L’Opec taglia 2 milioni di barili di greggio al giorno e aiuta Putin
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Economia Gio 06 ottobre 2022

L’Opec aiuta Putin e taglia 2 milioni di barili di greggio al giorno

A partire dal mese di novembre l’Opec+ taglierà la produzione di due milioni di barili al giorno dai livelli di produzione di agosto 2022.  L’Opec aiuta Putin e taglia 2 milioni di barili di greggio al giorno
Camilla Conti
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Camilla Conti

L’Opec aiuta Putin

A partire dal mese di novembre l’Opec+ taglierà la produzione di due milioni di barili al giorno dai livelli di produzione richiesti di agosto 2022.  La decisione è stata presa «alla luce dell’incertezza che circonda le prospettive economiche e del mercato petrolifero globale e della necessità di migliorare le linee guida a lungo termine per il mercato e in linea con l’approccio vincente di essere proattivi», si legge nel comunicato finale dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio e i suoi alleati guidati dalla Russia. Il taglio, ha sottolineato il Wall Street Journal, è il più consistente dall’aprile del 2020.

Dopo aver superato i 100 dollari al barile nei primi sei mesi dell’anno a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, i prezzi del petrolio sono scesi del 32% negli ultimi quattro mesi a causa delle preoccupazioni economiche globali, con il greggio europeo che è anche sceso sotto gli 83 dollari al barile per la prima volta da gennaio.

Secondo il quotidiano americano, la mossa decisa ieri a Vienna potrebbe compromettere i piani dei Paesi del G7 che vogliono stabilire un tetto al prezzo del petrolio russo sul mercato globale, una parte fondamentale della battaglia economica dell’Occidente contro Mosca. E ci potrebbero essere conseguenze rialziste sull’inflazione globale che le banche mondiali stanno provando a riportare al 2% e sui prezzi della benzina negli Stati Uniti a poco più di un mese dalle elezioni di Midterm.

La risposta Usa

Non a caso è subito arrivata la reazione della Casa Bianca: il presidente Usa Joe Biden si è detto «contrariato» e «deluso dalla decisione miope» dell’Opec+ di tagliare drasticamente la produzione di petrolio e «l’amministrazione si consulterà con il Congresso su ulteriori strumenti e meccanismi per ridurre il controllo del cartello sui prezzi dell’energia», hanno scritto in una nota congiunta il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan e il direttore del Consiglio economico nazionale Brian Deese.

Di certo, la decisione del cartello arriva meno di tre mesi dopo che Biden ha visitato l’Arabia Saudita, leader de facto dell’Opec, nel tentativo di riparare le relazioni tra il maggiore consumatore di petrolio al mondo e il più grande esportatore di greggio, in un periodo di inflazione crescente, in parte guidata dagli alti prezzi dell’energia.

I motivi del taglio

L’Opec+ ha fatto intendere, in via ufficiosa, che il taglio rappresenta risposta tecnica alla flessione dell’economia globale, soprattutto in Cina, dove le restrizioni dovute al Covid hanno danneggiato la domanda di petrolio. Ma gli analisti hanno puntualizzato che la mossa rappresenta una vittoria per Mosca che ha perso circa un milione di barili al giorno di produzione di petrolio dall’inizio della guerra. Secondo Peter Cardillo di Spartan Capital rischia comunque di causare problemi a valle. «Se ci sarà una recessione globale, la domanda cadrà a picco e questo potrebbe portare i membri dell’Opec+ a voler aumentare individualmente la produzione per incrementare le entrate, provocando lotte intestine e forse causando lo scioglimento del gruppo».

Il prossimo vertice è stato fissato per il 4 dicembre. Il 5 dicembre scatterà l’embargo petrolifero nei confronti della Russia da parte della Ue e del price cap del G7. Per quanto riguarda le riunioni, quella del Comitato di monitoraggio ministeriale congiunto (JMMC) si terrà ogni due mesi mentre la ministeriale Opec e non Opec (ONOMM) ogni sei. Il JMMC potrà però tenere riunioni aggiuntive o richiedere una riunione ministeriale Opec e non Opec in qualsiasi momento per affrontare gli sviluppi del mercato.

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