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AperturaEconomia Ven 17 marzo 2023

Musica e diritti d'autore, un mercato da 10 miliardi all'anno. Dove adesso si può investire

I numeri dietro allo scontro tra Siae e Meta. Solo in Europa le royalties valgono 5,29 miliardi. Le piattaforme per partecipare all'affare Musica e diritti d'autore, un mercato da 10 miliardi all'anno. Dove adesso si può investire
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Il mercato dei diritti d’autore vale 10 miliardi all’anno

Quanto vale il mercato dei diritti d’autore musicali? Secondo l’ultimo report della Cisac (Confederazione Internazionale delle Società di Autori e Compositori) “Global Collections Report 2022”,  le royalties raccolte a livello mondiale nel 2021 sono state pari a 9,6 miliardi di euro. E l’Europa, in questo mercato, si trova al primo posto con 5,29 miliardi (55.2% del totale) di ricavi, più del doppio rispetto alla quota di Canada e Stati Uniti.

Lo scontro tra Siae e Meta

Il diritto d’autore è la parte editoriale delle royalties musicali coperta, per l’Italia e gli autori italiani, dalla Siae e oggetto della diatriba con Meta (Facebook/Instagram). Il gigante big tech Usa non ha rinnovato il contratto di utilizzo dei brani musicali pubblicati nei suoi social. E dunque, se il contratto non verrà firmato, le “storie” degli utilizzatori saranno private delle colonne musicali prescelte. Non si tratta di cifre di poco conto. Infatti, sempre secondo Cisac, i ricavi dei diritti d’autore sul fronte “digitale” (streaming e social) sono stati pari a 3,1 miliardi di euro nel 2021, in crescita del 30% rispetto all’anno precedente. Il cortocircuito tra Meta e Siae è dovuto al fatto che la società di Mark Zuckerberg non vuole comunicare il numero di passaggi, ossia di ascolti, dei brani musicali presenti in piattaforma e vuole pagare una cifra “fissa”.  

Quanto pagano i giganti dell’online

Certo Facebook e Instagram sono piattaforme social gratuite, almeno per il momento, che vivono di pubblicità. Diverso il modello di business delle piattaforme streaming nate solo per ascoltare musica. La più famosa è Spotify  che comunica il numero di “ascolti” e paga circa 6 euro ogni mille passaggi. Più ricca Apple Music che paga circa 8-9 euro intorno mentre YouTube, che è di Google,  tra i 2 e i 3 euro sempre ogni mille passaggi.

“I diritti d’autore sono molto importanti per chi scrive musica- ha spiegato Marzio Schena fondatore e ad di ANote,  piattaforma di investimento in royalty musicali –  perché garantiscono agli autori rendite costanti nel tempo. Inoltre sono parte dell’asse ereditario e si estinguono solo 70 anni dopo la morte dell’autore stesso”.

Su questa rendita musicale, prevista in crescita  grazie allo streaming, ANote ha costruito il suo business mettendo in contatto i detentori di diritti musicali con appassionati di musica e investitori.

Investire nelle royalties

“L’idea  è venuta nel 2017 durante il Festival di Sanremo – ha spiegato Schena-  io e quello che sarebbe diventato il mio socio in ANote volevamo investire su una canzone in gara ma ci siamo resi conto  che era impossibile senza avere a disposizione budget elevati. Ora con la nostra piattaforma diamo questa possibilità. In pratica è una specie di borsa dei diritti musicali. Chi possiede il diritto d’autore mette in asta il suo catalogo. Chi vuole investire compra una quota e poi riceve i diritti d’autore dalle canzoni acquisite”.

Naturalmente non tutti gli autori possono vendere il loro catalogo alla piattaforma. ”Scegliamo musica che è sul mercato da almeno 3 anni- aggiunge Schena -. Dal 2020 abbiamo concluso accordi per l’introduzione di cataloghi in piattaforma e partnership per un valore di 20 milioni di euro. E distribuito oltre 250mila euro di royalties. Abbiamo circa 21 mila utenti che ricevono una buona remunerazione del loro investimento”.

I cataloghi

I cataloghi musicali messi a disposizione dai detentori dei diritti sono sottoposti a un processo di due diligence. Durante il quale vengono esaminati lo storico, i contratti e le potenzialità future dei cataloghi prima che questi siano messi all’asta. Ogni volta che la musica viene “consumata”, attraverso radio, lo streaming online, concerti dal vivo o quando viene utilizzata in TV o nei film,  genera royalty che vengono raccolte e distribuite pro-quota agli investitori sulla piattaforma.  Il modello di business della società si basa su una commissione “listing fee” sul valore del catalogo al termine della fase di asta. E su commissioni di distribuzione quando le royalty vengono periodicamente distribuite agli investitori. La piattaforma di ANote è integrata con il provider blockchain Algorand, per garantire la massima protezione di ogni transazione.

 

 

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