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AperturaEconomia Mar 23 maggio 2023

Debito Usa, l'accordo non c'è ancora, senza intesa il primo giugno sarà default

Nessun passo avanti significativo nell'incontro tra Biden e lo speaker repubblicano McCarthy. Nelle casse federali restano 57 miliardi Debito Usa, l'accordo non c'è ancora, senza intesa il primo giugno sarà default WALL STREETNEW YORK STOCK EXCHANGENYSEBORSA DI NEW YORKBIG BOARD
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

L’accordo sul debito Usa non c’è ancora

A poco più di una settimana dalla data del primo giugno restano ancora distanti le posizioni di Repubblicani e Democratici sull’innalzamento del tetto del debito Usa. Ieri, 22 maggio, il presidente Joe Biden ha incontrato lo speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, senza però che si siano registrati passi in avanti significativi. “Nessun accordo, ma un confronto produttivo”, ha detto McCarthy uscendo dall’incontro.  

Ma di un accordo possibile non si parla ancora. Gli Stati Uniti potrebbero non riuscire più a onorare i loro obblighi dal 1 giugno, dato che nelle casse federali sono rimasti solo 57 miliardi di dollari. Wall Street guarda con attenzione al dibattito acceso tra le due parti. Anche se tra gli analisti è opinione diffusa che un accordo arriverà in tempo utile per scongiurare il default. Un default americano, avvenimento senza precedenti, avrebbe conseguenze imponderabili sui mercati mondiali e sull’economia. 

I precedenti

Il negoziato tra Casa Bianca e Congresso sul debito è uno scenario ormai frequente. Durante la presidenza Reagan il tetto è stato innalzato 18 volte, otto con Bill Clinton e sette con George W. Bush. Durante l’amministrazione Obama il tetto è stato innalzato 11 volte (per un aumento totale di circa 6,5 trilioni di dollari). Durante l’amministrazione Trump, per tre anni su quattro l’accordo è arrivato dopo un lungo negoziato. Nel 2011, durante l’amministrazione Obama, ci fu il caso più clamoroso tra quelli recenti. Dopo un lungo confronto, i Repubblicani ottennero una netta vittoria politica, con un accordo che comportò il taglio della spesa pubblica e la cancellazione di nuove tasse per i più abbienti. 

L’intesa fu trovata a soli due giorni dalla data in cui gli Usa avrebbero esaurito la la cassa disponibile. Nel frattempo, però, gli uffici dell’amministrazione federale furono momentaneamente chiusi a causa dell’impossibilità del governo di pagare stipendi e servizi, S&P declassò il debito statunitense da AAA ad AA+ e il mercato azionario subì una brusca correzione.

Cosa è il tetto del debito

Alzare il tetto del debito permette agli Stati Uniti di spendere il denaro già stanziato in programmi che sono stati autorizzati dal Congresso. La misura venne introdotta nella forma attuale nel 1939. Fino al 1917 invece il Congresso doveva votare ogni provvedimento di spesa del governo federale.

Il 19 gennaio di quest’anno il dipartimento del Tesoro ha registrato che i pagamenti eccedevano le entrate. Tra le misure d’emergenza assunte ci sono stati ritardi nei pagamenti, ma questo espediente sarà possibile, come ha sottolineato il segretario al Tesoro Janet Yellen, fino all’1 giugno. Dopo, il governo non avrà più soldi in cassa se il tetto del deficit non verrà alzato o congelato. L’anno scorso per la prima volta il debito pubblico ha superato i 31 mila miliardi di dollari. Attualmente ammonta a 31.400 miliardi, pari al 120% del Pil Usa.

Cosa succede senza accordo

Senza un accordo per l’innalzamento del tetto del debito, il governo Usa non potrà contrarre nuovi debiti. Ovvero, non avrà abbastanza soldi per pagare i conti con i fornitori, i dipendenti federali, gli interessi maturati dai possessori di titoli di titoli di Stato. Gli economisti ritengono che lo scenario economico sarebbe devastante e potrebbe avere effetti sull’occupazione, con otto milioni di posti a rischio, e sui mercati mondiali.

Lo scontro sul lavoro

Uno dei punti di scontro tra Democratici e Repubblicani riguarda le politiche sul lavoro dell’amministrazione Biden. I conservatori accusano l’amministrazione Biden di aver incoraggiato i poveri a non lavorare. Per i Democratici, il sostegno alle fasce deboli ha permesso di ridurre del 46% la povertà tra i minori nel solo 2021. L’estensione dell’assistenza medica per i poveri, inoltre, è considerata dai Dem necessaria per garantire le cure a chi non può permettersi l’assicurazione privata. 

 

 

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