Negli Usa l'inflazione si sta spegnendo? La tesi di Krugman - V&A
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EconomiaIn evidenza Mer 28 dicembre 2022

Segnali dagli Usa: l'inflazione si sta spegnendo prima del previsto? La tesi di Paul Krugman

Secondo il premio Nobel per l'economia Krugman le cause del rialzo dei prezzi erano legate alla pandemia. E ora stanno venendo meno. Segnali dagli Usa: l'inflazione si sta spegnendo prima del previsto? La tesi di Paul Krugman JEROME POWELL FEDERAL RESERVE FED
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

L’inflazione Usa e la tesi di Paul Krugman

Due settimane fa la Federal Reserve ha alzato i tassi d’interesse per la settima volta nel 2022. Il rialzo, di 50 punti base, ha portato i tassi al 4,25-4,5%, il livello più alto degli ultimi 15 anni. E secondo gli analisti non ancora il livello massimo, che dovrebbe attestarsi nei prossimi mesi al 5-5,25%.

Eppure a novembre (ultimo dato disponibile) l’inflazione in America è cresciuta solo del 7,1% contro il +7,7% di ottobre. L’incremento più basso dal 2021. Più basso anche delle stime: ci si aspettava un +7,4%.

E’ possibile che l’inflazione si stia sgonfiando più velocemente del previsto? E questo potrebbe avere conseguenze sulla politica monetaria della Fed – e, di conseguenza, su quella della Banca centrale europea, il cui rigorismo rialzista è stato contestato da più parti in Europa e, in Italia, da autorevoli esponenti del governo Meloni?

La pandemia all’origine dell’aumento dei prezzi

Chi sembra credere nella possibilità di un’inflazione meno lunga del previsto è l’economista Paul Krugman. Il premio Nobel 2008, in un suo editoriale sul New York Times, individua nella pandemia la causa principale di molti fattori che hanno determinato l’aumento dei prezzi. Ora, con il Covid sotto controllo, questi fattori inflazionistici stanno venendo meno

Krugman rileva fra le altre cose come “il prezzo medio nazionale della benzina normale questo Natale è stato inferiore di quasi 20 centesimi al gallone rispetto a un anno prima” e nota: “E’ solo uno dei tanti indicatori che la tempesta inflazionistica del 2021-22 si sta attenuando”.

In particolare è finita “la crisi della catena di approvvigionamento, con le tariffe di spedizione che si sono impennate fino a molte volte il loro livello normale”. Quella crisi era un effetto dei nuovi comportamenti indotti dalla pandemia: “I consumatori, temendo i rischi di infezione, evitavano i servizi di persona – come i ristoranti – e acquistavano invece beni fisici, il mondo ha dovuto affrontare un’improvvisa carenza di container di spedizione, di capacità portuale e altro ancora. I prezzi di molti beni sono saliti alle stelle, poiché la logistica della globalizzazione si è dimostrata meno solida e flessibile di quanto pensassimo”.

Discorso analogo, quanto alla causa e alle recenti evoluzioni, per l’aumento del costo degli affitti: “Poi è arrivata un’impennata della domanda di alloggi, probabilmente causata in gran parte dall’aumento del lavoro a distanza indotto dalla pandemia. Il risultato è stato un’impennata dei canoni di locazione”. Ebbene, nota Krugman, “i nuovi dati della Fed di Cleveland confermano ciò che le aziende private ci dicono da diversi mesi: i rapidi aumenti degli affitti per i nuovi inquilini si sono fermati e gli affitti potrebbero essere in calo“.

La conclusione

“Dopo i brutti shock degli ultimi due anni, nessuno vuole entusiasmarsi troppo per le notizie positive”, conclude Krugman. “Avendo io stesso sottovalutato i rischi di inflazione del passato, sto lavorando duramente per frenare il mio entusiasmo. Ma c’è stata una grande inversione di ruolo nel dibattito sull’inflazione. L’anno scorso gli ottimisti come me cercavano di spiegare le cattive notizie. Ora i pessimisti stanno cercando di spiegare le buone notizie”.

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