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ApprofondimentiEnergia Ven 03 marzo 2023

Carbon credits, così 15mila fornelli da cucina in Madagascar generano un milione di euro

Il progetto di Madaprojects consentirà di ridurre le emissioni annuali di anidride carbonica di 44 mila tonnellate. Carbon credits, così 15mila fornelli da cucina in Madagascar generano un milione di euro
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Il mercato dei carbon credits

Ridurre o compensare le emissioni di anidride carbonica (C02) è uno dei degli obiettivi prioritari per le aziende di tutto il mondo, fondamentale per la salvaguardia del pianeta e per il successo dei business. Certo la misurazione delle emissioni è difficile: nel 2022 infatti solo il 10% delle aziende ha calcolato quelle complessive (ossia derivanti non solo dalla propria attività ma anche da quelle collegate), l’1% in più rispetto al 2021. Si stima anche ogni anno vengano immesse nell’atmosfera circa 50 miliardi di tonnellate all’anno di C02 e i primi cinque paesi responsabili sono Cina, Usa, India, Russia e Giappone.

Per abbattere queste emissioni, dato che per le aziende l’impatto zero sarebbe praticamente impossibile, ci sono i crediti di carbonio. Ossia strumenti finanziari introdotti dal Protocollo di Kyoto nel 2015.  Un credito di carbonio equivale a una tonnellata di CO2 la cui emissione in atmosfera è stata evitata o ridotta attraverso interventi specifici. Qui la vicenda si complica.

Il mercato degli Ets e quello volontario

In Europa ci sono 12mila grandi aziende che emettono grandi quantità di C02 che devono acquistare forzatamente questi crediti su un mercato regolamentato tramite aste indette dai governi che sono detti Ets (European trading system) e rappresentano il mercato delle emissioni di Co2 in Europa. I progetti che generano questi crediti sono regolamentati a livello internazionale dalle Nazioni Unite ed equivalgono a decine di miliardi di tonnellate di C02 con un costo pari a circa 85 euro a tonnellata. Una quotazione in salita visto che solo due anni fa era pari a 50 euro.

C’è però anche un mercato volontario che realizza progetti che generano carbon credit destinati ad aziende che acquistano “volontariamente” i crediti per dare un tocco “green” al bilancio. Si tratta di un settore in forte crescita dato che l’Ue ha fissato di raggiungere nel 2050 la cosiddetta Carbon neutrality ma già entro il 2030 l’obiettivo è di una riduzione delle emissioni del 55%, rispetto all’anno di partenza, il 2005.

Il progetto in Madagascar di Madaprojects

Specifichiamo subito che la maggior parte dei progetti già attivi in questo senso provengono dalla riforestazione mentre sono poche le società non profit come Madaprojects che con l’appoggio, per quanto concerne la commercializzazione dei crediti di Carbon Credits Consulting, sviluppa progetti che influiscono anche sulla vita delle persone residenti nei paesi in via di sviluppo.  Uno di questi è stato avviato in Madagascar  con la  distribuzione di oltre 15mila fornelli da cucina in un’area molto povera del paese.  

“In questa area – ha spiegato Massimo Lazzari di Madaprojects – le persone cucinano ancora accendendo il fuoco e tagliando gli alberi per avere la legna. Un sistema di cottura estremamente inefficiente. I nostri fornelli, che sono di argilla rivestiti in lamiera e vengono prodotti in loco, consentiranno di ridurre le emissioni pari a 44 mila tonnellate di C02 in meno all’anno, ossia 3 tonnellate di C02 a fornello. Il progetto ha creato anche 100 posti di lavoro e ha una validità di 7 anni. Tra un anno, quando sarà terminato il processo di validazione, potremo vendere i carbon credit alle aziende che potranno farli figurare nei loro bilanci di sostenibilità, rifinanziando con i proventi altri progetti”.

A quanto saranno venduti i carbon credit del progetto fornelli?

“Non lo sappiamo e comunque sarà Carbon Credit Consulting a prendere contatto con le aziende. In media questi crediti vengono venduti intorno a 20-25 euro per ogni tonnellata di C02 certificata”.

Quindi potrebbe rendere oltre 1 milione di euro all’anno, per 7 anni, vendendo 44 mila crediti?

“Sì, ma ovviamente ci sono molte spese oltre ai fornelli che noi paghiamo circa 2,5 euro ma che vendiamo alla popolazione a 1 euro. Una richiesta necessaria perché, se venisse regalato, il fornello rischierebbe di non essere usato. Oltre alla realizzazione, il progetto necessita di continui aggiornamenti e controlli. Inoltre, ci sono molte spese per la certificazione dei crediti. Da sottolineare che, come accaduto sul mercato regolamentato, anche noi che operiamo in quello volontario abbiamo visto salire il prezzo dei crediti”.

Si tratta comunque  di un mercato in forte crescita?

“Si perché dal 2024 – aggiunge Fabrizia De Rosa di Carbon Credits Consulting – le aziende, non solo quelle più grandi, dovranno redigere dei bilanci di sostenibilità. Lo strumento della compensazione dei crediti di carbonio funziona e ha una duplice finalità: oltre alla riduzione delle emissioni anche portare capitali e progetti nei paesi in via di sviluppo”.

Quanto costa un credito che equivale a compensare una tonnellata di C02 emessa?

“Dipende molto dal progetto: più è interessante più le aziende sono invogliate all’acquisto. Comunque si parte dai 6 fino a 20-25 euro (una stima che forse è anche troppo prudenziale, ndr)”.

Ma come fa un’azienda ad essere certa che il progetto prescelto abbatta veramente le emissioni di quanto promesso?

“ Ci sono enti certificatori – aggiunge Lazzari – dove registrare il progetto come Verra o Gold Standard. Qui l’azienda può reperire tutti i dati dei progetti certificati. Purtroppo il settore è ancora poco regolamentato e ci sono fenomeni di “greenwashing”, ossia persone  che vendono crediti non certificati che magari costano meno dato che la certificazione ha un costo”.

Il futuro di realtà come le vostre è dunque in sicura espansione?

“Siamo ottimisti – dice De Rosa – al momento il volume di crediti scambiati nel  mercato volontario è ancora molto basso: nel 2021 solo 300 milioni di tonnellate di crediti di carbonio e da quando è iniziato questo processo 1,2 miliardi di tonnellate. Pochissimo dato che si tratta delle emissioni che un paese come il Giappone, quinto in classifica, produce in un anno”.

Avete già clienti che acquistano volontariamente carbon credit?

“Abbiamo anche clienti fedeli come Arvedi, Piquadro e Gedi che ogni anno introducono i  carbon credit nei loro bilanci di sostenibilità”.

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