Nostalgia chimica: da Montedison alla Novamont di Eni fino a Sir
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ApprofondimentiEconomia Ven 28 aprile 2023

Nostalgia chimica: dalla Montedison alla Novamont di Eni passando per Sir

Il passaggio di Novamont all’Eni attraverso Versalis ricostituisce il Polo chimico nazionale di cui si era parlato per tutti gli anni ’80 Nostalgia chimica: dalla Montedison alla Novamont di Eni passando per Sir Estrazione gas Eni
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Nostalgia chimica: dalla Montedison alla Novamont di Eni passando per Sir

Il passaggio di Novamont all’Eni attraverso Versalis non è una semplice operazione finanziaria e industriale.  E’ la ricomposizione della grande chimica italiana nella sua storia piena di luci e di troppe ombre. Volendo sintetizzare in maniera estrema possiamo dire che  l’operazione ricostituisce, in sordina, il Polo chimico nazionale di cui si era parlato per tutti gli anni ’80.

La sua nascita sotto la sigla Enimont doveva chiudere la guerra chimica che aveva contrapposto la Montedison sponsorizzata da Enrico Cuccia alla Sir cresciuta sotto il patronato dell’Imi. Come outsider la Liquigas dalla cui costola assicurativa (la Sai) sarebbe nato il fenomeno Ligresti.

L’avamposto pubblico, non certo estraneo allo scontro, era rappresentato dall’Anic di proprietà Eni. Erano i  tempi di Eugenio Cefis, Nino Rovelli, Raffaele Ursini. Mito e inferno dell’industria italiana. Oscurità e corruzione. Tutti questi fili si erano annodati con la nascita di Enimont di cui in tutti questi anni si è parlato più per i risvolti giudiziari che per le valenze finanziarie e industriali. Versalis è l’erede diretta di Enimont. Ha  assorbito tutta la petrolchimica italiana dopo la rottura della  disgraziata alleanza fra la Montedison di Raul Gardini e l’Enichem.  Ha un nuovo nome proprio per dare il segno del cambiamento radicale.

L’acquisto di Novamont ricuce la storia della petrolchimica italiana con le sue radici

Novamont, infatti, è oggi uno dei leader mondiali nelle bioplastiche, però nei sui laboratori sono nate le prime plastiche che non erano per niente bio. Il centro di gravità è rappresentato dai laboratori dell’Istituto Donegani di Novara dove Giulio Natta aveva messo a punto la tecnologia dei polimeri. La plastica come la conosciamo in quanto derivato del petrolio nasce  da quella ricerca. Una eccellenza italiana che purtroppo si è persa. La Montedison in affanno degli anni ’70 aveva venduto i brevetti perdendo il primato.

L’Istituto Guido Donegani di Novara alla fine degli anni Ottanta faceva parte della Montedison dell’era Ferruzzi. Quando fu costituita Enimont Gardini decise di tenere in Montedison una piccola unità di ricerca che fu battezzata Fertec (Ferruzzi Ricerca e Tecnologie) con l’obiettivo di sviluppare l’impiego di materie prime agricole nella chimica. Sotto la guida di Amilcare Colli già presidente del Donegani, furono lanciate molte iniziative tra cui la carta biodegradabile a base di amido, il Mater-Bi, polimero biodegradabile, il biodiesel, la cui produzione fu avviata in una consociata di Livorno.

Negli anni la Fertec ha attraversato mille difficoltà

Poi  la liquidazione della Montedison, nel 1996, ha portato al cambio di proprietà e alla nuova vita con l’etichetta Novamont. Non per questo, però, l’azienda si è sottratta alle polemiche. Nel 2018 l’obbligo dei sacchetti della spesa in bio-platica accese i fuochi contro l’amministratore delegato Catia Bastioli  che nel 2011 aveva partecipato ad una delle primissime edizioni della convention di Renzi alla Leopolda. Quella norma, imposta da una regola europea, venne strumentalmente considerata un regalo.

Ma nella storia dell’azienda ci sono anche episodi più sorridenti. Come l’evento organizzato da Carlo Sama, che aveva preso il posto di Gardini alla guida della Montedison. Per dimostrare il valore del Mater-Bi, la bio-plastica prodotta a Novara fece realizzare un piccolo pupazzo di Topolino e lo sotterrò con  gran cerimonia  annunciando che con il tempo si sarebbe scomparso assorbito dal terreno.

Nessuno sa esattamente come sia finito l’esperimento. Resta il fatto che la Fertec, ribattezzata Novamont, ha conservato nel nome  le radici con la Montedison. Nel bene e nel male una pietra angolare dell’industria italiana. Chissà se la nuova proprietà conserverà il nome oppure, visti i precedenti, vorrà cancellare ogni riferimento al passato. Un altra nostalgia in frantumi.

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