Per le banche la pacchia è finita, verso la stretta sui profitti
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EconomiaPrimo piano Ven 14 ottobre 2022

Per le banche la pacchia è finita, verso la stretta sui profitti

Lagarde lancia un segnale alle banche. Pacchia finita, verso la stretta sui profitti facili. Possibile la revisione delle regole. Per le banche la pacchia è finita, verso la stretta sui profitti
Camilla Conti
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Camilla Conti

La Lagarde lancia un segnale alle banche

La pacchia è finita. Sembra essere questo il messaggio lanciato alle banche da Francoforte dove i membri della Bce sono vicini a un accordo per modificare le norme che disciplinano i prestiti alle big del credito in un’operazione che punta a ridurre di decine di miliardi di euro i potenziali profitti. Secondo indiscrezioni rilanciate ieri dall’agenzia Reuters, infatti, durante un seminario tenutosi all’inizio del mese, i banchieri centrali hanno esaminato cinque opzioni per modificare le regole sul rifinanziamento a lungo termine – le cosiddette Targeted Longer-Term Refinancing Operations (Tltro) – ritenute in qualche modo problematiche perché sollevavano un ostacolo legale o politico, o risultano in contrasto con altri obiettivi politici.

Le strade

Le cinque opzioni sarebbero state poi ristrette a tre. La più semplice sarebbe quella di modificare unilateralmente i termini delle Tltro, in modo che il contante depositato presso la Bce non venga retribuito al tasso di deposito. Tutte le banche sarebbero così penalizzate allo stesso modo ma potrebbero alzare barricate facendo causa.

Un’altra opzione prevede che i contanti provenienti dalle Tltro siano trattati in modo simile alle riserve minime detenute dalle banche commerciali presso la Bce che attualmente sono retribuite allo 0,5%, al di sotto del tasso di deposito della banca centrale guidata da Christine Lagarde. Una terza opzione sarebbe infine quella di creare una sorta di graduatoria che consentirebbe alle banche di godere di un trattamento più favorevole fino a una certa soglia, dopo la quale si applicherebbe un tasso più basso.

Stop ai profitti facili

Le banche della zona euro dispongono di 2.100 miliardi di euro di liquidità, che la Bce mette a disposizione a tassi di interesse bassissimi, a volte addirittura negativi, nella speranza che questo contribuisca a rilanciare l’economia. Ma dopo una serie di rialzi dei tassi inaspettatamente rapidi e consistenti, questa liquidità può rimanere “parcheggiata” presso la Bce, facendo guadagnare agli istituti un profitto privo di rischio e suscitando l’irritazione dei banchieri centrali che lo considererebbero un modo per aggirare il sistema. In ballo ci sarebbero circa 30-40 miliardi all’anno, ma la cifra potrebbe salire se i tassi aumenteranno ancora.

Una decisione potrebbe essere presa in occasione della riunione politica del 27 ottobre. Di certo, il governatore della banca centrale francese Francois Villeroy de Galhau, sostiene da tempo la necessità di modificare i termini dei prestiti e all’inizio della settimana ha sollecitato la Bce a evitare «incentivi involontari» per ritardare il momento in cui questi fondi saranno ripagati.

Allerta sugli Npl

Lo scorso 7 ottobre, inoltre, a Francoforte è scattato lo stato d’allerta per l’effetto che la palla di neve dei crediti deteriorati avrà sul sistema bancario. La Bce sta infatti alzando la pressione sugli istituti allo scopo di tenere i bonus e i dividendi 2022 sotto controllo di fronte a uno scenario macroeconomico che si sta facendo sempre più difficile.

La vigilanza europea si è fatta sentire singolarmente con alcuni istituti invitandoli alla moderazione, preoccupata che la crisi energetica possa tradursi in un’ondata di default e che i rischi legati al contesto economico possano essere sottostimati per le possibili inadempienze dovute all’escalation del caro-bollette.

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