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AperturaEconomia Dom 23 aprile 2023

Dopo Taiwan, il tour del governo anche a Seul e Tokyo. Via della Seta più lontana

Dopo aver toccato Taiwan, la missione del ministero dell’Industria continua: previsti incontri con i manager delle aziende private di semiconduttori. L’obiettivo è prendere contatti, spunti e lanciare un piano nazionale della microelettronica. Dopo Taiwan, il tour del governo anche a Seul e Tokyo. Via della Seta più lontana
Claudio Antonelli
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Claudio Antonelli

Dopo Taiwan, il tour del governo anche a Seul e Tokyo

La missione dei funzionari del ministero dell’Industria e del made in Italy non si ferma a Taiwan. Le prossime tappe sono Seul e poi Tokyo. A quanto risulta alla Verità, come è accaduto in occasione della visita a Taipei, gli incontri saranno con manager di punta delle aziende private impegnate nello sviluppo e nella produzione di microchip. Nell’isola contesa dalla Cina gli interlocutori sono stati Tsmc, Psmc e Vis. Leader del comparto in Corea è la Samsung, mentre il mercato Giapponese è molto più frammentato.

Il tour serve sicuramente a incamerare spunti e conoscenza e serve a lanciare quello che ieri il ministro Adolfo Urso ha spiegato essere il piano delle microelettronica. «Il governo sta lavorando alla messa a punto di un piano nazionale sulla microelettronica», ha spiegato il ministro nel corso di un convegno a Pavia dedicato proprio a questo settore dell’high-tech (evento al quale è intervenuto, tra gli altri, assieme al presidente di Assolombarda, Alessandro Spada). Si tratta di un Piano che «porterò in consiglio dei ministri», ha assicurato Urso. Dopo il recente via libera europeo al cosiddetto Chips Act sulla produzione dei microprocessori, «faremo un Chips Act italiano che affronti e declini gli obiettivi» di quel pacchetto di norme «nella realtà del nostro Paese», ha aggiunto il ministro, per il quale questa mossa renderà l’Italia «ancora più attrattiva per quanto riguarda gli investimenti nel settore».

Il modello Pavia per l’Italia e il mondo

L’incontro rientrava nel programma di «Pavia capitale della Cultura di Impresa 2023». Un appuntamento che ha visto la partecipazione di diversi esponenti del mondo politico locale e numerosi imprenditori a partire da Nicola de Cardenas, presidente della sede pavese di Assolombarda. «Quello di Pavia è il modello che vogliamo portare in Italia e nel mondo», ha proseguito Urso. Un modello di partecipazione e collaborazione tra università e impresa da replicare in altri territori. È vitale che, accanto alle eccellenze di sempre, si debbano mettere a valore anche quei saperi innovativi legati al digitale».

«La nomina di Pavia a Capitale della Cultura d’Impresa per il 2023 è una grande opportunità per diffondere i valori della cultura d’impresa e promuovere le economie locali a forte vocazione industriale», ha aggiunto Spada. Il riferimento è proprio al distretto della microelettronica, un unicum capace di rendere il territorio attrattivo e competitivo dando un forte contributo a un comparto che rende anche la Lombardia prima regione, in Italia, per dimensioni con 667 unità locali, oltre 13.000 addetti e 940 milioni di export.

Riportare a casa produzioni di alto livello

Due le aziende di punta. Inventum e StMicroelectronics. È chiaro che se si somma il tour dei dirigenti del ministero, gli annunci di ieri e il piano europeo del Cip 7 per l’innovazione si crea un perimetro di reindustrializzazione. O almeno un tentativo di riportare a casa produzioni di alto livello. Va aggiunto anche il fatto che la legge di bilancio 2023 ha previsto l’istituzione di una fondazione chiamata «Centro Italiano per il design dei circuiti integrati a semiconduttore» che serve per promuovere la progettazione e lo sviluppo di circuiti integrati, «rafforzare il sistema della formazione professionale nel campo della microelettronica e assicurare la costituzione di una rete di università, centri di ricerca e imprese che favorisca l’innovazione e il trasferimento tecnologico del settore».

I ministeri dell’Economia e delle finanze, delle imprese e del made in Italy, dell’università e della ricerca sono i membri fondatori del Centro che ha fondi pari a 10 milioni per l’anno in corso e di 25 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2030. Elementi di un puzzle che se dovesse andare in porto aiuterebbe l’Italia a superare l’accordo della Via della Seta firmata dal governo di Giuseppe Conte nel 2019. L’accordo scadrà a marzo del prossimo anno. Sfilare infrastrutture e settori strategici sarebbe importante per rimettere in piedi un equilibrio atlantico che quegli anni grillini hanno messo in discussione, tentando di importare in Italia persino la tecnologia 5G di due colossi come Huawei e Zte.

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