Pnrr, i ritardi di Draghi: centrati solo metà dei 55 obiettivi
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Economia Ven 11 novembre 2022

Pnrr, i ritardi di Draghi: centrati solo metà dei 55 obiettivi

Anche Draghi ha avuto difficoltà nel cronoprogramma per l’erogazione dei fondi europei del Pnrr. Che sia colpa della situazione alla guerra. Pnrr, i ritardi di Draghi: centrati solo metà dei 55 obiettivi
Redazione Verità&Affari
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Il cronoprogramma del Pnrr

Anche Draghi ha avuto difficoltà nel cronoprogramma per l’erogazione dei fondi europei del Pnrr. Che sia colpa della situazione legata alla guerra in Ucraina o per il caro tariffe, balzo dell’inflazione e nuovi scenari economici, sta di fatto che dei 55 obbiettivi fissati per fine anno ne sono stati per ora centrati poco più della metà. La conferma arriva dal ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto. che parla appunto di «25 obbiettivi centrati su 55 mentre per gli altri in qualche caso si riscontrano alcune criticità».

«Come sottolineato da Giorgia Meloni, vi era un obiettivo di 42 miliardi all’inizio del piano, al 31 dicembre di quest’anno, poi è stato rivisto a 33, poi a 21 – ha quindi precisato da Bruxelles, Fitto. – Sostanzialmente l’obiettivo di spesa è stato dimezzato. Questo è un indicatore che dobbiamo tener conto rispetto anche alle valutazioni da fare». «La settimana prossima entreremo nel merito con tutti i i singoli ministeri, per andare nel dettaglio e verificare lo stato di avanzamento degli obiettivi – ha aggiunto -E’ mia intenzione utilizzare molto lo strumento della cabina di regia come stimolo e di confronto per accelerare la spesa e risolvere le questioni fondamentali che sono collegate al Pnrr»

Prima della guerra

Il ministro ha quindi spiegato che «il Pnrr è stato programmato prima dello scoppio della guerra in Ucraina e l’aumento del costo delle materie prime, in un programma nel quale ci sono 120 miliardi di euro di opere pubbliche, incide non poco».

«Il Repower Eu ha in sé opportunità e limiti. L’Italia ha utilizzato pienamente la quota d’indebitamento sul Pnrr, utilizzando tutti i 122 miliardi di euro, e questo ne limita l’ampiezza – ha detto ancora, specificando che «la seconda questione é quella legata alla disponibilità finanziaria, che gli altri Paesi hanno, di poter attingere alla quota residua di debiti esistenti sul Next generation Eu, e che noi non possiamo fare». «Sono assolutamente d’accordo col ministro Giorgetti – ha concluso Fitto – c’é la possibilità di utilizzare questo strumento come elemento di implementazione e integrazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza».

Il richiamo

Intanto sul Pnrr arriva il monito da parte dell’Upb, L’Ufficio parlamentare di bilancio: «Occorre evitare che il profilo di spesa del Pnrr venga ulteriormente riprogrammato, con conseguenze negative sul percorso di crescita dell’economia indicato nella Nadef. In tal senso, la realizzazione, in particolare, della crescita attesa per gli investimenti nel 2023 (34,7 per cento) necessiterà di uno sforzo straordinario da parte di tutti i soggetti attuatori».

La presidente dell’Upb, Lilia Cavallari, ascoltata sulla Nadef (la nota di aggiornamento del Def, il documento di finanza pubblica) dalle commissioni Speciali di Camera e Senato, ha ribadito che «le previsioni di crescita dell’intero periodo poggiano su un rilevante contributo espansivo da parte della politica di bilancio attraverso il pieno rispetto della tempistica di attuazione degli interventi infrastrutturali previsti dal Pnrr».

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