La montagna partorisce il topolino, cosa resta del piano Ue sul gas
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Economia Mer 21 settembre 2022

La montagna ha partorito il topolino, quel che resta del piano Ue sul gas

Non ci sono altre parole per definire il piano Ue per affrontare il caro energia che sta mettendo in ginocchio l’Europa. La montagna ha partorito il topolino, quel che resta del piano Ue sul gas URSULA VON DER LEYEN
Riccardo Pelliccetti
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Riccardo Pelliccetti

Riccardo Pelliccetti, triestino, è stato caporedattore e inviato speciale per 20 anni de Il Giornale, dopo aver lavorato per diversi quotidiani, periodici e riviste web, occupandosi di politica estera e difesa. Ma è tornato alla sua passione: l’economia. Ha pubblicato i libri “La via dell’esodo” (1997), “I nostri marò” (2013) e “Le verità negate” (2020).

Il piano Ue per il gas

Alla fine la montagna ha partorito un topolino. Non ci sono altre parole per definire il piano Ue per affrontare il caro energia che sta mettendo in ginocchio l’Europa. Bruxelles si era già mossa in ritardo, solo lo scorso 9 settembre si erano riuniti i ministri dell’Energia Ue per formulare delle proposte alla Commissione, e dopo quasi due settimane viene redatta una bozza dalla quale non emergono novità, ma solo precisazioni rispetto alla strada annunciata per superare la crisi energetica. Dopo aver cassato il tetto al prezzo del gas, accantonato il decoupling e tenuto in sospeso a tempo indefinito (ora si parla di ottobre) gli aiuti di Stato per le aziende energetiche, del piano Ue restano poche cose: la tassa sugli extraprofitti, il tetto ai ricavi dell’energia da nucleare e fonti rinnovabili e, soprattutto, il razionamento dei consumi.

Il pacchetto per la stagione fredda

Un bel pacchetto che ci fa stare sereni nell’affrontare l’imminente stagione fredda. Da Ursula von der Leyen ai commissari Ue, si sono sprecati gli annunci ridondanti, soprattutto nel discorso sullo stato dell’Unione fatto dalla presidente della Commissione Ue, come procedere a «una riforma profonda e onnicomprensiva del mercato dell’energia elettrica». Certo, a parole sembra che il price cap sul gas sia solo accantonato temporaneamente, ma non avendone mai definito i contorni appare improbabile che possa riemergere.

Tagli ai consumi

La presidenza ceca del Consiglio Ue ha messo a punto una bozza di compromesso (al ribasso, visti i contenuti) in cui vengono illustrate le linee d’azione alla vigilia della riunione del Coreper (gli ambasciatori dei Paesi membri) prevista oggi. Riguardo al razionamento, è scritto nel documento, viene data più flessibilità ai governi nazionali per decidere quando applicare il taglio dei consumi elettrici del 5% nelle ore di punta. Non saranno prese in considerazione solo le fasce orarie con i prezzi all’ingrosso più alti, ma anche quelle con i consumi lordi di energia, inclusa quella da fonti diverse dalle rinnovabili. Per quanto concerne invece il taglio generico del 10% dei consumi, nella bozza vien precisato che non dovrà avvenire dal 1° dicembre 2022 al 31 marzo 2023, mentre la proposta di Bruxelles parlava di una generica riduzione mensile.

Extra profitti

Passiamo agli extraprofitti delle compagnie che sfruttano tecnologie inframarginali per produrre energia, come le rinnovabili e il nucleare. La novità prevista, in questo caso, è che sia data la possibilità ai Paesi membri di fissare un tetto ai ricavi dalle vendite di energia prodotta con carbon fossile e anche con la torba. Le compagnie interessate dovranno costi dell’energia superiori ai 180 MWh affinché il tetto sia applicato e questo “tiene conto di tali costi e di un ragionevole margine di profitto da coprire – è scritto nella bozza -. Tali misure devono essere concepite in modo tale di non pregiudicare l’ordine di merito e la formazione del prezzo sul mercato all’ingrosso”. Il meccanismo vale per tutti i produttori di energia con tecnologia inframarginali. Comunque, si potrà non applicare il tetto agli extra profitti all’elettricità prodotta in impianti ibridi, quando questo possa causare un aumento delle emissioni di CO2 e un calo della produzione di energia rinnovabile. Viene, infine, data la possibilità ai governi nazionali di utilizzare le entrate extra dagli scambi di energia tra zone di offerta (capacità interzonale) a supporto degli utenti finali.

E il price cap?

Il tetto al prezzo del gas, seppure non previsto, continua a essere oggetto di dibattito. Ieri Pascual Navarro Rios, segretario di Stato spagnolo per gli Affari Ue, ha sostenuto che si stia formando «un consenso» tra gli Stati membri sulla necessità di adottare misure come il price cap del gas e la riforma del mercato elettrico per sganciare il prezzo dell’elettricità da quello del metano, cosa che fino a qualche mese fa era considerata «un’eresia». Rios ha ammesso che ci sono alcune difficoltà nel predisporre il piano Ue. «Il tetto al prezzo del gas non è esattamente lì, ma la Spagna lo appoggia: è come esportare la soluzione iberica al resto dell’Europa». Il segretario dei Stato per gli Affari Ue non ha dubbi: «Un tetto del prezzo al gas va affrontato», ha affermato, dicendo che lo capiscono anche i Paesi nordici. «Ridurre le importazioni, il consumo e il prezzo del gas è assolutamente necessario. Credo che si vada aprendo un consenso: alcuni Paesi, che sono molto dipendenti, quasi al 100%, dal gas hanno alcune difficoltà pratiche, ma credo che si vada formando davvero un consenso su questa serie di misure».

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