Stop al credito fiscale, da dove arriva la bolla del Superbonus - V&A
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EconomiaIn evidenza Ven 17 febbraio 2023

Credito fiscale cancellato, ecco da dove arriva la bolla del Superbonus

Il preventivo dei lavori con lo sconto in fattura, senza Iva, è di  512 mila euro, senza sconto in fattura scende a 408 mila euro Credito fiscale cancellato, ecco da dove arriva la bolla del Superbonus
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Il bonus facciate

Ha fatto bene il governo a stoppare la possibilità della cessione del credito per i lavori edili? Purtroppo sì e la causa è anche delle aziende edili che ora piangono sul latte versato. Parliamo soprattutto del bonus facciate per i condomini che consentiva il 90% di possibilità di cessione del credito di imposta e che è l’artefice della maggioranza dei 6 miliardi di truffe messe a segno, anche se la bolla dei crediti fiscali che rischia di esplodere sui conti pubblici non è provocata solo da questo. Purtroppo anche i condomini di persone perbene che hanno veramente fatto i lavori di ristrutturazione hanno contribuito, e non poco, a far lievitare il conto per lo Stato.  Cosa è successo dunque?

Ebbene le  imprese edili visto, il supersconto  concesso  sui lavori, non solo hanno fatto lievitare la spesa ma, quando hanno applicato lo sconto in fattura, si sono fatti pagare, spalmati sui lavori, oneri finanziari dal 25 al 30%. Basta guardare la tabella sotto riportata. Si tratta di un autentico preventivo, purtroppo approvato e pagato, di un condominio a Milano per lavori di ristrutturazione della facciata agevolabile al 90% e al 50% per le persiane. Lasciando perdere computi metrici per i lavori svolti, guardiamo il totale dell’opera: con sconto in fattura, senza Iva, l’importo era di  512 mila euro. Senza sconto in fattura lo stesso scendeva a 408 mila euro. Insomma oltre 100 mila euro in più che l’impresa ha spalmato sui lavori ma che in realtà era, per la stessa, un mero costo finanziario.

Preventivo del 2021

E stiamo parlando di un preventivo fatto nel febbraio 2021, quando le banche erano ben felici di accettare il credito d’imposta  praticando condizioni vantaggiose per il cedente, dato che i tassi di interesse erano ai minimi storici, soprattutto se si trattava di una grande impresa edile, che ha cantieri in tutta Milano, come quella che ha stilato e, ripeto, purtroppo portato a termine questi lavori.  Naturalmente l’amministratore del condominio, che è stato mandato via, e i suoi professionisti consenzienti sono stati felici di far approvare, questo assurdo preventivo, all’assemblea condominiale. Da sottolineare la spesa per le persiane, che non sono state cambiate ma solo riverniciate: si tratta di una palazzina piccola di 4 piani con soli 20 condomini.

Ebbene, iva esclusa, con lo sconto in fattura,  la spesa era pari a  65mila euro, senza sconto in fattura scendeva a 52mila. Naturalmente questo non è un caso isolato. Inoltre lo stesso meccanismo viene, o meglio, per fortuna, veniva, utilizzato dalle imprese che si occupano della commercializzazione degli infissi che hanno diritto a uno sconto in fattura del 50%. Anche in questo caso il preventivo senza sconto in fattura, che può essere recuperato in dieci anni dal contribuente nella sua dichiarazione dei redditi, era inferiore rispetto a uno con sconto in fattura. E pure per l’istallazione di un impianto fotovoltaico succedeva la stessa cosa.

L’aggravio di spesa per lo Stato

Facendo un calcolo sommario considerando, dato che i crediti d’imposta ceduti ammontano a circa 110 miliardi, vista la maggiorazione applicata dalle imprese non solo per la cessione del credito ma anche per il fatto che questi lavori sono interamente fatturati, e  non “in nero” come solitamente accade in questo paese,  si potrebbe ipotizzare almeno 30 miliardi di crediti d’imposta in più a carico dello Stato, che infatti aveva previsto per questi bonus una spesa di circa 70 miliardi.

Si tratta del 30%.  Probabilmente se un proprietario avesse pagato direttamente i lavori, scaricandoli in 5 o 10 anni, il prezzo per i lavori sarebbero stati inferiori e i costi finanziari per la cessione del credito non ci sarebbero stati.  C’è però anche l’altra faccia della medaglia: senza superbonus e sconti in fattura la maggioranza dei lavori non sarebbero stati fatti. Secondo l’ex-premier Giuseppe Conte che con l’M5S l’ha voluto il superbonus ha creato 900mila posti di lavori e ha fatto crescere il Pil (6,7% nel 2021 e 3,9% nel 2022). Inoltre, dato che le imprese e i professionisti impegnati nei lavori hanno dovuto fatturare, ci sarebbe un extra gettito quantificato tra i 50 e i 70 miliardi.

Ora per il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti l’urgenza è riattivare la possibilità per gli intermediari di acquistare i crediti già maturati per lavori finiti ma rimasti incagliati.  Quanto allo sconto in fattura cancellato le imprese edili e i professionisti accondiscendenti devono ringraziare soltanto loro stessi.

 

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