Com'è cambiata la mappa del gas in Italia
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EnergiaIn evidenza Mar 27 dicembre 2022

Com'è cambiata la mappa del gas in Italia

L’Italia ha dovuto rivedere completamente i propri approvvigionamenti di gas, in un vero e proprio ribaltamento dei flussi. Com'è cambiata la mappa del gas in Italia
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

La mappa dei flussi di gas in Italia

L’invasione russa dell’Ucraina ha costretto i Paesi europei, in particolare l’Italia, a rivedere completamente i propri approvvigionamenti di gas, in quello che ha rappresentato un vero e proprio “ribaltamento della clessidra” dei flussi. A dieci mesi dall’esplosione della guerra in Ucraina la Russia, da cui in precedenza l’Italia importava circa il 40 per cento, è stata sostituita dall’Algeria come primo fornitore di gas, insieme ad altri fornitori come l’Azerbaigian, grazie alle politiche condotte dal precedente governo guidato da Mario Draghi e la sottoscrizione di nuovi contratti con i Paesi fornitori.

“Abbiamo girato il Paese come una clessidra e quindi abbiamo cominciato a ricevere molti più flussi da Sud, che oggi coprono più dell’80 per cento del nostro fabbisogno, mentre si sono ridotti quelli da Nord”, ha più volte dichiarato in queste settimane l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier.

Il gas importato dall’Italia

Secondo dati elaborati da Snam, nel periodo dal primo gennaio al 13 dicembre l’Italia ha importato un totale di 52,2 miliardi di metri cubi di gas via condotte e 13,3 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto. I dati evidenziano la centralità dell’Algeria come primo fornitore di gas. Sono stati infatti importati 22,1 miliardi di metricubi di gas dal primo gennaio al 13 dicembre tramite il gasdotto Transmed che trasporta il gas algerino in Italia approdando a Mazara del Vallo. In tutto il 2021, tramite il Trasmed erano stati trasportati circa 21 miliardi di metri cubi di gas.

Intitolato a Enrico Mattei il gasdotto è stato realizzato tra il 1978 e il 1983 e inizia il suo percorso dal grande giacimento di Hassi R’Mel, il 18mo al mondo per riserve di gas (nella provincia desertica di Laghouat). Il gasdotto ha una capacità massima di circa 30 miliardi di metri cubi all’anno e attraversa l’Algeria per 550 chilometri fino al confine con la Tunisia, dove prosegue per 370 chilometri giungendo alla penisola di Capo Bon e attraverso il Mar Mediterraneo giunge fino alla Sicilia.

Il ruolo del Tap

Dal gasdotto Transadriatico, meglio noto con l’acronimo Tap, sono giunti in Italia al punto di approdo di Melendugno (Puglia) 9,7 miliardi di metricubi di gas. Inaugurato nel 2020 il Tap trasporta l’oro blu dal giacimento azero di Shah Deniz, sul Mar Caspio, allacciandosi al gasdotto del Caucaso meridionale e il gasdotto transanatolico (Tanap). La condotta passa per la Grecia e l’Albania, si inabissa per un piccolo tratto nel Mare Adriatico approdando infine a Melendugno in Puglia dove si collega alla rete che attraversa tutta la penisola.

Nel corso del 2021 l’Italia aveva importato tramite il Tap circa 7,5 miliardi di metricubi di gas. Restando sul fianco meridionale, nel periodo primo gennaio-13 dicembre sono stati importati circa 2,5 miliardi di metricubi di gas tramite il gasdotto Greenstream che collega i giacimenti della Libia alle coste siciliane approdando a Gela. Il gasdotto vanta una capacità di trasporto di circa 10 miliardi di metri cubi all’anno, ma è ampiamente sottoutilizzato a causa della persistente crisi in Libia in corso dal 2011. Lungo circa 550 chilometri, Greenstream è stato inaugurato nel 2004 e realizzato dalla Saipem ed è di proprietà di una joint venture tra l’Italia Eni e la libica National Oil Corporation.

La produzione di gas in Libia

Secondo una stima di “Agenzia Nova”, la produzione complessiva di gas della Libia era stata di 9,23 miliardi di metri cubi nel 2021, a fronte di un fabbisogno interno di 6 miliardi di metri cubi circa. Cifre che potrebbero effettivamente cambiare, ma solo con la scoperta di nuovi ingenti giacimenti di gas. A tal proposito, vale la pena ricordare che Eni sta portando avanti diverse esplorazioni sia onshore e offshore con ingenti investimenti che potrebbero concretizzarsi nel 2023.

Dal fianco settentrionale, sono giunti in Italia nel periodo di riferimento circa 10,9 miliardi di metricubi di gas tramite il Trans Austria gas pipeline (Tag) che trasporta il gas russo attraverso il gasdotto Bratstvo, che parte dai giacimenti della Siberia nell’area di Nadym le cui condotte attraversano l’Ucraina da est a ovest connettendosi al gasdotto Transgas in Slovacchia, poi infine a quello austriaco allacciandosi alla rete nazionale all’altezza del passo del Tarvisio.

Il nodo di Tarvisio

In base ai dati del ministero della Transizione ecologica, i volumi di gas in ingresso a Tarvisio sono diminuiti drasticamente nel corso del 2022. Il totale del gas importato nel periodo gennaio-ottobre 2022 è stato del 46,6 per cento inferiore rispetto allo stesso periodo del 2021, con il dato mensile di ottobre dell’anno in corso in calo dell’86 per cento se paragonato con lo stesso mese del 2021.

In base ai dati forniti da Snam, sono giunti in Italia 7 miliardi metri cubi di gas tramite il gasdotto Trans Europa Naturgas Pipeline (Tenp) in Germania, che portano il gas dal Nord Europa all’Italia tramite il Transitgas, che attraversa la Svizzera approdando al passo di Gries. L’importanza del gas nordeuropeo è aumentata in modo consistente nell’ultimo anno, dopo che per anni i flussi erano calati a causa anche di una diminuzione strutturale della produzione nei giacimenti norvegesi. In base a dati del ministero della Transizione ecologica le importazioni nel periodo gennaio-ottobre 2022 dai giacimenti nordeuropei hanno registrato un aumento del 372,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021.

I rigassificatori

A consentire l’ulteriore diversificazione degli approvvigionamenti italiani è stato sicuramente l’aumento nel mix di importazioni del gas naturale liquefatto, portando a pieno regime i rigassificatori di Panigaglia (La Spezia), Livorno e Porto Viro (Rovigo). Nel periodo di riferimento primo gennaio-13 dicembre il totale del Gnl importato ha raggiunto i 13,3 miliardi metri cubi di gas, un aumento più che consistente, considerando che nell’intero 2021 l’Italia ha importato 9,8 miliardi di metri cubi di Gnl che vede forniture provenienti principalmente da Stati Uniti, Qatar, Trinidad e Tobago, Algeria, Guinea Equatoriale, Norvegia, Egitto e Nigeria.

Per il 2023 sono previste una serie di nuove forniture per ridurre ulteriormente i flussi dalla Russia fino ad azzerarli. In base agli accordi stretti durante il governo Draghi, dal 2023 dovrebbero giungere nuove forniture di Gnl dal Congo. L’intesa raggiunta lo scorso aprile prevede “l’accelerazione e l’aumento della produzione di gas in Congo, in primis tramite lo sviluppo di un progetto di gas naturale liquefatto (Gnl) con avvio previsto nel 2023 e capacità a regime di oltre 3 milioni di tonnellate all’anno (oltre 4,5 miliardi di metri cubi/anno). Sempre in base agli accordi firmati ad aprile da Eni con l’egiziana Egas, ulteriori forniture giungeranno dall’Egitto.

Per quanto riguarda l’Algeria, gli accordi firmati ad aprile e maggio aumenteranno le forniture attraverso il gasdotto Transmed, che si allaccia alla rete italiana a Mazara del Vallo, a graduali volumi crescenti. Per il 2023-24, Eni si aspetta fino a 9 miliardi di metri cubi l’anno. Infine, nel 2023 è prevista anche l’entrata in funzione di altre due unità di rigassificazione a Piombino e Ravenna, entrambi con una capacità di 5 miliardi di metri cubi all’anno.

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