Le banche chiedono garanzie pubbliche aiutare le imprese- V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Economia/Apertura
AperturaEconomia Gio 19 gennaio 2023

Credito, le banche chiedono garanzie statali per ristrutturare i debiti delle imprese

L'Associazione bancaria è preoccupata per un peggioramento dello scenario economico che potrebbe far lievitare i crediti deteriorati Credito, le banche chiedono garanzie statali per ristrutturare i debiti delle imprese Giovanni Sabatini, direttore generale Abi
Fiorina Capozzi
di 
Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Non solo garanzie su nuovi finanziamenti, ma anche per le aziende in difficoltà

Le banche spezzano una lancia a favore delle imprese italiane. E chiedono che le garanzie straordinarie previste nel temporary framework siano ampliate e “non riguardino solo i nuovi finanziamenti, ma anche le ristrutturazioni”. La ragione sta nel fatto che, rispetto alla fase della pandemia, oggi “non c’è solo un problema di liquidità per le aziende, ma anche di sostenibilità” del debito come ha spiegato  il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini (nella foto), in audizione in commissione finanze della Camera. Secondo l’Abi, è necessario quindi che il governo sostenga le imprese in una fase di riorganizzazione “che lascia meno spazio per il servizio del credito”. Obiettivo: evitarne la crisi che potrebbe poi tradursi in nuovi crediti inesigibili e sofferenze per le banche. Con la stretta creditizia conseguente.

“Sarebbe opportuno, per consentire alle imprese di rendere il livello di debito più sostenibile, reintrodurre misure di garanzia per favorire la rinegoziazione del debito in essere su scadenze più lunghe, lasciando alle imprese maggiori risorse per far fronte all’incremento dei costi dell’energia e per realizzare gli investimenti programmati” ha spiegato. In pratica, “servono misure che aiutino il debitore a facilitare il rimborso del sue debito” ha poi aggiunto.

Oggi il sistema creditizio italiano è più solido rispetto al passato

“Dopo dieci anni di risultati fortemente compressi anche dalla dinamica di tassi prossimi allo zero, osserviamo oggi un progressivo ritorno alla redditività” ha spiegato. In particolare, nel  2021 la redditività del sistema bancario si è attestata al 7,4% per raggiungere il 9% nel 2022 grazie anche all’incremento del costo del danaro che ha migliorato i margini. Salvo poi precisare che “dall’incremento dei tassi di interesse è atteso anche un impatto negativo diretto sui bilanci bancari per effetto della riduzione del valore del portafoglio dei titoli contabilizzati al prezzo di mercato, in particolare dei titoli di Stato”.

Per non parlare del fatto che, secondo quanto riferisce l’Abi, complessivamente per le banche italiane ed europee anche il parziale recupero di redditività non ha ancora permesso di “recuperare il costo del capitale con un differenziale negativo che è riflesso nelle quotazioni di mercato”. Ciononostante, lo stock di credito all’economia, famiglie e imprese, continua a crescere (a dicembre +2,1%).

Il punto dolente sono le potenziali sofferenze e le loro svalutazioni

Secondo quanto ha riferito Sabatini, l’attuale situazione dei crediti deteriorati è di “sostanziale stabilità”. In dettaglio, “a novembre 2022 le sofferenze nette, la componente più rischiosa dei crediti deteriorati, si sono ridotte del 2,1% sul mese precedente e del 7,4% sull’anno precedente. Gli ultimi dati disponibili mostrano che le sofferenze nette rappresentano meno dell’1% del totale degli impieghi” ha spiegato.

Il problema però sono “le prospettive sulla base dell’andamento del quadro economico di riferimento”. Detta in altri termini, il direttore generale dell’Abi teme che un rallentamento dell’economia possa produrre una nuova tornata di crediti deteriorati e sofferenze. E ha poi aggiunto che nelle banche più grandi questa categoria a rischio, ma ancora in bonis, rappresenta il 13% del totale delle esposizioni. Per questo, “è necessario – ha spiegato – che si adottino politiche regolamentari che contrastino il peggioramento della qualità del credito” in vista anche dell’arrivo dei fondi del Pnrr. 

Inoltre, Sabatini ha evidenziato come preoccupi l’insieme delle norme europee per migliorare la qualità degli attivi bancari (il calendar provisioning). Il sistema che prevede la “svalutazione dei crediti deteriorati allo scorrere del tempo senza legarlo all’effettiva possibilità di recuperarlo rappresenta un vincolo forte – ha spiegato – Per le banche è un incentivo a cedere a soggetti terzi non finanziari i crediti in difficoltà impedendo di proseguire un rapporto con il cliente di supporto nelle fasi più negative”. Cliente che, magari, se adeguatamente supportato, potrebbe superare la fase di crisi.

Il risparmio investito può aiutare l’economia

Per l’Abi “una tassazione inferiore per il risparmio investito nel medio/lungo periodo rispetto ad operazioni speculative di breve o brevissimo termine” come ha ribadito. In questo modo, secondo Sabatini si potrà “coinvolgere in maniera ampia e diffusa il risparmio“. Ma “occorre uno sforzo ulteriore prevedendo strumenti di facile fruizione. Il risparmio responsabilmente investito non a fini speculativi, infatti, è indispensabile per la resilienza alla crisi energetica e all’inflazione e per la solida e prolungata ripresa dello sviluppo e dell’occupazione” ha aggiunto.

In sintesi, “occorrono degli sforzi per attrarre (non obbligare) strutturalmente nell’economia reale l’elevata liquidità accumulata in questi anni grazie ai risparmi degli italiani e al contempo affermare l’attrattività dei capitali esteri”. Un tema da tempo sotto i riflettori dal momento e che in passato ha favorito la nascita del mercato Aim e dei Piani individuali di risparmio che hanno giocato a favore proprio delle piccole e medie imprese italiane. 

Condividi articolo