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EconomiaIn evidenza Gio 22 dicembre 2022

Pensioni, la rivalutazione c'è ma solo nella legge di bilancio: a gennaio non arriverà nulla

L’Istituto Nazionale di Previdenza sociale sta attendendo di vedere come effettivamente sarà strutturata la norma Pensioni, la rivalutazione c'è ma solo nella legge di bilancio: a gennaio non arriverà nulla
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Inps e pensioni: la rivalutazione c’è ma per ora solo nel testo della legge di bilancio 2023. A gennaio dunque non arriverà niente. L’Istituto Nazionale di Previdenza sociale sta attendendo di vedere come effettivamente sarà strutturata la norma che prevede per i prossimi due anni rivalutazioni che sono però inferiori al 7,3% di tasso di inflazione previsto per chi percepisce assegni superiori a quattro volte il minimo. Ad esempio una pensione di 3mila euro lordi al mese sarà rivalutata del 3,869%, cioè 116 euro al mese. Con le vecchie regole l’aumento sarebbe stato di ben 208 euro al mese. Una pensione di 6mila euro lordi al mese  prenderà il 2,3% in più, ossia 140 euro di aumento contro i 373euro che avrebbe ottenuto con le regole del 2022. Da considerare però che l’anno scorso il tasso di inflazione calcolato era molto più basso: l’1,9%. Ecco dunque spiegato il nuovo criterio di rivalutazione. Per quanto riguarda le altre fasce di reddito chi ha una pensione fino a 2.101 euro al mese avrà la rivalutazione intera al 7,3%. Che passa al 6,2% fino a 2.626 euro, al 3,4% fino a 4.203 e al 2,7% fino a 5.253 euro.

Mentre chi percepisce una pensione non superiore al trattamento minimo (cioè 525,38 euro) godrà di una rivalutazione straordinaria dell’8,9% che porterà il cedolino a circa 572 euro  al mese (per tutto il 2023, compresa la tredicesima).  Inoltre per i pensionati che hanno almeno  75 anni l’aumento sarà del 14,1% grazie al quale, come annunciato dal Governo, raggiungono i  600 euro al mese. Si ricorda che si tratta di aumenti transitori, che trovano applicazione per il solo 2023. La rivalutazione si chiama perequazione ed  è applicata una volta sola nell’anno e prevede la fissazione del “tasso” sulla base del quale rivalutare le pensioni. Il tasso, quest’anno al 7,3%,  viene ufficializzato mediante uno specifico decreto ministeriale che lo determina come valore medio dell’indice Istat dei prezzi al consumo calcolato sull’anno precedente quello della rivalutazione.

Nel 2023 si doveva continuare con le regole originarie di calcolo della perequazione. Cioè aumenti su tre fasce di importi: 100% sino a 4 volte il minimo, 90% tra 4 e 5 volte e 75% se superiore a 5 volte. La  Finanziaria 2023 ha modificato i suddetti criteri prevedendo per il biennio 2023-2024 sette fasce di rivalutazione a seconda dell’importo della pensione e ripristinando il meccanismo della rivalutazione sull’importo complessivo del trattamento. E dunque chi prende il minimo e ha almeno 75 anni avrà un indice di perequazione del 106,4%  mentre chi prende almeno 10 volte il minimo, ossia oltre 5mila euro lordi avrà il 32%.  Purtroppo però nel cedolino di gennaio non ci sarà nulla. Inps pubblicherà sul suo sito la tabella degli aumenti ma ancora non c’è certezza da quando il provvedimento sarà retroattivo se comprenderà anche gennaio o partirà solo da febbraio.

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