Bce e Fed non si fermano, iper-rialzo dei tassi nonostante la crisi
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Economia Gio 20 ottobre 2022

Bce e Fed non si fermano, iper-rialzo dei tassi nonostante la crisi

I maxi rialzi di 0,75 %sono già diventati la normalità per Bce e Fed, impegnate a sconfiggere l’inflazione? Pare proprio di si. Bce e Fed non si fermano, iper-rialzo dei tassi nonostante la crisi
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Il rialzo dei tassi d’interesse

I maxi rialzi di 0,75 %sono già diventati la normalità per Bce e Fed, impegnate a sconfiggere l’inflazione? Pare proprio di si. Le sorprese, eventualmente, saranno negative. Vuol dire che si prospetta una stretta ancora più vigorosa. L’avvertimento è arrivato da Martin Kazaks governatore della banca centrale della Lettonia considerato un super-falco. Secondo Kazaks l’inflazione potrebbe restare elevata nell’area euro anche in caso di crisi economica. Per questo auspica un rialzo complessivo dell’1,25% (e anche di più) entro fine anno. «Visto il trend non vedo alcuna ragione per fare una pausa»ha detto, in un’intervista a Bloomberg

Falco anche Pierre Wunsch, governatore della Banca del Belgio. Spiega che, con la stretta record varata l’8 settembre, i tassi di riferimento, pur essendo stati alzati di 75 punti base allo 0,75%, sono rimasti comunque negativi su base reale (tenuto conto dell’inflazione che, a settembre, è volata al record del 10%). «Credo che dovremmo arrivare atassi reali positivi», ha puntualizzato Wunsch, nel corso di una intervista rilasciata alla Cnbc.

«Abbiamo continuato a dire che in Europa è diverso rispetto a quello che succede nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Ma, nel corso degli ultimi sei mesi la direzione che abbiamo preso non è stata così diversa. Dunque, la mia scommessa è che i tassi nell’area euro supereranno la soglia del 2%, e non sarei sorpreso se, a un certo punto, arrivassimo fin oltre il 3%», ha spiegato ancora. Occhio allora alla riflessione che aveva fatto, in merito all’inflazione nell’area euro, Francesco Giavazzi, economista, consigliere economico e braccio destro del presidente del Consiglio, Mario Draghi che aveva messo in evidenza le differenze tra l’impennata dei prezzi in Europa, e quella negli Stati Uniti.

Un commento aggressivo ha avuto come mittente anche dal governatore della banca centrale austriaca Robert Holzmann. A suo parere la Bce dovrebbe alzare i tassi, nella riunione del 27 ottobre, ancora di 75 punti base, come d’altronde i mercati stanno scontando. Va ricordato che la Bce di Christine Lagarde ha alzato i tassi lo scorso luglio per la prima volta in 11 anni, da meno 0,5% allo zero, ponendo fine alla sua politica di tassi negativi lanciata nel 2014.

La Fed di Jerome Powell ha già portato i tassi oltre la soglia del 3%, lo scorso 21 settembre, alzandoli l’ultima volta nel range compreso tra il 3% e il 3,25%, al record dal 2008, procedendo alla terza stretta consecutiva di 75 punti base. Dalle minute relative a quella riunione, emerge l’intenzione della banca centrale di andare avanti. D’altronde, l’inflazione Usa non sta lasciando scampo né a Wall Street, né all’economia Usa, né tanto meno a Powell & Co.

La prossima riunione è in calendario il prossimo 1-2 novembre e l’annuncio di una nuova stretta di 75 punti è ampiamente scontato. Anzi, la pubblicazione dei dati relativi all’inflazione Usa ha fatto scattare verso l’alto le stime sul tasso terminale: i trader ora stanno scommettendo su una carrellata di strette monetarie da parte di Powell & Co che porterà i tassi ad avvicinarsi al 5%.

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