Dopo il gas Putin minaccia di chiudere i rubinetti anche del petrolio
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Economia Ven 02 settembre 2022

Dopo il gas Putin minaccia di chiudere i rubinetti anche del petrolio

La Russia minaccia di chiudere i rubinetti del petrolio dopo quelli del gas. Il Cremlino teme il price cap proposto dalla Casa Bianca Dopo il gas Putin minaccia di chiudere i rubinetti anche del petrolio
Riccardo Pelliccetti
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Riccardo Pelliccetti

Riccardo Pelliccetti, triestino, è stato caporedattore e inviato speciale per 20 anni de Il Giornale, dopo aver lavorato per diversi quotidiani, periodici e riviste web, occupandosi di politica estera e difesa. Ma è tornato alla sua passione: l’economia. Ha pubblicato i libri “La via dell’esodo” (1997), “I nostri marò” (2013) e “Le verità negate” (2020).

La minaccia di Putin sul petrolio

La Russia minaccia di chiudere i rubinetti del petrolio dopo quelli del gas. Il Cremlino teme il price cap proposto dalla Casa Bianca, sul quale si discuterà oggi nella riunione dei ministri delle Finanze del G7. Il vicepremier russo Aleksandr Novak ha lanciato ieri un vero e proprio ultimatum. «Semplicemente non forniremo il nostro petrolio e i nostri prodotti petroliferi a società o Paesi che imporranno restrizioni perché non lavoreremo a condizioni non di mercato», ha affermato Novak.

A spingere sul tetto ai prezzi del petrolio russo è stato soprattutto il presidente americano di Joe Biden, che ha sempre messo in guardia l’Unione europea contro un embargo al greggio di Mosca, visti rischi di ripercussioni negative sull’economia mondiale. Il price cap, invece, limiterebbe le conseguenze e impedirebbe alla Russia di speculare sui prezzi. «Sono davvero ottimista sui progressi sostanziali che sono stati fatti dai nostri team e dal G7 sul price cap», ha detto la segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen.

«Questo è il modo più efficace, crediamo, per colpire duramente le entrate di Putin», ha spiegato una portavoce della Casa Bianca. Questa strategia, secondo Washington, non farà solo calare le entrate petrolifere di Mosca, ma anche i prezzi globali dell’energia. Le quotazioni del greggio sono infatti in leggera discesa, anche se il prezzo resta alto, oscillando tra i 90 e 100 dollari al barile.

Il Cremlino, però, non intende accettare passivamente l’eventuale decisione del G7 e lo stop alle forniture sarebbe solo la prima mossa. Un po’ come sta accadendo con il gas, che registra un calo del prezzo nonostante la chiusura di Nord Stream per manutenzione e in attesa che l’Ue decida sul price cap. L’interruzione dei flussi dal gasdotto è previsto che duri tre giorni, ma ormai molti sono convinti che è solo questione di tempo prima che Mosca decida la chiusura definitiva delle forniture.

Le scorte di gas in Europa

Gli Stati Uniti cercheranno il modo per «aumentare le scorte di gas in Europa o di aiutare i Paesi europei a potenziare altre fonti di energia», ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, accusando la Russia dell’ennesimo tentativo di «usare l’energia come arma» con la chiusura di Nord Stream.
«I prezzi dell’energia stanno battendo record dopo record. Le conseguenze per le famiglie e le imprese non sono sostenibili. Dobbiamo affrontare questo problema insieme e con urgenza», ha scritto su twitter la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen annunciando che nell’Ue è stata raggiunta «una media di riempimento degli stoccaggi dell’80 per cento, l’importo che abbiamo concordato per quest’anno».

Le misure di emergenza annunciate da Bruxelles per affrontare la crisi dei prezzi nel mercato dell’energia vedranno la luce «entro le prossime settimane», ha spiegato un portavoce della Commissione Ue. «Non escludiamo che la proposta possa avvenire prima del Consiglio straordinario», ha precisato sottolineando che «gli Stati membri hanno forti competenze in materia dunque bisogna sondare tutte le posizioni».

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