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EconomiaPrimo piano Lun 13 marzo 2023

Ue e casa green, deroghe e tempi lunghi per l'entrata in vigore

Il 14 marzo la votazione al Parlamento Ue. Ma per l'entrata in vigore si prevedono tempi lunghi e le deroghe sono innumerevoli Ue e casa green, deroghe e tempi lunghi per l'entrata in vigore EDILIZIA CASA GREEN 2030 BALCONE BALCONI DANNEGGIATO DANNEGGIATI DIRETTIVA UE EFFICIENTAMENTO ENERGETICO ABITAZIONE ABITAZIONI DA RISTRUTTURARE PERDITA INTONACO OPERAI
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Ue, Deroghe e tempi lunghi per le case green

Diciamolo subito: l’obbligo della casa green non è certo dietro l’angolo anche se il Parlamento Ue sta accelerando i tempi  con la votazione prevista per il 14 marzo. Anche in caso di approvazione, sono innumerevoli deroghe che si prospettano all’orizzonte. La direttiva prevede comunque due anni di tempo per il recepimento da parte dei paesi membri. E dunque anche se tutto fosse approvato entro quest’anno ci sarebbe tempo fino al 2025.

L’obbligo del passaggio di classe energetica

Il balzello legislativo che fa più paura agli italiani, il cui patrimonio abitativo è vetusto, è l’obbligo del passaggio alla classe energetica E entro il 2030 e la classe D entro il 2033. L’indicazione della direttiva è di agire sul 15% degli edifici più energivori attualmente in classe G e che su un totale di 12 milioni di edifici (dati Istat) sarebbero circa 1,8 milioni. Da sottolineare che i dati al catasto sulla classe energetica difficilmente sono aggiornati dato che molti interventi, come il cambio degli infissi, possono essere fatti in edilizia libera e dunque potrebbero aver migliorato le prestazioni degli immobili. Da sottolineare che gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica dovranno raggiungere la classe E dal 2027 e la classe D dal 2030.

Le deroghe previste

Sono previste ovviamente esclusioni  per gli edifici (residenziali e non)  di particolare pregio storico e architettonico, i luoghi di culto, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno e gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri. Un capitolo potrebbe essere riservato  agli edifici di edilizia residenziale di proprietà che sarebbero difficili da ristrutturare. Inoltre il costo di quest’ultima porterebbe a richiedere aumenti dei canoni. Con questa clausola si potranno prevedere deroghe fino a un massimo del 22% del totale degli immobili. In Italia si tratta di circa 2,6 milioni di edifici.

No ai combustibili fossili per il riscaldamento

Nel lungo calendario di prescrizioni contenuto nella direttiva Epdb (Energy performance building directive), tra i primi obiettivi da raggiungere entro il primo gennaio 2024 c’è quello del divieto di agevolazioni per le caldaie alimentate a combustibili fossili.

Sia per i nuovi edifici  sia per quelli esistenti in fase di ristrutturazione, a partire dal recepimento della direttiva scatterà il divieto di utilizzare sistemi di riscaldamento a combustibili fossili. Soprattutto, le caldaie a gas.  In questi limiti, però, non rientrano i sistemi ibridi, come quelli costituiti da una caldaia a condensazione e da una pompa di calore. E le caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili (come il biometano o l’idrogeno).

Gli interventi di efficientamento

Quindi che fare? In attesa di conoscere la direttiva si potrebbe cominciare, a livello condominiale, a capire se sono possibili semplici interventi di efficientamento energetico. Come ad esempio la sostituzione degli infissi. Un’altra possibilità è data dalla realizzazione delle comunità energetiche possibili anche a livello condominiale. Con l’istallazione di panelli solari che danno energia a tutte le unità del condominio. Più difficile la sostituzione della caldaia a gas con una pompa di calore che funziona ad energia elettrica. Infatti per ottenere la massima resa della pompa di calore bisognerebbe intervenire in maniera radicale realizzando una serpentina per il riscaldamento a pavimento. Il che vuol dire una ristrutturazione completa di tutte le unità abitative. Questo perché la caldaia 8 (a gas o gasolio) porta la temperatura dell’acqua per il riscaldamento tra i 60 e i 70 gradi mentre la pompa di calore non riesce a superare i 35 e inoltre a dei limiti se la temperatura esterna è sottozero.

Gli incrementi di prezzo

Secondo un rapporto dell’ufficio studi di Tecnocasa i potenziali acquirenti di immobili sono sempre più attenti alla qualità costruttiva degli immobili mostrando un crescente interesse per le nuove costruzioni che possono contare su classi energetiche elevate.  Il problema è però il prezzo. Infatti nellegrandi città chi sceglie il nuovo deve mettere in conto un incremento medio del prezzo del 27,5% rispetto a un immobile “usato” che non può contare su certificazioni “green”.

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