Non è tutto divertimento, il settore dei parchi in Italia vale 2 miliardi e chiede attenzione
Il settore dei Parchi divertimento in Italia abbraccia 230 imprese, che dà lavoro a 30mila persone e che muove investimenti per 450 milioni.
I numeri dei parchi divertimento in Italia
Ruote panoramiche, montagne russe, scivoli d’acqua e non solo. C’è un business in Italia fatto di giochi e divertimento molto più significativo ed entusiasmante di quello che si possa, a volte, pensare. Un settore che abbraccia 230 imprese, che dà lavoro a 30mila persone e che ha programmato investimenti per 450 milioni solo nel prossimo triennio. Ma che spesso non viene tenuto nella dovuta considerazione.
Incontro con il ministro
È in questa direzione che è andato, nei giorni scorsi, il primo incontro ufficiale tra il ministro del Turismo Daniela Santanchè e l’associazione Parchi permanenti italiani, aderente a Confindustria. Un tentativo di delineare un piano strategico di sviluppo per il comparto, diventato un’importante attrazione ormai anche per i turisti stranieri. Sono 20 milioni i visitatori a livello nazionale che, ogni anno, popolano i parchi a tema, acquatici, faunistici e avventura dello Stivale, la maggior parte in riapertura in questi giorni. “Per restare al passo con la competizione internazionale, le imprese del settore, specie quelle di dimensioni minori, hanno la necessità di poter contare su un supporto istituzionale concreto e continuativo, che fino ad oggi, nonostante le nostre numerose campagne di sensibilizzazione, è sostanzialmente mancato”, afferma Luciano Pareschi, presidente dell’associazione.
Le richieste del settore
Con un volume d’affari che, tra biglietteria e indotto, raggiunge i 2 miliardi di euro, nel 2023 le varie realtà del divertimento hanno già investito oltre 120 milioni in nuove attrazioni e aree tematiche e si preparano ad assumere 20mila dipendenti stagionali entro l’estate. Tra le richieste sottoposte al ministro ci sono la semplificazione delle procedure autorizzative per i nuovi progetti, una maggiore flessibilità sul mercato del lavoro e agevolazioni per l’accesso al credito.
“Da parte del ministro abbiamo trovato grande disponibilità – prosegue Pareschi -. Ha capito che noi, come imprenditori, vogliamo investire, ma che per troppi anni il settore dei parchi è stato completamente dimenticato. Lo scopo è continuare a creare ricchezza nei territori dove operiamo, superando però i tanti vincoli che ancora ci stringono”.
La ricerca di stagionali
Il parco tematico a capitale italiano
Anche Leolandia, il parco a tema di Capriate San Gervasio (Bergamo) dedicato gli under 12 e a capitale ancora interamente italiano, ha aperto le selezioni per 80 stagionali, che si sommano agli oltre 120 inserimenti fatti a febbraio, per un totale a pieno regime di oltre 600 dipendenti. “Diamo occupazione a tutte quelle fasce che spesso godono di poca attenzione da parte del mercato del lavoro – conferma Giuseppe Ira, il presidente del parco -. Quello che chiediamo alla politica è di lavorare insieme perché i parchi posso diventare una grande attrazione turistica per l’Italia”.
Leolandia attira più di un milione di visitatori durante il suo periodo di apertura e ha già pianificato 20 milioni di euro d’investimenti su 3 anni, che comprendo anche una forte accelerazione verso la sostenibilità, con la copertura dei parcheggi con pannelli solari. Nei piani poi c’è di arrivare ad avere il 20% dei suoi giochi legati all’acqua e valuta l’acquisizione di alcuni alberghi in prossimità del parco.
Dopo la pandemia
“La parola chiave è semplificazione – interviene Maurizio Crisanti, segretario dell’associazione Parchi permanenti italiani – per la creazione di un mercato del lavoro più dinamico e flessibile e per facilitare le relazioni tra le imprese e le istituzioni, affinché insieme si possano affrontare le nuove sfide che ci aspettano in futuro”.
Gli anni della pandemia hanno bruciato oltre 250 milioni di euro di fatturato e decine di migliaia di posti di lavoro. Ma il 2022 ha riacceso gli entusiasmi nel settore e si stima che già nel corso di questa stagione possa essere superata la barriera dei 20 milioni di visitatori italiani e quella dei 1,5 milioni di stranieri.
L’obiettivo è arrivare, quindi, alla condivisione di un piano strategico con il governo per garantire la crescita del settore. Altrimenti, come sintetizza Crisanti, “il rischio è la perdita di competitività, per l’incapacità di aggiornare l’offerta turistica italiana con contenuti che devono lavorare sinergicamente con il grande patrimonio storico, culturale e naturalistico del Paese”.