Siccità, a rischio anche le imprese: ecco i settori in difficoltà
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EconomiaIn evidenza Gio 09 marzo 2023

Siccità, a rischio anche le imprese. Dal tessile alla carta i settori che restano a secco

Non solo agricoltura, la siccità colpirà anche le imprese come chimica, carta, estrazione mineraria. Anpit: "Usare il Pnrr per le reti" Siccità, a rischio anche le imprese. Dal tessile alla carta i settori che restano a secco I settori che utilizzano più acqua nell'industria manifatturiera

I rischi della siccità per le imprese

La siccità rischia di colpire tutti i settori produttivi attraverso l’aumento in bolletta. E, come è accaduto nel caso della fiammata dei prezzi dell’energia, a soffrire di più saranno i comparti produttivi che maggiormente fanno utilizzo diffuso di acqua. Ma il peggio è che, a differenza del caso energia, il quadro non è chiaro e un eventuale intervento del legislatore si prospetta assai complesso.

“La disponibilità di informazioni su prelievo e uso di acqua nell’industria è piuttosto limitata in Italia. Ciò significa che, a differenza del civile, anche per questo settore esiste un alto grado di incertezza in relazione alla risorsa idrica utilizzata” rivela l’Istat nell’ultimo volume sull’Utilizzo e qualità della risorse idrica in Italia, pubblicato tre anni fa.

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“L’agricoltura è colpita in particolar modo ma anche altri settori sono a rischio, in sofferenza per un eventuale razionamento dell’acqua” spiega Federico Iadicicco, presidente di Anpit, Associazione nazionale per l’industria e per il terziario . “Penso al turismo, caratterizzato da una forte presenza di turisti in località come i piccoli borghi o i paesi dove il rischio di siccità, oltre a creare disagi e disservizi, potrebbe produrre danni per il settore” aggiunge.

Pressioni su settori strategici come chimica ed estrazioni minerarie

I ricercatori dell’Istituto di statistica hanno fatto un elenco dei settori che sono maggiormente esposti al rischio siccità. “L’industria manifatturiera comprende vari settori industriali, come l’estrazione dei minerali, la produzione di cellulosa e carta, il tessile, il cibo e le bevande e i settori chimici, che utilizzano l’acqua nella produzione.Il volume di acqua complessivamente utilizzata come input produttivo dall’industria manifatturiera nazionale si stima ammonti a circa 3,79 miliardi di metri cubi nel 2015, con l’esclusione dell’acqua utilizzata per i servizi igienici e il consumo umano all’interno degli stabilimenti produttivi” precisa l’Istat.

Su 624 miliardi di produzione venduta, la categoria che registra la maggiore utilizzazione di acqua è Coke, prodotti petroliferi raffinati e prodotti chimici con il 17% di consumo di acqua dell’intero settore manufatturiero. Segue la produzione di metallo (13,6%) e di gomma (11%). Assorbono oro blu anche le lavorazioni minerarie e la produzione di carta. Con il rischio concreto di una nuova batosta dopo quella dell’energia. 

Oltre all’agricoltura c’è poi anche la zootecnia

Se l’agricoltura è in assoluto il settore produttivo che assorbe il maggiore quantitativo di acqua (11,6 miliardi di metri cubi), non scherza neanche la zootecnia. “Si stima che nel 2016 il volume di acqua utilizzata nell’allevamento animale è stato pari a 317,5 milioni di metri cubi. I bovini assorbono più dei due terzi del volume totale complessivamente utilizzato dalla zootecnia italiana (66 per cento), per un complessivo di 209,4 milioni di metri cubi di acqua” spiega ancora l’Istat.

Seguono poi i suini ( 17,7 per cento dei volumi idrici) i bufalini (5,9 per cento) e gli ovini ( 3,9 cento). Marginale il consumo per caprini, conigli e struzzi. Le regioni più esposte ai rincari? Lombardia e Veneto che ” da sole, totalizzano il 40 per cento degli usi idrici, rispettivamente il 28,0 e il 12,7 per cento del complessivo impiegato” conclude l’Istat.

Gli imprenditori chiedono un intervento per le reti idriche

Sempre secondo quanto riferisce l’Istat, nel 2020 nei città capoluogo d’Italia sono andati persi 41 metri cubi di acqua al giorno per ogni chilometro di rete idrica, ovvero poco più di un terzo del totale. “Sono 236 i litri per abitante erogati ogni giorno nelle reti di distribuzione dei capoluoghi di provincia/città metropolitana” come precisano i ricercatori dell’istituto di statistica in un report datato marzo 2022. Tutta colpa delle reti colabrodo che da anni richiedono un intervento, ma che, anche per via della frammentazione della proprietà dell’infrastruttura, non hanno avuto adeguata manutenzione.

Ecco perchè, proprio per evitare una nuova ondata di rincari e preservare l’oro blu, gli impreditori chiedono al governo di mettere mano alla ristrutturazione della rete. “Come Anpit proponiamo di utilizzare le risorse del Pnrr per la manutenzione della rete idrica nazionale, un intervento che sarebbe anche virtuoso in un’ottica di razionalizzazione delle risorse visto l’alto indice di dispersione dell’acqua, in alcuni tratti superiore al 60%” conclude Iadicicco che ha più volte evidenziato come mai, come in questa fase economica, ci sia bisogno di grande attenzione per il mondo delle imprese.

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