Fitch taglia le stime del Pil globale, ma è in Cina la frenata più dura
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Economia Mer 15 giugno 2022

Fitch taglia le stime del Pil globale, ma è in Cina la frenata più dura

La sintesi di quanto afferma ha affermato Fitch Ratings nel suo Global economic outlook (Geo) relativo al mese di giugno. Fitch taglia le stime del Pil globale, ma è in Cina la frenata più dura
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Le previsioni al ribasso del Pil

Le speranze di resistere alle pressioni inflazionistiche globali in continua ascesa si riducono sempre di più. E le prospettive di crescita, di conseguenza, si riducono. È la sintesi di quanto afferma ha affermato Fitch Ratings nel suo Global economic outlook (Geo) relativo al mese di giugno. È per questo motivo che l’agenzia di rating ha abbassato la previsione di crescita del Pil mondiale per il 2022 di 0,6 punti percentuali rispetto al Geo di marzo al 2,9%. A subire il ridimensionamento maggiore da parte di Fitch è stata la Cina. A Pechino l’agenzia prevede «che la crescita scenda al 3,7% quest’anno, dal 4,8% di marzo». Il ribasso comunque è globale: le previsioni di crescita degli Stati Uniti si riducono di 0,6 punti percentuali al 2,9%, mentre per l’Eurozona la sforbiciata è di 0,4 punti percentuali al 2,6%. Ma anche le proiezioni della crescita mondiale per il 2023 vengono leggermente ridimensionate: -0,1%, con le stime che scendono al 2,7%.

Tra Covid e guerra

Nel secondo trimestre del 2022, secondo Fitch, i lockdown a Shanghai che hanno semi-paralizzato la regione per quasi due mesi porteranno a una riduzione del Pil cinese. E Fitch «non vede un rapido rimbalzo» con la politica zero Covid ancora in vigore. I recenti lockdown in Cina, inoltre, stanno aggiungendo pressione sulla catena di approvvigionamento manifatturiera globale, ancora provata dalla pandemia. Ad essi si aggiungono le difficoltà che stanno iniziando ad avere diversi Paesi nell’approvvigionamento energetico e alimentare dovute alla guerra Russia-Ucraina. Problemi che stanno avendo a cascata «un impatto sull’inflazione europea più rapido del previsto», ha evidenziato Fitch, aggiungendo che «le pressioni inflazionistiche si stanno accumulando anche nel settore dei servizi, in particolare negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dove mercati del lavoro rigidi stanno aumentando la crescita dei salari nominali».

Le prospettive per l’Ue e gli Usa

Fitch ha rivisto al rialzo le sue previsioni di inflazione in modo ampio, in particolare per l’Europa nel secondo semestre dell’anno in corso. Nella zona euro il carovita trascinerà i redditi reali dei consumatori, mentre l’industria tedesca è stata colpita dalle interruzioni nella catena di approvvigionamento e dal rallentamento della Cina.

L’economia Usa sta vivendo uno slancio che per Fitch è a breve termine, con la spesa per consumi sostenuta da una forte crescita dei posti di lavoro e dei salari nominali. La crescita, però, è destinata inevitabilmente a rallentare dalla metà del 2023, con tassi appena positivi in termini trimestrali a causa di una stretta monetaria più aggressiva. Per questo prevede che la crescita statunitense scenderà all’1,5% nel 2023 e all’1,3% nel 2024. Sulla scia di una forte stretta monetaria promessa dalla Fed per rimettere al guinzaglio l’inflazione, il rischio che arrivi una recessione statunitense è significativo. «Le sfide dell’inflazione sono diventate così pronunciate che le banche centrali sono costrette a rispondere, abbandonando le indicazioni prospettiche precedenti. Il rischio che l’inflazione diventi radicata è troppo grande per essere ignorato», ha spiegato Brian Coulton, capo economista di Fitch Ratings.

In questo scenario, di conseguenza, Fitch ha emesso le nuove previsioni dei tassi di interesse. La Fed, secondo l’agenzia di rating, dovrebbe alzare i tassi di interesse al 3,0% entro il quarto trimestre 2022 e al 3,5% entro il primo trimestre del 2023. La Banca d’Inghilterra dovrebbe aumentare i tassi al 2% entro la fine dell’anno e al 2,5% entro il primo trimestre 2023. Mentre la Bce, per Fitch, dovrebbe alzare i tassi di 100 punti quest’anno e di 50 nel 2023.

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