La locomotiva economica d’Italia? La classifica di dove si produce
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Economia Lun 08 agosto 2022

La locomotiva economica d’Italia? La classifica delle regioni che producono di più

È il Nord Est la locomotiva dell’Italia. Sebbene gli scostamenti tra le previsioni di crescita delle singole regioni siano minimi, il Nord Est La locomotiva economica d’Italia? La classifica delle regioni che producono di più
Redazione Verità&Affari
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La locomotiva economica d’Italia

È il Nord Est la locomotiva dell’Italia. Sebbene gli scostamenti tra le previsioni di crescita delle singole regioni siano minimi, il Nord Est, torna a essere l’economia trainante del Paese. Nel 2022, infatti, il Pil del Veneto è destinato ad aumentare del 3,4%. Nessuna altra regione italiana è potrà fare meglio. Subito dopo arriva la Lombardia con il 3,3 e l’Emilia Romagna, altra regione nordorientale, con il 3,2. In coda, invece, troviamo le Marche con un aumento del 2,4%, la Basilicata con il 2,3 e, infine, la Calabria con il 2,1. I dati emergono da un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della Cgia sugli scenari territoriali presentati nelle settimane scorse da Prometeia. Entro quest’anno, inoltre, solo sette regioni su 20 recupereranno il livello di Pil che avevano prima dell’avvento della pandemia: Lombardia, Emilia Romagna, Valle d’Aosta, Puglia, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Le realtà territoriali che hanno faticato più delle altre a recuperare il terreno perduto sono la Toscana (-1,4%), la Calabria (-1,8) e, infine, la Sardegna (-2,1).

Le incognite del prossimo autunno

Rispetto alle previsioni di queste ultime settimane dei principali istituti economico–statistici nazionali, quelle richiamate in questa analisi sono, invece, più prudenti. Nel 2022, infatti, la crescita media del Pil italiano è stimata al 2,9%. Un livello inferiore a quello ipotizzato dalla Banca d’Italia (+3,2) o dall’Istat (+3,4). L’Ufficio studi della Cgia ritiene, infatti, che nel prossimo autunno lo scenario economico-sociale sarà particolarmente difficile. Il caro energia, l’inflazione galoppante, gli sviluppi della guerra in Ucraina e una possibile recrudescenza del Covid rischiano di “frenare” con più forza di quanto previsto lo slancio economico maturato in Italia nella prima parte di quest’anno.

Indicatori: turismo, aiuti e investimenti

Gli aiuti pubblici erogati dal governo per contrastare la crisi, il buon andamento delle presenze turistiche, gli investimenti (in particolar modo nelle costruzioni) e l’export sono le voci più significative che stanno puntellando la ripresa economica. Per quanto concerne i consumi delle famiglie che, ricordiamo, costituiscono il 60 per cento circa dell’intero Pil nazionale, dovrebbero salire, rispetto al 2021, del 2,8 per cento, anche se rispetto al 2019 sono ancora inferiori del 4,1. A livello regionale, le variazioni 2022 su 2021 più importanti si segnalano in Lombardia, e Veneto (ambedue +3,4 per cento) e in Valle d’Aosta (+3,3). Per quanto riguarda gli investimenti, quest’anno aumentano del 9,9%, con punte del 10,4 in Lombardia, del 10,3 in Emilia Romagna e del 10,2 in Sicilia, Piemonte, Campania e Puglia.

Bene l’export a + 16,9 per cento

Rispetto alla situazione pre-Covid, il dato medio nazionale è aumentato addirittura del 16,9 per cento In merito all’export, infine, quest’anno il dato nazionale dovrebbe aumentare del 6,3 per cento, con picchi particolarmente positivi in Sicilia (+15,5 per cento), Liguria (+12,3), Valle d’Aosta (+12,2) e Calabria (+11,8). Rispetto a 3 anni fa, le nostre vendite all’estero sono incrementate del 9 per cento.

Crescita record a Trieste e Gorizia

In merito alla crescita economica, misurata a livello provinciale dal valore aggiunto, svetta la Venezia Giulia: Gorizia con il +4,4 per cento e Trieste con il +4,3 guidano la classifica nazionale. Sondrio, invece, con il +4,1 occupa il terzo gradino del podio. Altrettanto significativo il risultato previsto a Barletta, Caserta e Monza-Brianza (tutte con il 4 per cento), Brindisi e Verona (entrambe con il +3,9 per cento). Sebbene la crescita sia comunque positiva, chiudono la graduatoria a livello nazionale Pordenone, Cagliari e Viterbo (con il +1,9 per cento) e, infine, Vibo Valentia e Reggio Calabria (ambedue con il +1,7 per cento). Rispetto al 2019, 51 province su 107 devono ancora recuperare la perdita del Pil causata dalla crisi pandemica. Le situazioni più critiche si registrano a Pisa (-3,5 per cento), Rovigo (- 3,8), Brindisi (- 4,0), Macerata (-4,1), Vibo Valentia (-4,3) e Belluno (-5,2)

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