Paradosso Italia, investe nel digitale e assume dipendenti pubblici
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Economia/Apertura
AperturaEconomia Mar 16 maggio 2023

Il paradosso dell'Italia, investe nel digitale e assume nuovi dipendenti pubblici

Investiamo nel futuro per aumentare il debito pubblico e assumere nuovi dipendenti. E il debito pubblico italiano continua a salire. Il paradosso dell'Italia, investe nel digitale e assume nuovi dipendenti pubblici
Emanuele Bonora
di 
Emanuele Bonora

Giornalista de La Verità, esperto di nuovi media. Responsabile dell'edizione online del quotidiano e delle strategie digitali.

Tra le storture italiche c’è anche questa. Mentre in tutto il mondo s’investe nel digitale per migliorare i processi (produttivi), ridurre i costi e avere nuove risorse da investire in nuovi settori (leggasi innovazione), da noi facciamo all’opposto. Investiamo nel futuro per aumentare il debito pubblico e assumere nuovi dipendenti.

Il debito pubblico dell’Italia

Partiamo dai numeri. Il debito pubblico italiano continua a salire e a marzo ha raggiunto il suo massimo storico a circa 2.790 miliardi di euro, rispetto ai 2.772 miliardi di inizio mese. L’incremento mensile è stato così di circa 18 miliardi di euro e rispetto al dato dello stesso mese dello scorso anno è aumentato di circa 33 miliardi. Anche il debito delle Pa è aumentato di 17,8 miliardi rispetto al mese precedente, arrivando a 2.789,8 miliardi. 

Nel mentre, da fine 2022, è tornato a crescere il numero di dipendenti pubblici. Un esercito di 3.266.180 persone, il più grande dell’ultimo decennio. Certo, va detto che su 100 contratti a tempo indeterminato ce ne sono 15 flessibili. E che gli aumenti più significativi si sono registrati, soprattutto, nel comparto scuola (+14.400 unità e +1,2%) e sanità (+9.000 e +1,3%).

Gli investimenti per il digitale

Nel mezzo ci sono gli investimenti per il digitale, finanziati dal Pnrr. Che dovrebbero, invece, proprio aiutare a migliorare i processi. Tanto nel pubblico, quanto nel mondo delle imprese. Proprio alla Pa vanno, infatti, 6,1 miliardi di investimenti, a cui bisogna aggiungere gli altri 600 milioni di euro previsti dal Piano nazionale per gli investimenti complementari. Una fetta importante dei 27 miliardi complessivi nel digitale, che tramite il finanziamento europeo, l’Italia dedica dedica alle imprese (18,7 miliardi), alle reti (6,7 miliardi), alle competenze (4 miliardi) e alla cybersicurezza (613 milioni). Ma i cui effetti, stando ai numeri, ancora non si vedono.

Anzi, stando all’Osservatorio 2023 sull’attrattività dell’Italia, non si registrano proprio miglioramenti in questo ambito. Con l’aggravante che i ritardi sul Pnrr e l’indebitamento pubblico potrebbero influenzare negativamente gli investimenti stranieri. L’indice Super-Index AIBE (realizzato con la collaborazione del Censis) segnala ritardi per quanto riguarda le procedure per “fare impresa” e gli adempimenti fiscali. E non registra nemmeno miglioramenti “sulla percezione della presenza della corruzione e sullo stato di diritto”. “La cosa che preoccupa, o che dovrebbe preoccupare, è che il debito possa diventare, ancora una volta, il pretesto per una crisi di fiducia sull’Italia determinata dall’eccessivo rialzo dei tassi o da qualche fattore esogeno di natura geopolitica”, ha sentenziato il presidente dell’associazione italiana Banche estere Guido Rosa.

 

 

Condividi articolo