Torna la spending review nei ministeri, la burocrazia costa 34 mld
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ApprofondimentiCronacaEconomia Sab 05 novembre 2022

Torna la spending review nei ministeri, la burocrazia ci costa oltre 34 mld

In consiglio dei ministri spunta la spending review nei ministeri. Obiettivo: realizzare 2 miliardi di risparmi fra il 2023 e 2024. Torna la spending review nei ministeri, la burocrazia ci costa oltre 34 mld Imagoeconomica
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

La spending review nei ministeri

In consiglio dei ministri spunta la spending review nei ministeri. Obiettivo: realizzare 2 miliardi di risparmi fra il 2023 e 2024, oltre a un miliardo e mezzo nel 2025. Ma in realtà nella pubblica amministrazione c’è molto di più da fare. Con numeri da capogiro. Per Confindustria il cattivo funzionamento della macchina amministrativa costa oltre 34 miliardi l’anno. Ma la cifra è conservativa: ci sono poi anche tutte le spese per consulenze e società inhouse con assunzioni che aggirano i concorsi pubblici. Per non parlare dei fiumi di denaro che finiscono ai Caf e ai patronati per compensare una macchina amministrativa che non funziona.

Ci va già duro Roberto Cefalo, responsabile area contrattazione della Federazione Lavoratori pubblici e Funzioni pubbliche(Flp). E al governo chiede di fare una scelta di campo: «O si investe nella pubblica amministrazione trasformandola in una struttura digitale, innovativa o giovane oppure si decide di avere una struttura leggera delegando all’esterno» ha spiegato in un incontro a Roma per presentare le istanze del sindacato all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni.

«Noi siamo per il primo modello. É chiaro che non possiamo immaginare una rivoluzione dall’oggi al domani, perché va garantita la pace sociale – ha sottolineato – ma bisogna fare chiarezza sui costi diretti e indiretti della pubblica amministrazione per rendere più efficace la spesa pubblica a servizio di cittadini e imprese». Per questo Flp sta preparando uno studio sul tema che possa fare emergere gli sprechi e i rivoli di denaro che, a tutti i livelli della macchina amministrativa, possono essere recuperati e reinvestiti. «Presto avremo le cifre e le diffonderemo» ha concluso auspicando che i tavoli del governo non si limitino ad accogliere solo Cgil, Cisl e Uill. Anche per via di un conflitto d’interesse generato proprio dal denaro pubblico che finanzia patronati e Caf.

I mali della Pa italiana

Secondo il sindacato siamo infatti in un momento cruciale per il futuro del Paese. Ma la macchina amministrativa ha diversi problemi da superare: si va dalla carenza di organico alle retribuzioni poco attrattive per arrivare ad un’organizzazione del lavoro obsoleta in cui lo smart working è ancora una chimera. «Decenni di tagli, di mancati investimenti, di sottovalutazione del ruolo dello Stato e delle sue funzioni, ha impoverito in modo significativo le capacità e il funzionamento delle diverse amministrazioni, che oggi già fanno fatica ad assolvere a compiti ordinari e routinari, figuriamoci quelli straordinari in termini progettuali e innovativi che Pnrr richiede» ha spiegato Marco Carlomagno, segretario nazionale Flp.

Quattro criticità

Secondo Flp ci sono quattro criticità importanti. La prima è nelle basse retribuzioni che non sono in linea con i compiti assegnati e sono scarsamente attrattive per i giovani talenti. Per non parlare del fatto che sono svincolate da obiettivi e performance. «Il personale è mediamente il 30% in meno rispetto alla dotazione organica, al di sotto della media di tutti i Paesi Ue e con un età media degli addetti superiore ai 50 anni» ha spiegato Carlomagno.

Il secondo punto dolente è nel basso livello di digitalizzazione e di innovazione organizzativa con molte amministrazioni ancora al palo, salvo poche eccezioni come Entrate e Inps. Più complessa la terza questione: l’esistenza di una cultura del mero adempimento, «un culto dell’atto amministrativo e non del lavoro per singolo processo» finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo. Con il risultato che per il cittadino o l’impresa è persino difficile identificare l’interlocutore istituzionale. Infine il quarto punto è «l’incertezza del diritto e della normativa applicabile con troppi adempimenti burocratici richiesto a cittadini ed imprese causati da una mancata interoperabilità delle banche dati pubbliche» come chiarisce Flp.

Quattro soluzioni

Se questo è lo stato dell’arte, il sindacato ha quattro proposte per svecchiare il sistema. Per Flp bisogna innanzitutto rinnovare i contratti scaduti, cambiando anche il metodo di calcolo degli aumenti che non può far riferimento ad un indice Ipca in cui sono esclusi i prezzi dell’energia, come ricorda Flp che auspica una stagione di assunzioni. Bisogna poi investire nella digitalizzazione delle amministrazioni, nella formazione dei dipendenti e nell’interoperabilità delle banche dati. Inoltre, Flp è convinta che sia necessario implementare nuovi modelli organizzativi che incentivino il lavoro per obiettivi, l’attività in team e l’autonomia professionale. Il tutto superando i conflitti fra amministrazioni diverse. Infine, secondo il sindacato è necessaria «una vera semplificazione amministrativa che ridisegni processi e competenze definendo le responsabilità». In sintesi, una nuova macchina amministrativa moderna e nativa digitale.

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