Montella (Green Horse): "Per le rinnovabili va ripensata anche l'infrastruttura"
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ApprofondimentiEnergia Mer 01 marzo 2023

Transizione energetica, Montella (Green Horse): "Per passare alle rinnovabili andrà ripensata anche la rete"

Carlo Montella, founder e managing partner di Green Horse Legal Advisory: "Investire su tecnologia italiana per le energie rinnovabili" Transizione energetica, Montella (Green Horse): "Per passare alle rinnovabili andrà ripensata anche la rete"
Alberto Mapelli
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Alberto Mapelli

Per portare davvero a termine la transizione energetica non bisognerà solo passare da impianti di produzione di elettricità alimentati a gas a quelli sostenuti da sole, vento e acqua. Sarà necessario anche ripensare completamente l’infrastruttura. “Nei prossimi anni saranno necessari grandi investimenti sulla rete per sostenere una rete di produzione molto diversa da quella attuale”, spiega Carlo Montella, founder e managing partner di Green Horse Legal Advisory, law firm indipendente specializzata in transizione energetica a Verità&Affari

Come e perché nasce Green Horse Advisory? A quali esigenze di mercato vuole rispondere questo progetto e cosa fa?

“Dopo 15 anni di esperienza in Orrick nel settore, sono giunto alla conclusione che mancasse un soggetto verticalmente integrato in grado di unire competenze regolatorie, legali e finanziarie. Una conoscenza trasversale del mercato con una forte componente regolatoria è essenziale per individuare le migliori opportunità sul mercato in base alle caratteristiche del cliente. La speranza è che Green Horse Advisory sia in grado di definire un nuovo paradigma da seguire, perché è capace di dare un valore aggiunto unico e completo nel panorama della consulenza nel settore della transizione energetica”.

Qual è lo stato dell’arte della transizione energetica in Italia?

“Se consideriamo l’indipendenza energetica come l’obiettivo della transizione, allora l’Italia deve ancora fare molto. Per quanto riguarda le energie rinnovabili, abbiamo maturato grandi ritardi nell’installazione di fotovoltaico ed eolico, ma nei prossimi anni recupereremo sicuramente il gap rispetto ad altri Paesi perché stiamo accelerando e coglieremo le opportunità a disposizione. L’idroelettrico, invece, lo stiamo sfruttando praticamente al massimo delle possibilità, al netto magari di qualche piccola centrale aggiuntiva”.

L’Italia ha la struttura – burocratica, politica, finanziaria – per cogliere le opportunità che ci sono nella transizione energetica?

“Il piano di ragionamento sulla transizione energetica deve essere duplice. Il primo è quello di riuscire a essere indipendente in termini assoluti. Penso che sia un obiettivo fondamentale essere sostenibili e indipendenti da qualunque Paese terzo, che sia la Russia, l’Algeria, o un altro paese. E diventare, nello scenario ancora più ottimistico, esportatore di energia”.

E il secondo?

“La transizione si può fare utilizzando tecnologia straniera, oppure sviluppare una filiera tecnologica che sia in grado di supportare la transizione italiana e di creare lavoro e Pil per l’Italia. È un obiettivo raggiungibile: per farlo è necessario snellire la burocrazia, mettere in campo degli sgravi fiscali e degli incentivi per facilitare la ricerca e sviluppo. In questo modo gli imprenditori italiani e stranieri saranno incentivati a investire e rischiare nella realizzazione di queste tecnologie che saranno al centro di quella che è la rivoluzione industriale dei tempi moderni. Un ottimo esempio in questo senso è la gigafactory di Enel in Sicilia inaugurata tre settimane fa, realizzata anche con fondi pubblici. Se riuscissimo a incanalare anche investimenti privati in questa filiera moltiplicheremmo i vantaggi della transizione energetica per l’Italia”.

Qual è la prospettiva a breve termine per il settore delle energie rinnovabili?

Penso che esploderanno a breve termine: mi aspetto un boom nel 2024, dopo un 2023 che vedrà già un sostanziale miglioramento, per poi consolidare il trend nel 2025-2026. È chiaro che nel breve termine ad affermarsi saranno le tecnologie più conosciute e consolidate come fotovoltaico e impianti a biometano. Nel medio-lungo periodo, invece, arriveranno tecnologie più innovative come storage e idrogeno verde. Le premesse per catturare questa opportunità ci sono: sta cambiando radicalmente l’assetto produttivo dell’energia, spostandosi da grandi centri di produzione a tanti piccoli centri. Il prossimo grande tema di discussione sarà quello della rete”.

Ci spieghi meglio.

“Cambiando radicalmente la rete di produzione, da grandi centri a piccoli centri, e cambiando radicalmente le abitudini di consumo – pensiamo ad esempio l’impatto di auto elettriche messe a caricare tutte insieme alla sera in un condominio – bisognerà investire per ristrutturare la rete di distribuzione dell’energia. Dovremo affrontare grandi investimenti nei prossimi cinque anni sulle infrastrutture per adattarle a nuove abitudini sia di produzione sia di consumo. Il discorso tra gli addetti ai lavori è molto maturo, c’è consapevolezza. A livello politico e di dibattito pubblico penso che diventerà di grande attualità nel giro di un anno”.

Nel frattempo le aziende si attrezzano per la transizione energetica. Di pari passo è cresciuto il mercato dell’m&a nel settore delle rinnovabili. Quali sono i trend e i possibili sviluppi nel medio termine?

“Gli choc energetici hanno gonfiato i prezzi delle transazioni, perché ogni kilowatt di energia prodotta da fotovoltaico è diventato più prezioso. Con l’abbassamento del prezzo dell’energia elettrica e del gas e la riforma del mercato elettrico che l’Europa sta perseguendo si assisterà a una normalizzazione dei prezzi anche nel mercato dell’m&a delle rinnovabili. Il calo delle valutazioni arriverà anche perché si ridurranno i costi per le autorizzazioni, aumentando di numero. Nei prossimi anni assisteremo a un abbassamento dei prezzi per gli impianti con una tecnologia matura e a un innalzamento di quelli con tecnologie con grande potenziale di crescita. Questo periodo comunque lascerà un aspetto positivo: l’interesse per il settore e la comprensione che è necessario dotarsi di impianti di produzione propri per fare un passo avanti nella sostenibilità”.

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