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EconomiaIn evidenza Gio 12 gennaio 2023

L'Ue inguaia bar, ristoranti e commercianti: immobili "verdi" tre anni prima degli altri

Energia, la direttiva Ue sugli immobili: entro il 2030 le case dovranno arrivare alla classe energetica E. Per i commerciali deadline al 2027 L'Ue inguaia bar, ristoranti e commercianti: immobili "verdi" tre anni prima degli altri Classi energetiche nelle case degli italiani
Tobia De Stefano
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Tobia De Stefano

Con una lunga esperienza nel settore economico, ha lavorato a Libero Mercato e Libero. Ora è alla Verità e scrive per Panorama e Verità & Affari

Energia, anche sugli immobili l’Europa vede solo verde

L’Europa ci vuole sempre più “verdi” e in nome della svolta energetica green passa sopra a tutte le altre esigenze dei suoi cittadini, anche se si tratta di quelle di primaria necessità. Così nella direttiva sull’efficientamento energetico, di cui si è ampiamente parlato in questi giorni, è stato inserito un nuovo salasso che penalizza tutti. Ma ancor di più titolari di bar, ristoranti e piccoli esercizi commerciali.

La premessa è che il testo è ancora oggetto di trattative, ma al momento è previsto che dal primo di gennaio del 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica “E”. E questo è già stato detto. È passato invece più in sordina il fatto che quello stesso obbligo sia stato anticipato di tre anni se parliamo di immobili non residenziali. Tradotto: i proprietari degli edifici dove si svolge un’attività economica, ma non solo, dovranno adeguarsi alla svolta green e ridurre drasticamente le emissioni raggiungendo la classe energetica “E” entro il 2027.

Il piccolo ristoratore avrà più fretta di chi ha la seconda casa

Una vera e propria corsa contro il tempo. A tappe. Che non si interrompono mai. Raggiunta la “E” i nostri eroi avranno tre anni di tempo (quindi entro il 2030 e non entro il 2033) per arrivare alla classificazione “D”. E via via così proseguendo fino alla chimera delle zero emissioni. 

Possibile? In teoria sì, ma nella pratica appare una sorta di mission impossible. Anche perché da un certo punto di vista sono stati fatti figli e figliastri, tutti con una logica, certo, ma allora non si capisce perché il proprietario di una seconda casa (quelle che sono abitate per meno di quattro mesi l’anno) non sia sottoposto alla direttiva Ue, mentre il piccolo ristoratore sarà costretto a mettere in moto la ristrutturazione in fretta e furia.

Con tutte le conseguenze in termini di costi e disservizi al momento davvero difficili da calcolare. I più lavori frequenti sono quelli che riguardano i doppi vetri e lo spessore dei muri perimetrali, così come aiutano ad aumentare il risparmio energetico alcune coibentazioni e l’ammodernamento della caldaia. 

Confedilizia: intervenga il governo

“Occorre che il Governo italiano – spiega a Verità&Affari il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa – intervenga per fermare questo vero e proprio macigno che si sta abbattendo sulle case degli italiani. L’efficientamento energetico degli edifici dovrebbe essere perseguito attraverso politiche di incentivazione e non con l’imposizione di obblighi. Se la direttiva sarà approvata nel testo attuale, la conseguenza sarà quella di un crollo immediato del valore del risparmio immobiliare di milioni di famiglie e piccoli imprenditori italiani”.

I margini ci sono? Difficile dirlo. Bisogna partire dal presupposto che rispetto alle pretese dei Verdi europei l’ultima bozza (seppur stringente) è decisamente più morbida. Insomma tempi e gradazioni delle richieste di intervento sono state già levigate. E se è vero che partiti e lobby in Europa sono sempre in moto è altrettanto vero che i tempi stringono.

Il prossimo 24 gennaio infatti la bozza dovrebbe essere approvata dalla Commissione Energia per poi essere definitivamente varata dal Parlamento Ue entro il 13 marzo. Se dovessero esserci dei rinvii del passaggio in Commissione (ma al momento non se ne hanno sentori) molti punti potrebbero tornare in gioco. La partita a scacchi si sta giocando tra Verdi e Sinistra da un lato e Conservatori dall’altro, con il Partito Popolare che fa da mediatore, altrimenti i margini di cambiamento si ridurrebbero di molto. Nei prossimi giorni si capirà di più.  

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