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EconomiaPrimo piano Mar 20 dicembre 2022

"Sanità digitale e malattie rare: Takeda cresce in Italia con nuovi investimenti per 275 milioni"

"Il Pnrr è un'opportunità unica per il settore della Salute". Lo dice Luca Gentile, direttore della comunicazione di Takeda Italia "Sanità digitale e malattie rare: Takeda cresce in Italia con nuovi investimenti per 275 milioni"
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

“Il Pnrr rappresenta una opportunità unica per il settore della Salute. Penso in particolare al digitale, alla telemedicina. Da un lato sarà sempre più possibile non muovere i pazienti grazie alle diagnosi, alla cura ed al monitoraggio a distanza. Dall’altro si potranno realizzare grandi progetti di condivisione  di dati tra team specialistici. Lo scambio di esperienze in tempo reale equivarrà ad un vero salto in avanti sul fronte della ricerca, della qualità delle cure e dei costi in ambito sanitario”. Luca Gentile, public affairs & communication director di Takeda Italia, forte dell’esperienza già maturata sul campo dal gruppo farmaceutico giapponese (con una significativa presenza in Italia) ha ben disegnata in mente quella che dovrà essere la medicina del domani. “Favorire la digitalizzazione e lo sviluppo della ricerca – aggiunge Gentile – significa anche creare le condizioni per attrarre nuovi investimenti e frenare la fuga di cervelli. E di investimenti c’è bisogno in un Paese che è una eccellenza nella produzione di farmaci, ma resta il fanalino di coda nel rapporto tra risorse stanziate per la Sanità e Pil. Un dato su tutti: in Inghilterra, nel 2022, la percentuale è del 10,9%, mentre in Italia siamo al 7%. Quasi la metà”.

Dunque il Pnrr può essere decisivo per curare la Sanità in Italia.

“Il Pnrr è un punto si svolta. Ma poi c’è il resto. Bisogna che all’intervento straordinario segua un piano generale di lungo respiro per la Sanità. E in questo caso il governo gioca un ruolo decisivo”.

Pensa che questa sensibilità ci sia?

“Guardi, capisco le priorità del premier Meloni che si è trovata da subito alle prese con la legge di Bilancio e l’esplosione dei costi energetici, che anche nel nostro settore ha colpito duro: rispetto ad un anno fa una azienda farmaceutica spende il 300 per cento in più in logistica e il 25% di materie prime. Detto questo, e dunque comprendendo il momento, ci aspettiamo dal governo considerazione e collaborazione”.

Cosa intende?

“Quando si parla di telemedicina, una problematica estremamente complessa, non si possono non ascoltare le aziende farmaceutiche che, come Takeda, hanno già sviluppato progetti sul campo. Progetti che hanno dato ottimi frutti. E’ chiaro però che su tutto serve stabilità”.

Insomma un governo che duri….

“Le faccio un esempio. Il Testo Unico sulle malattie rare è stato approvato dopo tre anni e mezzo di dibattito, frenate ed accelerazioni. Ora però si deve passare ai decreti attuativi. Ci vuole continuità, non possiamo cambiare interlocutori ogni sei mesi. E questo vale per ogni problematica anche in ambito sanitario”.

Ma cosa rappresenta Takeda in Italia?

“Intanto una premessa: il nostro gruppo è presente in 80 Paesi e dà lavoro a 50mila persone. Investiamo 5 miliardi all’anno in ricerca, il 10 per cento del fatturato mondiale. Siamo in Italia da 40 anni con 1.100 dipendenti nella sede di Roma, sul territorio e nei due siti produttivi d’eccellenza a Rieti e Pisa dedicati alla produzione di plasma derivati nell’ambito delle malattie rare. Abbiamo appena varato un nuovo piano di investimenti per 275 milioni che prevede l’assunzione di 150 nuovi addetti. L’Italia insomma è centrale nello sviluppo del gruppo”.

 Quali sono i  progetti sul campo?

“Sono molti. Si va dalla telemedicina legata al Covid, ai progetti di intelligenza artificiale con il monitoraggio a distanza dei pazienti. E ancora quelli legati alla trasmissione ed alla condivisione dei dati per quanto riguarda le malattie rare, la gastroenterologia ed altre patologie ad elevata incidenza tra la popolazione. Un esempio che mi sta a cuore è MyHospitalHUB, l’iniziativa che abbiamo sviluppato da qualche anno e che continuiamo a incrementare che ha l’obiettivo di semplificare il rapporto tra centro ospedaliero e paziente, assicurando sicurezza e facilità nella comunicazione post-dimissione tra i medici e i loro assistiti. Il progetto si compone di una piattaforma web e di una app, e si rivolge a tutti i centri che hanno in cura pazienti affetti da patologie croniche o oncologiche. Quest’anno, ad esempio, abbiamo avviato un progetto pilota con il Policlinico “Giaccone” di Palermo finalizzato alla gestione di pazienti cronici affetti da malattie infiammatorie croniche gastrointestinali (Malattia di Crohn, Colite ulcerosa), e mostreremo i primi risultati con l’inizio del prossimo anno. Sempre in tema telemedicina, la scorsa estate abbiamo presentato a Parma il progetto pilota “Telemedicina ASP Parma: muoviamo i dati, non le persone”, in collaborazione con l’ASP di Parma e il Rotary Club Parma, che consentirà a 400 anziani, ospiti nel parco di Villa Parma, di essere monitorati a distanza. Una ulteriore testimonianza che si può ottenere la medesima efficacia di cura senza spostare i pazienti, ottimizzando così la qualità di vita dei pazienti”.

 Telemedicina anche in casi di grande emergenza?

“Certamente. Prendiamo un caso di strettissima attualità:  la guerra in Ucraina. Ebbene, i profughi ucraini giunti in Romania, grazie ad un progetto di telemedicina realizzato da Takeda con l’ospedale Spallanzani, sono stati curati e monitorati a distanza. Ma vorrei tornare a mettere l’accento sulle malattie rare”.

Ci spieghi.

“Dietro alle malattie rare ci sono drammi molto grandi. Dobbiamo pensare ai pazienti, spesso neonati o bambini, ma anche ai parenti. Ci sono famiglie la cui vita viene completamente stravolta: chi lascia il lavoro, chi si isola per accudire un piccolo paziente che ha bisogno di attenzioni continue. Ecco, noi di Takeda, lavoriamo per sensibilizzare il governo anche sul tema dei caregiver. La Lombardia ha già riconosciuto questa figura ma in Italia bisogna fare molto di più. Ma poi c’è anche il tema dello screening neonatale. C’è molto da lavorare sul piano normativo>.

Un impegno non scontato per una casa farmaceutica.

“Tutte le imprese del nostro settore dicono di mettere al centro il paziente. Noi lo facciamo davvero. All’interno del gruppo è stato coniato il termine “takeda-ismo” proprio per definire la nostra missione che è quella di crescere ma sempre al servizio del paziente. E’ forse questa consapevolezza, che si traduce in orgoglio di appartenenza, che ha generato uno sviluppo tanto grande del gruppo”.

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