L'Asia non si adegua al tetto sul petrolio russo. E ora Mosca pensa a un prezzo minimo
Gli acquirenti orientali stanno pagando il petrolio russo più di 60 euro al barile, la soglia fissata dall'Occidente. GAZPROM AZIENDA ENERGETICA RUSSALa guerra del petrolio tra Russia e Occidente
La risposta della Russia al “tetto” al prezzo del petrolio imposto dal G7 è un “pavimento”. Un prezzo minimo, cioè, per chi vorrà acquistare il greggio esportato da Mosca. La misura è allo studio del Cremlino, secondo quanto hanno rivelato alcune fonti all’agenzia Bloomberg.
Mosca non ha ancora deciso il livello di prezzo al di sotto del quale non venderà il suo petrolio. In alternativa a una soglia fissa, la Russia potrebbe decidere di fissare uno sconto massimo al di sotto di alcuni parametri internazionali. Il vice primo ministro russo Alexander Novak ha fatto sapere che lo strumento sarà scelto entro la fine dell’anno.
I russi stanno preparando anche una contromisura al price cap imposto dai paesi occidentali. Vladimir Putin starebbe preparando un decreto presidenziale con cui si vieterà alle compagnie petrolifere russe di vendere il loro prodotto ai paesi che imporranno il tetto.
Per ora sembra che l’Asia non abbia intenzione di adeguarsi al prezzo imposto dal G7. Ieri infatti sui mercati orientali il greggio russo si vendeva a 79 dollari al barile, un prezzo più alto del tetto (fissato a 60 dollari).
Col tetto al prezzo l’Occidente vuole scongiurare gli effetti collaterali dell’embargo al petrolio russo deciso dall’Unione europea. Quest’ultima misura comprende anche il divieto per le compagnie occidentali di fornire servizi assicurativi e commerciali alle navi che trasportano il greggio russo in tutto il mondo. Così facendo, se Mosca non trovasse fornitori alternativi, non potrebbe piazzare il suo greggio sul mercato e i prezzi lieviterebbero.