L'oro rivede i massimi storici e guarda a nuovi record - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Economia/Apertura
AperturaEconomia Mer 05 aprile 2023

L'oro rivede i massimi storici e guarda a nuovi record aspettando la Fed

Il metallo giallo rivede i massimi storici sopra i 2mila dollari l'oncia e guarda a nuovi record aspettando la Fed L'oro rivede i massimi storici e guarda a nuovi record aspettando la Fed
Redazione Verità&Affari
di 
Redazione Verità&Affari

L’oro rivede i massimi storici

Il metallo giallo è sui massimi degli ultimi 13 mesi a 2.042,80 dollari l’oncia e potrebbe testare il suo record a 2.075,47 dollari, raggiunto nell’agosto 2020, sostenuto dalla scommessa che la stretta monetaria aggressiva negli Stati Uniti si stia avvicinando alla fine. L’oro è tradizionalmente considerato una copertura contro l’inflazione e le incertezze economiche, ma l’aumento dei tassi d’interesse ha attenuato l’attrattiva dei lingotti. In ogni caso, da inizio anno è stato uno degli asset più remunerativi con un ritorno attorno al 10%.

Il mercato del lavoro si sta raffreddando

Già nella giornata di ieri, l’oro ha chiuso la seduta al di sopra della soglia psicologica di 2mila dollari l’oncia per la prima volta da marzo 2022, dopo il dato sui posti di lavoro vacanti negli Stati Uniti scesi a febbraio al minimo da maggio 2021, suggerendo che il mercato del lavoro si sta raffreddando.

«È ancora presto per dirlo, ma i dati saranno incoraggianti per la Fed», afferma Craig Erlam di Oanda. «Negli ultimi mesi si è assistito a una serie di annunci di licenziamenti di massa nel settore tecnologico e bancario, ma questo non si è ancora riflesso nei dati e potrebbe essere che ora iniziamo a vedere un rallentamento», ricorda Erlam. «La notizia giunge in un momento propizio, poiché la Fed avrebbe bisogno di un motivo per mettere in pausa il ciclo di inasprimento e la risposta che abbiamo visto ieri nei rendimenti e nell’oro suggerisce che gli investitori ritengono che ora possa ottenerlo».

Anche la decisione dell’Opec+ spinge l’oro

Il prezzo dell’oro è stato anche influenzato questa settimana dagli sviluppi nel settore petrolifero. Il prezzo del greggio, infatti, è ripartito poiché i paesi OPEC+ hanno annunciato un taglio della produzione a sorpresa: in tutto oltre un milione di barili al giorno diviso tra i principali produttori.  Alcuni esperti hanno suggerito che i prezzi elevati del petrolio potrebbero spingere l’inflazione verso l’alto. Mentre è più probabile che la Fed mantenga i tassi elevati se l’inflazione rimane persistente, l’appeal dell’oro come copertura sarebbe rafforzato.

Le tensioni nel settore bancario

E poi ci sono sempre le tensioni nel settore bancario. «Sebbene i timori iniziali di una crisi bancaria più ampia sembrino ridursi, la fiducia del mercato rimane bassa e gli investitori mantengono le loro operazioni avverse al rischio», sottolinea anche Rupert Rowling, analista di Kinesis Money, convinto che le condizioni di mercato giochino a favore dell’oro. Se a ciò si aggiunge la probabilità che il principale vento contrario, l’aumento dei tassi d’interesse della Fed, si concluderà nei prossimi mesi, il percorso nel breve e medio termine del bene rifugio per eccellenza appare corretto.

«Con il prezzo che ha superato la barriera di 2mila dollari l’oncia con sufficiente forza per mantenersi al di sopra di questa soglia psicologica chiave, sembra che l’oro possa continuare a scambiare a questi livelli elevati fino a quando la fiducia del mercato non si risolleverà e le prospettive dei trader verso le azioni e la salute dell’economia globale non diventeranno più ottimistiche. Al momento, ciò sembra ancora lontano», aggiunge Rowling.

Top assoluto sopra 2.070 dollari l’oncia

L’obiettivo finale di breve, quindi, è posizionato in direzione dei top assoluti a 2.070 dollari l’oncia. «Non ci sono molte indicazioni in termini di livelli tecnici, al di là dei massimi storici intorno a 2.070 dollari. E ora un rapporto sui posti di lavoro più debole venerdì 8 aprile potrebbe mettere alla prova questo livello, soprattutto in un contesto di scambi estremamente ridotti a causa della festività», sostiene Erlam.

 

 

Condividi articolo