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AperturaEconomia Mar 16 maggio 2023

L'ultima della Ue: per l'insalata in busta solo super porzioni da un chilo e mezzo

Le regole in vigore dal 2030. Stefania Grazianetti (Bonduelle Italia): nessuno sarebbe in grado di consumarla in tempi ragionevoli L'ultima della Ue: per l'insalata in busta solo super porzioni da un chilo e mezzo SUPERMERCATO LIDL DI VIA RIPAMONTI, CARRELLI, CARRELLO, SPESA, SCAFFALE, SCAFFALI
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Insalata in busta? Solo porzioni da un chilo e mezzo

L’ultima idea della Ue in fatto di sostenibilità è il divieto di utilizzare confezioni in plastica per frutta e verdura di peso inferiore al chilo e mezzo. Un disastro secondo i protagonisti di questa filiera alimentare che nel 2030 potrebbe abbattersi sulla cosiddetta quarta gamma delle insalate in busta e frutta mono o bi-porzione già tagliata e confezionata che, secondo alcune rilevazioni, produce un giro d’affari superiore al miliardo di euro.

Una filiera da 10 miliardi di euro

“Il problema -spiega Stefania Grazianetti-  direttore qualità di Bonduelle Italia, gigante francese del settore che nel nostro paese confeziona 160 milioni di buste di insalata – è che nessuno  è in grado di consumare una busta di insalata da un chilo e mezzo in tempi ragionevoli. Una confezione che, oltretutto, non starebbe neppure nel  frigorifero di casa”.

Secondo  un sondaggio  l’81% dei consumatori sceglie insalate in busta (in  confezioni da 100 o 200 grammi), il 40% preferisce le insalate miste e il 30% sceglie la frutta lavata e tagliata. Da sottolineare che questa filiera alimentare che vale circa 10 miliardi tra ortofrutta, produzione, trasformazione e vendita sta già cercando maggiore sostenibilità nei processi produttivi.

Bonduelle: ridotti del 9% i consumi di energia

Bonduelle, che in Italia ha uno tra i più grandi stabilimenti di produzione per le insalate in busta vicino a Bergamo e un altro a Battipaglia (Salerno) con, in totale, 400 dipendenti  e 200 milioni di ricavi, ha appena ottenuto, dopo tre anni di lavoro, la certificazione BCorp che garantisce standard elevati in fatto di governance e impatto ambientale.

“Abbiamo ridotto del 9% il consumo di energia elettrica – ha spiegato l’ad Federico Odella– e presto istalleremo pannelli fotovoltaici che garantiranno il 15% del fabbisogno di energia non solo nello stabilimento di Bergamo ma anche in quello di Battipaglia”.

L’azienda ha anche ridotto il consumo di acqua del 12% e delle emissioni di C02 del 9% ma sul fronte delle buste di plastica la sostituzione è difficile.

Imballaggi da materiale riciclato

“Il nostro packaging (Bonduelle imbusta insalata anche con i marchi delle principali catene di distribuzione come Coop o Esselunga ndr) è al 100% proveniente da materiale riciclato – ha aggiunto Stefania Grazianetti – ma al momento non riusciamo a trovare una sostituzione per le buste anche se abbiamo ridotto la percentuale di quelle in plastica di origine fossile. Stiamo anche facendo un grande lavoro con i nostri fornitori che sono agricoltori italiani che producono in terreni molto vicini agli stabilimenti per aiutarli in un percorso di agricoltura rigenerativa per mitigare gli impatti negativi sul suolo coltivato”.

Insomma molti sforzi,  tra cui la diminuzione del 38% delle emissioni di gas serra dirette e indirette entro il 2035, ma le confezioni di frutta e verdura in plastica saranno difficili da sostituire. Da sottolineare che il problema non è ovviamente solo per l’insalata in busta ma anche per la frutta, come mirtilli o fragole, che potrebbero essere venduti solo in “vascone” da un chilo e mezzo. Davvero troppo anche per famiglie numerose.

 

 

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