interessi nel 2027

Nel corso dell’evento “Incontri per lo sviluppo dei territori“, tenutosi a Bari il 13 aprile 2023, il Presidente dell’Abi Antonio Patuelli parla del debito pubblico italiano che a fine 2022 ha raggiunto i 2.762 miliardi pari al 145% del Pil. Ha inoltre affermato che è necessario ragionare sulla spesa pubblica non solo con i parametri di Maastricht, i quali sono solamente delle percentuali. Il debito pubblico costa per la sua quantità e quindi, lo stesso ritiene (a nostro avviso giustamente), un po’ superficiale il dibattito che si sviluppa sull’andamento del debito pubblico italiano solo in rapporto alle percentuali sul Pil. Afferma inoltre che dal 1967 il debito è cresciuto tutti gli anni indipendentemente dalle legislature e dalle maggioranze di governo. A febbraio 2023 il debito pubblico é aumentato di 21,6 miliardi rispetto al mese precedente toccando  un nuovo record attestandosi a 2.772 miliardi.

Banca d’Italia, nella nota “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” comunica che l’incremento è dovuto essenzialmente al fabbisogno, 12,9 miliardi ed alla crescita delle disponibilità liquide del Tesoro, 8,6 miliardi, queste le voci più significative.

Il boom del debito degli anni ’70

Per quale motivo il Patuelli fa riferimento al 1967? Alcune novità si focalizzano nel  corso del triennio 1966-1968; la prima riguarda la nomina di Aldo Moro alla guida del governo I, II, III, quest’ultimo è stato il ventunesimo esecutivo della Repubblica Italiana, il quarto e ultimo della IV legislatura. La rivoluzione riguarda fondamentalmente la formazione di un primo Governo di centrosinistra  (1962-1968). Ermanno Taviani sintetizza in poche frasi gli aspetti più significativi dei molti temi che hanno appassionato gli storici negli ultimi decenni: “L’Italia cambiava nel suo profondo e questo processo rendeva necessario un allargamento della classe dirigente e il superamento del modello di sviluppo fondato sui bassi salari e sui bassi consumi degli anni cinquanta Una nuova coalizione che ha rappresentato una svolta politica : il  parziale superamento della guerra fredda ed i fenomeni di rinnovamento prodottisi nella Società”. Nel 1967 il rapporto debito/Pil  era pari al 32%. La crescita del debito negli anni successivi continua a crescere di circa tre punti percentuali annui. A partire dagli anni settanta l’incremento continua a crescere toccando nel 1992 il 105%.

Il motivo

Se gli anni settanta si erano chiusi con un fantastico 3,5% di crescita del Pil, il successivo decennio si chiude con una crescita del 2%. Mentre il decennio che porterà al 2000 segna una crescita media annua di un asfittico 1,4%. Nel 2015 la grande recessione riporta gradualmente il debito al 130% annuo rispetto al Pil. La massa debitoria supera abbondantemente i 2.000 miliardi di euro e cresce con ritmi preoccupanti. La spesa per interessi passivi e una crescita economica anemica,  è molto inferiore rispetto a quello degli altri Paesi. Questo avrebbe dovuto essere un avvertimento per le generazioni che si trovano a dover pagare per scelte fatte dalle generazioni precedenti. Non possiamo ignorare che questo debito pubblico graverà progressivamente sulle nostre spalle e sui nostri figli e nipoti. Perché la corsa non si é fermata, anzi è peggiorata ulteriormente e nessuno è in grado di porvi rimedio.

Il debito pro capite

A giugno 2022, il debito pubblico italiano, uno dei più alti al mondo, ha raggiunto i 2776,4 miliardi, un macigno fastidioso che spaventa se lo si rapporta al Pil. Ecco quanto incide in maniera pro capite. Il debito pubblico italiano diviso il numero degli abitanti porta l’ammontare del debito procapite a  circa 46.900 euro, se questo importo lo si moltiplica per un nucleo famigliare di tre persone, il debito ammonta a 140.700 euro. un risultato sconvolgente. Nel 1967 il debito pubblico italiano pro capite ammontava a circa 3.000 euro, una significativa differenza. Le previsioni macro economiche, per i prossimi anni sono estremamente pessimistiche a causa del nodo invecchiamento. Che inevitabilmente avrà un impatto sulle pensioni, sanità ed assistenza.

Il peso degli interessi

E’ vero che il rapporto debito/Pil  nel quadriennio  2023 (144,6%), 2024 (142,3%), 2025 (141%), 2026 (140,4%) tenderà  a ridursi  sensibilmente, ma poi ricomincerà a crescere dal 2027 raggiungendo il 180% nel 2055. Il problema principale per l’Italia consiste nel pagamento degli interessi passivi  maturati sul debito pubblico cumulato anche negli anni precedenti. L’ammontare di interessi che sono stati pagati dal 2009 al 2022  sono pari a circa 990 miliardi (approssimativamente 76 miliardi all’anno). Alcune stime proiettano, dopo il 2027, un ammontare di interessi annui di circa 100 miliardi di euro.

Scongiurare la catastrofe

Una programmazione economica seria a lungo termine, potrebbe scongiurare una catastrofe di portata ciclopica dal punto di vista economico, sapendo in anticipo cosa si verificherà nel  futuro, certo le incognite sono tante e nessuno ha la bacchetta magica per porre rimedio ai numerosi errori commessi negli anni precedenti, però il Governo deve attivarsi per arginare una emorragia  che con il passare del tempo bloccherà la crescita, unico elemento che può frenare l’avanzata inesorabile del debito pubblico.

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