Siccità, dissalare l'acqua è conveniente. Italia indietro - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Economia/In evidenza
EconomiaIn evidenza Dom 26 marzo 2023

Siccità, dissalare l'acqua è conveniente. Ma l'Italia è ancora molto indietro

Per combattere la siccità, si comincia a parlare di desalinizzare l'acqua di mare. Ma l'Italia è ancora molto indietro Siccità, dissalare l'acqua è conveniente. Ma l'Italia è ancora molto indietro Il dissalatore dell'isola di Ventotene
Redazione Verità&Affari
di 
Redazione Verità&Affari

Siccità, dissalare l’acqua è conveniente

Dissalare l’acqua per combattere la siccità è l’idea lanciata dal governatore del veneto Zaia e che presto potrebbe diventare realtà anche a Taranto e a Genova. Per ora siamo ancora in fase esplorativa, ma la cronica mancanza di acqua negli invasi e lo spreco derivante dal trasporto durante il quale si perde la metà del prezioso liquido sta portando il governo a prendere in considerazione questa opzione soprattutto per le regioni del Centro e del Sud Italia.

Spagna la prima in Europa

Nel mondo esistono oltre 19.700 impianti di dissalazione in oltre 180 Paesi per quasi 100 milioni di metri cubi al giorno di acqua prodotta. La Spagna è prima in Europa con una produzione di circa 5 milioni di metri cubi al giorno, mentre in Italia l’acqua dissalata è solo lo 0,1% del totale, concentrata nelle isole minori della Sicilia, in Toscana e Lazio. “La dissalazione ha un enorme potenziale” sottolinea Alessandro Marangoni, chief executive officer di Althesys e direttore scientifico dell’Irex Monitor, principale think tank in Italia sulle energie rinnovabili e l’efficienza energetica e di WAS – Waste Strategy. “Il calo dei costi e l’aumento degli oneri di approvvigionamento idrico ne favoriranno la diffusione nei prossimi anni”.

Dissalatori insieme alla rinnovabili

Althesys e Acciona hanno realizzato un paper su questo tema, da cui emerge che grazie al perfezionamento dei processi e allo sviluppo dei materiali si prevede un’ulteriore diminuzione dei prezzi. Se, nel 2019, erano scesi per la prima volta sotto i 3 dollari (tra investimento, gestione ed energia elettrica), il 2020 ha visto un nuovo record storico, con il prezzo che si è attestato a 1,5 dollari al metro cubo. Dal punto di vista energetico, poi, la desalinizzazione può offrire forti sinergie con le rinnovabili: le zone aride, dove i dissalatori sono più usati, sono anche quelle con il maggior irraggiamento solare e quindi più adatte al fotovoltaico. ”L’unione tra impianti di dissalazione, generazione solare, eolica, CSP e termoelettrica permette di limitare le emissioni, ridurre i costi energetici e la loro volatilità legata ai combustibili» sottolinea la ricerca.

Al primo posto i paesi del Medio Oriente

Negli ultimi 50 anni, la desalinizzazione è cresciuta dell’8% l’anno. Nel 2020 i dissalatori erano in funzione in 183 Paesi, con quasi la metà della capacità totale (47,5%) installata nei Paesi del Medio Oriente. «Globalmente sono operativi circa 16 mila impianti, per una capacità totale di oltre 78 milioni di metri cubi al giorno” si legge nel paper. In Europa, sono soprattutto i Paesi mediterranei quelli interessati alla desalinizzazione, che infatti ha conosciuto un notevole sviluppo soprattutto in Spagna, dove al 2021 risultano installati circa 765 impianti. Tra questi, anche installazioni di grande taglia al servizio di aree urbane importanti, come nel caso di Barcellona.

In Italia caratteristiche ideali

Per Water Strategy, il think tank sull’industria idrica dedicato a temi industriali, economici e tecnologici strategici per gli operatori, i policy maker e gli altri stakeholder, «l’Italia presenta caratteristiche ideali per lo sviluppo della desalinizzazione: molte aree soggette a scarsità cronica di acqua e una linea costiera tra le più ampie al mondo. Non solo: nelle isole la desalinizzazione in situ è assai più conveniente del trasporto. Il costo dell’acqua desalinizzata si attesta infatti sui 2-3 € al metro cubo, mentre il prezzo di un metro cubo di acqua trasportata via nave si aggira su livelli molto più alti, circa 13-14 euro».

Tanti soldi stanziati nel Pnrr

Molte isole, soprattutto in Sicilia, Toscana e Lazio, hanno già iniziato a dotarsi di impianti di desalinizzazione. La maggior parte dei dissalatori presenti nelle principali isole italiane è stato costruito dopo il 2005. Althesys ricorda che il Pnrr individua quattro voci di investimenti con lo scopo di “garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo” per risorse totali di 4,38 miliardi di euro, circa 51% nel Mezzogiorno (Missione 2 Componente 4), delle quali poco meno della metà sono dedicate a “infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico”.

Il rapporto conclude sottolineando che «con il 97% dell’acqua disponibile sulla Terra di origine marina, la desalinizzazione può giocare un ruolo di primo piano nella lotta alla siccità. Una tecnologia di questo tipo, dato il susseguirsi di fenomeni estremi di calura nei periodi estivi, dovrebbe essere presa in considerazione e sostenuta tra le soluzioni necessarie ad incrementare le riserve idriche potenziali».

Condividi articolo