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AperturaEconomia Dom 09 aprile 2023

Tassi, le aziende pagheranno 15 miliardi di interessi in più. Lombardia molto penalizzata

La crescita dei tassi si abbatte sulle aziende che nel 2023 pagheranno 15 miliardi di interessi in più. Lombardia la più penalizzata Tassi, le aziende pagheranno 15 miliardi di interessi in più. Lombardia molto penalizzata
Mikol Belluzzi
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Mikol Belluzzi

Un conto salato da 15 miliardi di interessi

Se da un lato l’emergenza dei costi energetici sembra essere rientrata, dall’altro, secondo l’analisi di Studio Temporary Manager, società specializzata nei servizi di temporary manager, le aziende si trovano a dover affrontare un’altra difficoltà: l’aumento dei tassi di interesse della Bce per combattere l’inflazione. Un fattore, quello del carovita, che secondo l’ultimo Osservatorio MECSPE in questi mesi fa sempre più paura agli imprenditori (la teme il 18%, + 13% sul 2022).

Nel 2023 il tasso medio di sconto europeo ha infatti raggiunto circa il 3,5%, e considerando un’esposizione debitoria delle imprese italiane che sfiora 749,2 miliardi di euro, questo aumento significa che gli imprenditori si troveranno nel 2023 a dover pagare interessi per finanziamenti, mutui e leasing per un valore totale di oltre 35 miliardi di euro all’anno, 15 miliardi in più rispetto al 2022.

La Lombardia è la regione più penalizzata

Nel 2023 le regioni più penalizzate da questo aumento dei tassi saranno quelle dove sono maggiormente concentrate le attività produttive che si avvalgono dell’aiuto degli istituti di credito, vale a dire la Lombardia (interessi totali 10,2 miliardi; +4,33 miliardi sul 2022), il Lazio (interessi 3,71 miliardi; +1,58 miliardi sul 2022), l’Emilia-Romagna (interessi 3,7 miliardi; +1,58 miliardi sul 2022), il Veneto (interessi 3,57 miliardi; +€1,52 miliardi), il Piemonte (interessi 2,52 miliardi; + 1,07 miliardi).

L’aumento dei tassi, soprattutto l’ultimo di 50 punti base effettuato a marzo 2023, è assolutamente ingiustificato visto il calo dell’inflazione su base mensile nei primi mesi del 2023. Con molta probabilità avrà un forte impatto sugli oneri finanziari, anche triplicandoli su base annua, con un effetto particolarmente pesante sia per le aziende italiane, contraddistinte da una dimensione ridotta, da una scarsa capitalizzazione e da un forte ricorso al debito, sia per i consumatori e per tutto il sistema finanziario” afferma Roberto La Caria, socio e amministratore delegato di Studio Temporary Manager.

Nonostante nel primo trimestre 2023 l’inflazione su base annua sia ancora significativa (7,7%), se misurata su base mensile si vede come nei primi mesi del 2023 si stia attenuando (0,1% di gennaio, 0,2% di febbraio e addirittura -0,3% stima di marzo). “Con questi dati l’inflazione tendenziale su base annua potrebbe attestarsi tra il 5 e il 6%% nel 2023. Nel corso dell’anno il tasso dovrebbe registrare una marcata riduzione, per poi collocarsi in media al 3,4% nel 2024 e al 2,3% nel 2025. Per questo, l’ulteriore aumento dei tassi della Bce di 50 punti base a marzo, che ha portato il tasso di sconto europeo al 3,5%, ipoteticamente a un valore superiore all’inflazione tendenziale, avrà molte conseguenze per le aziende virtuose che negli ultimi anni hanno fatto un ampio ricorso al debito per effettuare investimenti”, continua Roberto La Caria.

Servono temporary manager per il controllo di gestione

Dall’osservatorio di Studio Temporary Manager emerge chiaramente anche un’altra necessità: nell’ultimo anno sono cresciute in modo sostanziale le richieste di intervento di temporary manager a supporto delle aziende in area controllo di gestione, supply chain e ingegneria di processo. A oggi quasi il 70% delle richieste sono appunto focalizzate su questi tre ruoli fondamentali, al fine di garantire all’azienda interventi rapidi ed efficaci dapprima in tema di controllo di gestione e dei costi industriali, e quindi di significativi interventi di ottimizzazione dei processi produttivi con focus sull’efficientamento degli stessi, a cominciare dall’ingegneria di processo.

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