L’accordo sul debito Usa non c’è ancora
A poco più di una settimana dalla data del primo giugno restano ancora distanti le posizioni di Repubblicani e Democratici sull’innalzamento del tetto del debito Usa. Ieri, 22 maggio, il presidente Joe Biden ha incontrato lo speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, senza però che si siano registrati passi in avanti significativi. “Nessun accordo, ma un confronto produttivo”, ha detto McCarthy uscendo dall’incontro.
Ma di un accordo possibile non si parla ancora. Gli Stati Uniti potrebbero non riuscire più a onorare i loro obblighi dal 1 giugno, dato che nelle casse federali sono rimasti solo 57 miliardi di dollari. Wall Street guarda con attenzione al dibattito acceso tra le due parti. Anche se tra gli analisti è opinione diffusa che un accordo arriverà in tempo utile per scongiurare il default. Un default americano, avvenimento senza precedenti, avrebbe conseguenze imponderabili sui mercati mondiali e sull’economia.
I precedenti
Il negoziato tra Casa Bianca e Congresso sul debito è uno scenario ormai frequente. Durante la presidenza Reagan il tetto è stato innalzato 18 volte, otto con Bill Clinton e sette con George W. Bush. Durante l’amministrazione Obama il tetto è stato innalzato 11 volte (per un aumento totale di circa 6,5 trilioni di dollari). Durante l’amministrazione Trump, per tre anni su quattro l’accordo è arrivato dopo un lungo negoziato. Nel 2011, durante l’amministrazione Obama, ci fu il caso più clamoroso tra quelli recenti. Dopo un lungo confronto, i Repubblicani ottennero una netta vittoria politica, con un accordo che comportò il taglio della spesa pubblica e la cancellazione di nuove tasse per i più abbienti.
L’intesa fu trovata a soli due giorni dalla data in cui gli Usa avrebbero esaurito la la cassa disponibile. Nel frattempo, però, gli uffici dell’amministrazione federale furono momentaneamente chiusi a causa dell’impossibilità del governo di pagare stipendi e servizi, S&P declassò il debito statunitense da AAA ad AA+ e il mercato azionario subì una brusca correzione.